
Lo scorso 22 agosto il Tar di Bari confermava con sentenza il rigetto del ricorso del comitato di scopo ambientalista e di alcune associazioni mosso contro il progetto del nuovo Parco della Giustizia di Bari, a Carrassi. Qui spieghiamo le motivazioni della sentenza
Il Tar di Bari con sentenza del 22 agosto 2022 ha confermato quanto già in parte si coglieva nell’ordinanza resa in sede di urgenza a marzo (non appellata), con riferimento al ricorso del comitato di scopo ambientalista e di alcune associazioni mosso contro il progetto del nuovo Parco della Giustizia di Bari, a Carrassi.
Il Tar ha ritenuto che la lamentata lesione dei ricorrenti in termini di erosione di verde pubblico, di congestione del traffico indotto dalla prevista destinazione dell’area in questione, e dei problemi logistici determinati dall’esecuzione delle opere nel quartiere di interesse, non sussiste, considerando- una tra le motivazioni del respingimento del ricorso – che per poter procedere alla realizzazione dei lavori è necessaria la previa variante particolare dell’area in questione (di competenza comunale), allo stato non ancora intervenuta.
In sintesi: mancando l’adozione della variante al PRG necessaria per modificare la destinazione dei suoli interessati dalla localizzazione contestata dai ricorrenti, non sussiste un danno in concreto per la posizione degli stessi e quindi neppure l’interesse processuale a ricorrere, definito come futuro ed eventuale. Ciò è risultato elemento fondamentale per la decisione dei giudici.
Una storia molto lunga
È pur vero però che, la “storia” (come da sentenza) della localizzazione del Parco della Giustizia presso l’area occupata dalle casermette dismesse Capozzi e Milano nella zona Carrassi è risalente nel tempo, già al 2014, ed è frutto di una serie di provvedimenti adottati in anni pregressi ben prima del bando di concorso pubblicato dall’Agenzia del Demanio relativo alla progettazione per la realizzazione del Parco della Giustizia di Bari presso le aree succitate -oggi oggetto di contestazione nel giudizio-. In particolare nel 2014 la Commissione di Manutenzione presso la Corte d’Appello di Bari ed il Comune di Bari, all’epoca competente in materia di edilizia giudiziaria, avevano convenuto in ordine alla necessità di realizzare un unico “Polo della Giustizia di Bari”, quale sede unica delle attività giudiziarie svolte a Bari. A tal fine era stata individuata quale possibile area ove realizzare tale accorpamento degli uffici giudiziari (penali e civili), quella occupata dalle caserme “Capozzi” e “Milano” di Bari, dichiarate dismesse e non più utili alle finalità della difesa.

Nel 2016 la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Città Metropolitana di Bari avevano previsto la realizzazione del “nuovo polo della Giustizia di Bari” nell’area di sedime delle ex caserme Milano e Capozzi, ritenendo tale intervento strategico e qualificante per il territorio. Nel 2018 e 2019 (in integrazione) fu sottoscritto un protocollo di intesa tra le Autorità interessate e competenti per la realizzazione del progetto all’esito di uno studio di prefattibilità. E nel 2020 affidato al Demanio dal Ministero di Giustizia il ruolo di stazione appaltante per tutte le attività tecnico-amministrative finalizzate alla realizzazione del Parco Giustizia. Di qui il successivo bando per l’affidamento dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria relativi alle indagini preliminari al Progetto di fattibilità dell’opera. Nominato un commissario straordinario visto l’elevato grado di complessità progettuale dell’opera, poi nel 2022 è stato indetto il bando di concorso in progettazione per l’aggiudicazione definitiva di un lotto dell’opera (oggi contestato).
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I giudici si esprimono
Dunque la sequenza procedimentale dell’opera appare da subito risalente ed a tratti complessa. Ciò nonostante, a dire dei giudici amministrativi, le decisioni assunte prima della gara ovvero alcuni altri provvedimenti fondamentali della sequenza procedimentale in oggetto, avrebbero dovuti esser contestati a tempo debito (aggiungiamo noi, per poter allora discuterne le eventuali criticità). Oggi invece si può affermare che, consolidatesi gli effetti nel tempo degli stessi atti, non impugnati, la sequenza procedimentale è definita.
La proposta
Ciò secondo i giudici del TAR Bari. Ma allo stato attuale, volendo superare le anse dei percorsi giudiziari, nell’ottica invece della realizzazione del potenziamento di un rapporto dialogico tra amministrazione e cittadino, e considerato l’alto impatto sulla città dell’opera che si vuole pensata non solo per la Giustizia, ma per la gente, l’obiettivo ulteriore potrebbe esser quello di coinvolgere il territorio attraverso un open day con l’apertura delle aree sulle quali oggi insistono le caserme? Ciò al fine di ridurre possibili distanze tra amministrazioni e cittadini in un’ottica di agevolazione del dialogo nei processi di co-produzione di politiche pubbliche.
(Alma L.G. Tarantino è avvocato e dottore di ricerca in Istituzioni e politiche comparate presso l’Università di Bari e docente a contratto in vari master)