Cambiamenti climatici, tempo scaduto: “Venti anni per salvare il Pianeta”

A Katowice il COP24, summit internazionale per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici. Si parte da dati e prospettive allarmanti e dagli Accordi di Parigi,

Cambiamenti climatici: “Una questione di vita o di morte”. Con una scadenza: due generazioni, ovvero 20 anni, per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici. Non è un summit come gli altri. E la drammatica prospettiva arriva da Katowice, dov’è in corso la Conferenza climatica COP24.

Fino al 14 dicembre, saranno circa 60 le delegazioni internazionali a confrontarsi. Manca qualche ‘big’, ma non le tematiche importanti. E le critiche, come quella di Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni unite, che non si è rifugiato in linguaggi burocratesi, ma ha accusato i “Paesi del mondo di non reagire in modo sufficiente e abbastanza tempestivo per frenare i cambiamenti climatici, che già adesso provocano drammi umanitari”.

Cambiamenti climatici: il tempo a disposizione per salvare il Pianeta

A porre una scadenza ancor più pressante ci ha pensato poi il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Walter Ricciardi: “Restano venti anni per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici e dagli effetti devastanti che questi avranno sulla salute dell’uomo e dei territori. È questo il tempo che ci rimane per mettere in atto misure concrete. Fra venti anni potrebbe già essere troppo tardi. Già oggi le morti in Europa legate ai cambiamenti climatici sono migliaia l’anno, ma saranno milioni nel prossimo futuro se non si agisce subito”.

Una prospettica che fa tornare d’attualità gli Accordi di Parigi, su cui anche Arnold Schwarzenegger, ex governatore della California, ha detto la sua: “Sono rammaricato che il governo degli Stati Uniti abbia voltato le spalle agli Accordi”, sottolineando però che “l’America non vuol dire un solo leader bensì una moltitudine di leader locali che lavorano sodo per migliorare la qualità dell’aria”.

I cambiamenti climatici

Il tema del summit di quest’anno è “Changing Together”, per quella che la segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) Patricia Espinosa, ha definito una «Parigi 2.0».

Le aspettative infatti sono molto alte e i partecipanti saranno chiamati a creare un “Rule Book”, un sistema di regole condivise per rendere operativi gli impegni assunti nella capitale francese. Si definiranno anche le azioni da intraprendere prima del 2020, quando l’Accordo diventerà effettivamente operativo. E soprattutto si cercherà di definire la questione dei finanziamenti necessari per la lotta ai cambiamenti climatici e per l’adattamento da parte delle nazioni più vulnerabili.

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Cambiamenti climatici: i dati allarmanti

E quest’anno, il Summit sul Clima arriva sulla scia di avvertimenti chiarissimi lanciati dal Panel di scienziati dell’ONU sul Clima dall’Organizzazione Meteorologica Internazionale (WMO) e dal Piano Ambientale dell’ONU (UNEP).

Eccone alcuni. Se l’incremento delle temperature dovesse continuare al ritmo corrente, il riscaldamento climatico dovrebbe superare la soglia di 1,5°C tra il 2030 e il 2052: ciò rende assolutamente urgente il taglio delle emissioni di gas serra;.

I livelli di CO2 hanno raggiunto valori record: la stima è di 405,5 parti per milione (ppm) nel 2017, un valore che non si registrava in atmosfera negli ultimi 3/5 milioni di anni. Nel 2015 in atmosfera c’erano solo 400,1 ppm.

Il 2018 si avvia a essere il quarto anno più caldo di sempre: i venti anni più caldi sono stati tutti registrati negli ultimi 22 anni. Il rapporto “UNEP Emission Gap” rivela che i Paesi devono aumentare di cinque volte le riduzioni di emissioni di gas serra per centrare l’obiettivo 1,5°C.

Cambiamenti climatici: gli obiettivi del Summit

A fronte di queste notizie negative ce ne sono però altre che ci danno speranze: l’Unione europea ha ripreso una forte leadership sul clima e ha proposto un obiettivo “emissioni zero” al 2050. Tuttavia, per restare entro 1,5°C questo obiettivo deve essere anticipato al 2040.

Inoltre, la Banca Mondiale ha annunciato investimenti per 200 miliardi di dollari nel quinquennio 2021-2025 destinati a sostenere l’adattamento al cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni. La cifra raddoppia l’investimento quinquennale stabilito dopo la firma dell’accordo di Parigi sul clima, nel 2015.

La protesta di Greenpeace

La protesta degli attivisti di Greenpeace durante la Conferenza sul clima
La protesta degli attivisti di Greenpeace durante la Conferenza sul clima

Intanto, non sono mancate le proteste. Attivisti di Greenpeace hanno scalato una
ciminiera alta 180 metri presso la centrale di Belchatow, in Polonia, per chiedere azioni immediate come l’abbandono definitivo del carbone e decise politiche di contrasto ai cambiamenti climatici.

Belchatow è l’impianto europeo più impattante sul clima, nonché una delle più grosse centrali a carbone del Pianeta, responsabile dell’emissione di 38 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, oltre che di quasi tre tonnellate di mercurio.

Un commercio più equo

Oltre alle dichiarazioni e richieste alle Nazioni Unite provenienti dai diversi movimenti ambientalisti di tutta Europa, arriva infine la posizione delle organizzazioni europee del Commercio Equo e Solidale – Fairtrade International, WFTO – Organizzazione Mondiale del Commercio Equo e Solidale, e Fair Trade advocacy Office: tutte puntano a ribadire che la giustizia climatica si raggiungerà solo con maggiori regole vincolanti anche sul Commercio e favorendo pratiche commerciali più eque per chi produce.

Il movimento internazionale del Commercio Equo e Solidale chiede a tutti i membri e partecipanti al UNFCCC – United Nations Framework Convention on Climate Change – di introdurre meccanismi vincolanti di trasparenza ed equità per un commercio più giusto, al fine di raggiungere una vera giustizia climatica nelle negoziazioni della COP24.

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