Pesca sostenibile, la Puglia può essere un laboratorio di buone pratiche

Sostenere il concetto di pesca sostenibile con le buone pratiche e l’appoggio del Governo. Le iniziative più interessanti vengono dalla Puglia

Pesca sostenibile per difendere il mare dallo scempio dei rifiuti in acqua? Si può fare, e si farà partendo da Molfetta.

Sostenere il rilancio economico delle aree marine protette attraverso un protocollo che coinvolga i pescatori, interessati alla pesca sostenibile? Si può fare, e la proposta arriva da Porto Cesareo. Una legge in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale? Si può fare, e la proposta di legge è stata presentata da un parlamentare pugliese. Il settore pesca in tutte le sue sfaccettature è al centro di un dibattito che vede la Puglia, con i suoi 800 km di coste, tra le regioni più sensibili sull’argomento.

La pesca sostenibile cerca sostegno dal Governo

pescherecci
Rilanciare la piccola pesca costiera può contribuire in maniera decisiva a sostenere la pesca sostenibile

La pesca vede la regione al terzo posto in Italia per quantitativo di catture di specie ittiche (poco meno di 27mila tonnellate, dati 2015) e al secondo posto per fatturato sul territorio nazionale (circa 145 milioni di euro). Con delle punte di eccellenza come nel settore dell’acquacoltura, dove la Puglia è la regione meridionale con il maggior numero di impianti (8° a livello nazionale) con una produzione di almeno 12mila tonnellate, tra molluschi, pesci e crostacei.

È un settore che però sta risentendo dell’impennata dei prezzi del carburante e dell’aumento in maniera esponenziale del mare a causa della presenza di rifiuti di plastiche e microplastiche, che portano alla riduzione del pescato. A questo problema la Commissione Agricoltura della Camera rispose approvando la risoluzione sul FEAMP (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca) del Movimento 5 Stelle, che impegnava l’allora Governo Gentiloni ad attuare una serie di misure a sostegno del settore ittico, in particolare: consentire alle aziende del comparto di accedere alle misure assicurative per la pesca, oltre a quelle per l’acquacoltura e usare i finanziamenti anche per le consulenze sulle strategie aziendali e di mercato. Intanto attende di essere discussa in Parlamento una proposta di legge a firma del deputato pentastellato Giuseppe L’Abbate per il riordino e la semplificazione normativa del settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale.

Un mar pulito per la pesca sostenibile

Il pescatore può e deve essere utilizzato nella lotta contro le plastiche, quelle che si impigliano nelle reti, quelle che raccolgono insieme con il pesce del giorno. Il buon esempio viene da Molfetta, dove è stato appena siglato un protocollo d’intesa tra l’Associazione Armatori da Pesca, il Comune, l’Azienda Servizi Municipalizzati, la Capitaneria di Porto e Legacoop Puglia – dipartimento pesca ed acquacoltura, per attuare il recupero dei rifiuti marini ad opera dei pescatori e sensibilizzare la collettività al problema.

Le imbarcazioni aderenti all’Associazione Armatori da Pesca di Molfetta saranno munite di appositi contenitori utili allo stoccaggio e si impegneranno a recuperare e differenziare i rifiuti raccolti durante la pesca, per poi conferirli presso l’apposita isola ecologica messa a disposizione dal Comune nel porto di Molfetta. L’iniziativa rientra nel progetto ML REPAIR, ossia la riduzione dell’inquinamento marino attraverso una corretta gestione dei rifiuti pescati in mare.

Una proposta simile è stata fatta durante il Seminario sulla pesca sostenibile  che si è svolto a Porto Cesareo (Lecce) gli scorsi 5 e 6 ottobre, organizzata da Federparchi, Coordinamento pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane e GAL Terra d’Arneo.

Aree Marine protette, un laboratorio di eccellenza per la pesca sostenibile

seminario pesca sostenibile Porto Cesareo
Un momento del seminario sulla pesca sostenibile organizzato il 5 e 6 ottobre a Porto Cesareo (LE)

Le 29 Aree Marine Protette presenti in Italia possono diventare una specie di laboratorio avanzato di gestione condivisa di pesca sostenibile. Sarebbe bene partire dalle esperienze già avviate negli anni passati, esportare le buone pratiche, applicarle su scala più ampia, coinvolgere i pescatori – ogni giorno in prima linea – nel processo decisionale e farli collaborare con gli stessi gestori delle AMP. Ma questo non è possibile senza un confronto con gli organi governativi interessati, vale a dire il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare e il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo.
La richiesta di un tavolo interministeriale che metta insieme e soddisfi le richieste dei gestori delle Aree Marine Protette e dei parchi provenienti da tutta Italia, con quelle delle cooperative dei pescatori è arrivata proprio durante la due giorni di Porto Cesareo dedicata alla pesca sostenibile. La richiesta è anche quella di andare oltre i confini delle singole aree protette, sentiti come barriere, per rilanciare la piccola pesca costiera sull’intero territorio nazionale.

Gli attori del settore peschereccio aspettano, quindi, che venga avviato un tavolo di concertazione che coinvolga rappresentanti degli stessi Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, assieme ad Enti gestori delle AMP con la partecipazione di tutti gli attori operanti o in qualche modo interessati dalla presenza delle Aree Marine Protette.

 

 

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