Parco della Giustizia, tra le alternative resta l’area San Paolo-Stanic?

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Correva l’anno 2007 quando venne approvata dal Consiglio dell’allora II Circoscrizione (e oggi Municipio) una delibera per il pieno recupero e valorizzazione del sito dell’ex Raffineria Stanic e dell’area circostante

 

L’idea era di realizzare lì, dopo la bonifica, il complesso edilizio necessario a ospitare gli uffici giudiziari di Bari.

“Questo atto d’indirizzo – dice Donato Cippone di “Onda Verde Puglia Facciamo Rete” –  è la dimostrazione del fatto che c’erano, e ci sono, alternative all’inganno del Parco della Giustizia alle ex casermette Capozzi e Milano, un’area dove insistono 2 lame e la cui destinazione, come da Prg del Comune di Bari, fin dal 1976 era verde di quartiere”.

La variante urbanistica necessaria all’edificazione e alla nuova destinazione d’uso è stata approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale lo scorso 3 aprile, dopo un acceso dibattito.

“Il dato che sia stata approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale – si legge nella nota di commento dell’Agenzia del Demanio – conforta e rassicura in ordine alla bontà dell’iniziativa e alla correttezza del percorso accelerato che Ministero e Demanio hanno con decisione portato avanti… Per cercare di dimenticare l’offesa della ‘Giustizia sotto le tende da campeggio'”.

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Il cantiere di Carrassi

A Carrassi, secondo criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, e rigenerando un’area di città degradata nel popoloso quartiere barese, verrà edificato il Parco della Giustizia secondo il progetto del aggruppamento composto da Atelier(s) Alfonso Femia (mandataria), Proger, Magnanimo Ingegneri Associati e Land Italia, che si è aggiudicato il concorso di progettazione che prevede la realizzazione delle sedi dei tribunali e della Procura penale e un parco, che impegnerà il 70% dell’intera area.

parco giustizia vista alto ©AF517
Un’immagine complessiva del Parco della giustizia (©AF517)

Il progetto, presentato a marzo in Senato, ha l’obiettivo di far rivivere una porzione della città ad oggi sottoutilizzata, ma dalle grandi potenzialità di sviluppo. Al centro c’è la realizzazione di un “grande parco verde”, in linea con la politica di forestazione urbana, che punta a diventare il centro nevralgico e sociale del quartiere, in continuo dialogo con il centro della città e il mare. Grazie a questo intervento, la nuova superficie da destinare al verde, sarà più che triplicata, fino ad arrivare a oltre 10 ettari, con al suo interno un lago artificiale che coprirà una superficie di quasi un ettaro. Sono previsti anche parcheggi e percorsi dedicati alla mobilità dolce che attraverseranno e disegneranno il parco.

Su una superficie complessiva di quasi 15 ettari, impegnata dalle 26 caserme in disuso, gli edifici destinati ad attività giudiziarie si svilupperanno invece solo su una superficie di poco più di 3 ettari e mezzo, ovvero solo il 30% dell’intera area.

Il Ministero della Giustizia è committente e principale finanziatore dell’intervento, il cui obiettivo prioritario è quello di unificare gli uffici giudiziari attualmente dislocati in più sedi sul territorio comunale, ottenendo così un miglior utilizzo degli spazi e delle risorse economiche. Sarà infatti possibile abbattere il costo delle locazioni passive che, per i soli uffici giudiziari baresi, ammontano a circa 2 milioni di euro annui.

Con una convenzione del 2020, il Ministero della Giustizia ha affidato all’Agenzia del Demanio le funzioni di Stazione Appaltante e tutte le attività tecnico-amministrative finalizzate alla realizzazione dell’opera. L’importo totale dell’investimento per la realizzazione dell’opera è di circa € 405 milioni, di cui € 382 milioni sono già stati stanziati dal Ministero della Giustizia e per la restante quota sono stati messi a disposizione fondi dall’Agenzia del Demanio.

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L’ipotesi del Villaggio della Giustizia al San Paolo

Secondo il coordinamento regionale di cittadini, associazioni e comitati territoriali per la salvaguardia dell’ambiente, del clima e della salute pubblica che si raccolgono in “Onda Verde Puglia Facciamo Rete”, si potevano prendere in considerazione “altre reali e concrete alternative per edificare gli uffici giudiziari” ed evitare anche di congestionare con il traffico veicolare un quartiere già popoloso come Carrassi.

Nel caso dell’ipotesi Villaggio della Giustizia al San Paolo, addirittura, “oltre a evitare consumo di suolo e cementificazione, si sarebbero potuti recuperare enormi manufatti (pericolosi) e abbandonati da decenni come ad esempio i 25.000 mq dell’ex Carrefour”.

In una richiesta di convocazione di Consiglio monotematico del 20 agosto 2007, veniva presentata l’ipotesi di portare gli uffici giudiziari nell’ex raffineria Stanic urbanizzando un lotto compreso tra le vie Buozzi-Europa-Argentieri-Albero della Battaglia-Torre dei cani e Canalone Lamasinata, raccordando direttamente la nuova sede con le vie di comunicazione principali: autostrada A14, Statale 96, tangenziale, 16 bis e quindi aeroporto ma anche le linee ferroviarie Bari-Foggia (fermate Parco Nord e Zona Industriale) e Bari-Taranto (fermata Sant’Andrea) e le ferrovie metropolitane per Matera, Bitritto, Barletta.

Soprattutto si vedeva quell’insediamento della cittadella come la “possibilità di creare un’autentica cerniera urbana collegando il San Paolo con la cosiddetta periferia interna della città, ovvero il rione Libertà, riqualificando lo storico quartiere operaio accanto alla raffineria che operò tra il 1937 e il 1976.

Stanic, in particolare, “zona depressa” a causa della presenza di siti industriali e artigianali (fra cui l’ex raffineria, la centrale termoelettrica Enel e la fabbrica di mattoni Pavet), poteva essere riqualificato “senza svuotare il Libertà dalla sua vocazione perché gli studi dei professionisti e le relative abitazioni” vista la vicinanza con il quartiere Stanic, non avrebbero subito alcun danno logistico ma anzi beneficiato di una “riduzione del traffico creando le premesse per l’effettiva realizzazione di una mobilità sostenibile” e, al contempo, sarebbero state esaudite le richieste degli “operatori della giustizia che vogliono una sede unica” .

All’epoca, la proposta sembrava peraltro più sostenibile di un’altra ipotesi poi decaduta: quella di costruire la cittadella in un’area agricola nei pressi dello stadio San Nicola perché, sostenevano i proponenti del Villaggio della Giustizia al San Paolo, poteva “evitare speculazioni edilizie” e consumo improprio di suolo agricolo, anche “a tutela dell’equilibrio idrogeologico”.

Ipotesi “fuori tempo massimo”?

Comune di Bari

L’allora presidente del II Consiglio circoscrizionale Francesco Ferrante, esaminando la proposta sottoscritta da 10 consiglieri, pur “lodando l’intento strategico del documento, cioè costruire un percorso per una piena riqualificazione dello storico quartiere operaio”, al tempo stesso ne evidenziava alcune criticità, innanzitutto esprimendo dubbi sulle modalità di recupero dell’area perché andavano prima accertate forme di inquinamento causate dalle condotte Eni.

“E’ quanto mai opportuno segnalare – scriveva Ferrante ritenendo “ancora prematuro esprimersi sulle modalità di recupero dell’area” – che su richiesta del Comune di Bari, si è ravvisata la necessità di eseguire delle ispezioni per la verifica della tenuta della condotta a suo tempo impiegata per il trasferimento degli oli minerali dall’area portuale all’impianto di raffinazione, al fine di escludere ogni possibile inquinamento lungo il tracciato della condotta”.

Inoltre, entrando nel merito politico, si legge sempre nel documento del 6 settembre 2007, Ferrante interpretava la proposta “arrivata fuori termine” come un “alimentare contrasti su un argomento di nevralgica importanza per la comunità” considerato che il confronto sulla Cittadella aveva raccolto più dissensi che consensi”.

L’indicazione dell’ex raffineria come sede della futura cittadella voleva dire “non costruire un percorso condiviso” per la riqualificazione dell’area, considerato che il Consiglio Comunale aveva “già votato un odg per l’istituzione di una Commissione tecnico-politica per valutare tutti i progetti presentati e, a conclusione dei lavori, aveva redatto un documento che evidenziava pregi e difetti urbanistici e finanziari di tutti i progetti presentati” sino ad allora.

Poiché la nuova proposta era appunto arrivata in ritardo rispetto a questo iter, nella sua relazione, il presidente di Circoscrizione invitava i proponenti a “non pregiudicare il lavoro fin qui svolo e l’intesa raggiunta”, considerato che “la proposta avanzata sembra andare in direzione contraria”.

Su una “questione così delicata e di strategica importanza per l’intera comunità cittadina – si diceva – non c’è insomma spazio per ulteriori battaglie isolate e rivendicazioni di quartiere”.

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Ma quest’ipotesi è ancora valida e sostenibile?

Lo abbiamo chiesto a Nicola De Toma, primo proponente nel 2007 del Villaggio della Giustizia al San Paolo:

Sì resta valida e sostenibile finchè non realizzano la Cittadella nelle due ex casermette Capozzi e Milano. L’alternativa del Villaggio della Giustizia – dice – offre il sito più idoneo a livello strategico sia in termini di collegamenti ferroviari che di snellimento del traffico veicolare. Nell’altra ipotesi, chi avrà a che fare con la giustizia andrà solo a intasare la città e le già caotiche Carrassi e Poggiofranco. In più si preserverebbero dalla nuova cementificazione il cuneo verde di Carrassi e 178 alberi che rischiano di essere abbattuti, si riqualificherebbero Stanic e tutte le aree industriali dismesse che spezzano l’integrità del territorio, e non si abbandonerebbe il Libertà, che ora rischia di perdere tutto l’indotto legato al Palazzo di giustizia in piazza De Nicola”.

De Toma mette però in guardia anche da altre “speculazioni edilizie” perché, dice, tutt’intorno alle ex casermette “i terreni sono già stati comprati. Basta una mappatura – dice De Toma – per capire chi ha interessi a costruire”.

Se ogni ipotesi alternativa alla Cittadella che si sta costruendo a Carrassi oggi sembra in salita, De Toma invita a non rinunciare: “Nulla toglie che il territorio e la popolazione barese possano far emergere le contraddizioni esistenti e presentare al prefetto la richiesta di ritiro dell’attuale delibera comunale in autotutela. Così come ci sono ricorsi al Tar contro l’abbattimento degli alberi, così ce ne potrebbero essere altri. I residenti di Carrassi stanno prendendo coscienza che si potrebbero avere 4mila auto circolanti in più rispetto al già intenso traffico quotidiano. Perché non essere consapevoli che ci sono altre ipotesi alternative, più sostenibili e che migliorano la vivibilità della città?”

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