
Perché tornare a parlare di progetti alternativi al Parco della Giustizia di Bari?
Nel novembre 2022, il concorso di progettazione indetto dall’Agenzia del Demanio per il Parco della Giustizia di Bari è stato assegnato al raggruppamento composto da Atelier(s) Alfonso Femia (mandataria), Proger, Magnanimo Ingegneri Associati e Land Italia.
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La totale riqualificazione delle aree attualmente occupate dalle ex caserme Capozzi e Milano, ormai dismesse, nel quartiere Carrassi, prevede che su una superficie complessiva di quasi 150mila metri quadrati sorga il nuovo tribunale, su 37mila metri quadrati, mentre 105mila metri quadrati siano destinati a parco, tranne 7500 mq necessari a realizzare un laghetto artificiale. Si comincerà con le demolizioni dei vecchi fabbricati da effettuare in 210 giorni, come previsto dalla procedura.
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Ma il dibattito sulla riqualificazione strutturale degli edifici della giustizia, che da decenni interessa Bari, non è ancora chiuso. A prospettare soluzioni alternative c’è Donato Cippone portavoce del coordinamento regionale “Onda Verde Puglia Facciamo Rete” che raccoglie cittadini, associazioni e comitati territoriali per la salvaguardia dell’ambiente, del clima e della salute pubblica nonché per la tutela dei territori a Bari e in Puglia. Cippone è inoltre un residente nel quartiere Carrassi e fra i ricorrenti al Tar Puglia per l’annullamento, previa sospensiva, del bando di gara pubblicato dall’Agenzia del Demanio insieme al Comitato di Scopo “Per un parco verde di quartiere alle ex Casermette: Capozzi e Milano”. Lo abbiamo sentito.
Cippone: “Tagliati 278 alberi ad alto fusto”
Perché a fronte dell’aggiudicazione tornate a proporre alternative al Parco della Giustizia di Bari?
Siamo dovuti ricorrere ai giudici del Tar Puglia perché abbiamo cercato, inascoltati, di interloquire con la politica locale, oltre che parlamentare: quell’area di 140mila mq a Carrassi ha come destinazione, in base al Prg Quaroni del 1976, “verde di quartiere”. Non si può scendere al di sotto di certi minimi inderogabili tra il verde pro-capite e il numero dei cittadini residenti in un quartiere. A Carrassi siamo già al di sotto di questi minimi. Appellandoci a queste norme, chiediamo che l’area continui a conservare la vecchia destinazione d’uso anche perché si stima che la realizzazione di questa grande opera della Cittadella richieda una colata di circa 450-500mila mc di cemento. Non solo Bari è già tra le città con meno verde in Italia, che affoga nel cemento, ma addirittura c’è un enorme consumo di suolo. Noi cittadini ci chiediamo: perché cementificare e consumare altro suolo se c’è la possibilità di realizzare altrove gli uffici giudiziari, visto che ci sono tante soluzioni alternative? Nostro malgrado nel marzo 2022 siamo stati costretti a presentare ricorso al Tar Puglia.
Il progetto aggiudicatario però, prevede che il 75% dell’area sarà destinato a parco. Non basta?
E’ un inganno. In tutte le nostre manifestazioni, lo diciamo: “No all’inganno del Parco della Giustizia” perché il termine parco è usato strumentalmente. Il parco è un’altra cosa. E poi devono tagliare 278 alberi ad alto fusto. Ci toglieranno un polmone d’ossigeno e ci avveleneranno con lo smog. Non lo diciamo noi. E’ scritto nei loro studi di prefattibilità: dicono che avremo un’affluenza veicolare di 3-4mila auto al giorno. Invece diciamo “Sì al verde di quartiere”. Vorremmo piuttosto un “Parco della Legalità intitolato a Falcone e Borsellino” considerato che siamo proprio sul viale che porta il nome dei due magistrati.
“Ci sono ipotesi alternative”
Cosa proponete?
Sia chiaro che non sponsorizziamo altre soluzioni a cui devono pensare gli amministratori e la politica. Al sindaco Decaro, che tra l’altro ha avocato la delega all’Urbanistica con la seconda consiliatura, abbiamo mandato anche un videomessaggio per chiedere un confronto, perché ascolti le motivazioni per cui riteniamo che altre soluzioni siano possibili. Perché inseguirci nelle aule del tribunale?
Siete arrivati anche al Consiglio di Stato ma nel merito la questione non è ancora stata affrontata.
Il nodo arriverà presto al pettine. Poiché l’area da Prg è destinata a “verde di quartiere” il Consiglio Comunale dovrà votare la variante urbanistica.
Cosa motiva il vostro ricorso?
Prima di rivolgerci ai giudici abbiamo organizzato convegni, presidi, sit-in ma non ci hanno ascoltato attorno a un tavolo. Poi sa perché abbiamo fatto atti di diffida, ricorso con istanza cautelare e risarcitoria? E se per caso avessimo ragione e quell’area dovesse rimanere verde di quartiere, come si giustificherebbe lo sperpero di milioni di euro di soldi pubblici?
Quali ipotesi alternative potrebbero essere considerate valide secondo voi?
A un certo punto del dibattito sembrava dovesse andare in porto l’Arcipelago della Giustizia, in contrapposizione al progetto della Cittadella della Giustizia di Pizzarotti. Ora c’è anche la proposta della Giustizia al San Paolo che riutilizzerebbe 25mila mq mc dell’ex Carrefour, manufatto abbandonato, dove si eviterebbero nuove cementificazioni, poi c’era il progetto in Corso della Carboneria e infine abbiamo trovato una delibera votata all’unanimità e diventata atto di indirizzo per il Consiglio comunale dell’allora II Circoscrizione e oggi II Municipio del Comune di Bari che proponeva di allocare il Villaggio della Giustizia nel sito dell’ex raffineria Stanic. Non sosteniamo una proposta in particolare. In linea di principio sponsorizziamo quella che non consuma altro suolo e cementifica il meno possibile.
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