Giornata mondiale dell’Acqua, c’è da fare ancora molto

Giornata mondiale dell'Acqua, istitita dalle Nazioni Unite nel 1992, prevista all'interno delle direttive dell'Agenda 21

World Water Day, il tema di quest’anno è il legame tra acqua e cambiamenti climatici

 

Acqua e clima rappresentano due crisi correlate. I problemi legati all’acqua, da un lato la siccità – con il relativo aumento degli incendi – dall’altro alluvioni e inondazioni, sono destinati a peggiorare in tutto il mondo con la crisi climatica. A rischio ci sono milioni di specie animali e vegetali, inclusa la specie umana che già vede oltre due miliardi di persone in situazione di precarietà o sofferenza idrica. Non a caso proprio a

Water Conference 2023

New York dal 22 al 24 marzo si tiene la seconda Conferenza Mondiale sull’Acqua (UN 2023 water Conference), a 45 anni dalla prima (1977). L’obiettivo è sensibilizzare Istituzioni mondiali e opinione pubblica sull’importanza di ridurre lo spreco di acqua e di assumere comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico. Per questa occasione è stata pubblicata pochi giorni fa una nuova ricerca di GlobeScan che evidenzia la percezione a livello globale della scarsità di acqua. Il dato principale che è emerso è che il 58% delle persone a livello globale ritiene che la carenza di acqua dolce sia un problema «molto serio». Per quanto riguarda i risultati del sondaggio in Italia, emerge che il 56% degli italiani dichiara di essere «fortemente» colpito sul piano personale dalla scarsità d’acqua.

I comportamenti sostenibili per ridurre gli sprechi

Quando si pensa all’azione sull’acqua da parte della popolazione, spesso ci si limita ai consigli elementari come quello di chiudere i rubinetti. Per il WWF, si può fare molto di più. Per questo l’Associazione ha fornito dati e strumenti per conoscere meglio la quantità d’acqua reale che consumiamo, non solo dunque quella che esce dai rubinetti delle case, ma quella presente nel cibo e negli oggetti della nostra vita quotidiana, e quindi come ridurre il suo consumo. L’acqua che beviamo è solo una piccola parte di quella che consumiamo ogni giorno. Al consumo diretto (per lavarsi, cucinare, pulire o innaffiare le nostre piante) che in Italia è di 236 litri al giorno a persona contro una media europea di 165 litri, va aggiunto quello indiretto, legato all’ “acqua nascosta”, ossia quell’acqua necessaria per produrre i beni e i servizi che utilizziamo e il cibo che mangiamo. Se compriamo una t-shirt in cotone, mangiamo una bistecca o beviamo una birra stiamo consumando acqua. Ogni fase produttiva per realizzare un prodotto finito può consumare acqua. La somma di tutti questi consumi rappresenta l’impronta idrica quotidiana. In Italia consumiamo in media circa 130 miliardi di m³ all’anno – una delle impronte idriche più alte d’Europa, con una media di 6.300 litri a persona al giorno.  Consumi non più sostenibili e allarmanti considerando che secondo il World Resources Institute nel 2040 l’Italia sarà in un serio stress idrico. Sarebbe importante che sui prodotti venisse indicata la loro impronta idrica (e altrettanto per la CO2) in modo da indirizzare il consumatore verso scelte più sostenibili premiando le aziende che maggiormente si impegnano in una gestione sostenibile delle risorse idriche.

Gli italiani mangiano più acqua di quanta ne bevano, 6.300 litri a persona al giorno

Quanta acqua mangiamo?

Il 90% dell’impronta idrica di ciascuno di noi è determinata dal cibo che porta in tavola.  È stato stimato che ogni persona “mangi” in media 5.000 litri di acqua al giorno: mangiamo assai più acqua di quella che beviamo (da 1.500 a 10.000 litri al giorno, a seconda di dove si vive e di cosa si mangia). La carne è l’alimento maggiormente “idrovoro”. La sua impronta idrica è legata principalmente all’acqua necessaria per l’alimentazione del bestiame ed è influenzata da diversi fattori, che vanno dal sistema di produzione impiegato alla composizione e origine del mangime utilizzato.

I vestiti che indossiamo, i tessili che abbiamo e utilizziamo in casa hanno una lunga filiera alle spalle che inizia dai campi dove si coltiva il cotone e dalle piattaforme dove si estrae il petrolio per le fibre sintetiche. Ogni passaggio del processo di produzione dei tessili comporta un enorme utilizzo di acqua, dalla tinteggiatura al trattamento delle fibre. Questo fa sì che l’industria tessile sia la seconda industria ad alta intensità di consumo idrico al mondo, con circa 93 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, pari al 4% di tutta l’acqua dolce estratta a livello globale. Per produrre tutti i tessili acquistati dalle famiglie europee sono necessari ogni anno circa 24.000 milioni di m³ di acqua. È importante preferire tessuti biologici e certificati, lavare e preferire il riciclo all’acquisto. A tavola, invece, è fondamentale che ognuno di noi segua un’alimentazione sana ed equilibrata, basata su alimenti prevalentemente vegetali, di stagione, locali e biologici. Limitando la frequenza degli ingredienti più “idrovori” potremmo ridurre l’impronta idrica europea del 23% ed essere tutti parte di un cambiamento globale.

Per quanto riguarda gli usi produttivi, in Italia l’agricoltura è il settore economico più assetato, con l’85% dell’impronta idrica della produzione, comprendendo l’uso di acqua per la produzione di colture destinate all’alimentazione umana e al mangime per il bestiame (75%), e per pascolo e allevamento (10%). È evidente quindi che l’attenzione principale nella gestione dell’acqua debba essere posta sul settore agricolo, promuovendo il risparmio idrico in agricoltura.

Un nuovo algoritmo per l’olivicoltura

L’utilizzo di nuove tecnogie di precisione basate su sensori al suolo, misurazioni satellitari e analisi di big data, ha già dimostrato nel 2022 un risparmio potenziale di acqua del 26% – per un totale di quasi 195 mila litri salvati – rispetto al sistema di irrigazione di precisione negli uliveti sperimentali di Monini del Frantoio del Poggiolo (Spoleto), parte del Bosco Monini, il nuovo polmone verde da 700 mila oliveti (diventeranno 1 milione entro il 2030) tra Umbria, Toscana e Puglia. Un modello di olivicoltura moderna e sostenibile: qui gli oliveti, coltivati ad agricoltura biologica, sono infatti già da anni alimentati con sistemi di irrigazione goccia a goccia, che permettono alle piante di assorbire oltre il 90% dell’acqua somministrata. Nel 2023 si procederà a validare l’algoritmo mediante confronto diretto dei consumi tra porzioni di terreno gestite secondo il metodo di irrigazione di precisione azionato dall’uomo e quello innovativo dettato dall’algoritmo e implementare la misurazione del risparmio e del relativo impatto ambientale (idrico ed energetico). L’obiettivo è estenderne l’utilizzo su larga scala, anche al di là dei confini dell’azienda, che si candida a diventare un modello di sostenibilità per la filiera.

La siccità avanza

Secondo il Gruppo intergovernativo di esperti ONU sul cambiamento climatico (IPCC), l’aumento della temperatura in atto sarà accompagnato da grandi cambiamenti nel ciclo dell’acqua in tutto il Pianeta, con aree umide che diventeranno molto più umide e aree aride che saranno soggette a siccità più intense e per periodi più lunghi. In questi ultimi due anni anche zone che non conoscevano la siccità stanno affrontando nuovi problemi, si pensi (per l’Europa) alla Francia, alla Gran Bretagna e al Nord Italia. Dobbiamo anche fare i conti con una riduzione di disponibilità idrica del 19% registrata negli ultimi trent’anni rispetto al precedente periodo (ISPRA 2022), che dovrebbe indurci a rivedere la distribuzione dell’acqua per i diversi usi.

Occorre assumere comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico

È imperativo abbattere le emissioni climalteranti, onde evitare gli scenari più preoccupanti e ingestibili della crisi climatica, affrancandosi dall’uso dei combustibili fossili, fermando la deforestazione e la cementificazione, proteggendo la salute degli ecosistemi. Ma è altrettanto indifferibile l’adattamento, vale a dire cercare un nuovo modello di benessere che affronti con lungimiranza i cambiamenti già in atto: per l’acqua, vuol dire anche abbatterne lo spreco, ridurne e razionalizzarne l’uso, assicurare la salute della natura e ripristinare il territorio, garantire un’equa distribuzione della risorsa.

È una cultura dell’acqua la vera sfida del nostro millennio

La Federazione Nazionale dei Chimici e dei Fisici (FNCF) afferma che tutelare le risorse idriche con competenza e responsabilità sia, oggi più che mai, una priorità assoluta. Cultura dell’acqua è conoscenza di come e da dove arriva l’acqua che utilizziamo quotidianamente, a quali trattamenti viene sottoposta, come sono gestiti a livello locale i servizi di approvvigionamento e depurazione. Associare a questa conoscenza un’accorta coscienza dei piccoli gesti quotidiani può condurre ad un’attenta sensatezza nell’assunzione delle scelte che condizioneranno il mondo di domani. Cultura dell’acqua è condivisione di informazioni, pareri, esigenze, valori, opzioni di soluzione e risorse; è valorizzazione delle conoscenze da mettere a disposizione delle nuove generazioni, affinché possano trovare un equilibrio tra il mantenimento di un integro patrimonio ambientale e le esigenze dello sviluppo economico sociale.

Acquedotto Pugliese, un ulteriore e decisivo contributo alla transizione sostenibile

Acquedotto Pugliese alla Conferenza globale sull’acqua delle Nazioni Unite

Competenze da sempre messe a disposizione di organismi internazionali al fine di affrontare insieme i delicati problemi legati alla disponibilità di risorsa idrica e le impegnative sfide dei mutamenti climatici in atto. AQP partecipa alla Conferenza delle Nazioni Unite e alla settimana dell’acqua di New York con l’intento di contribuire all’Agenda d’azione per l’acqua lanciata per accelerare le azioni idriche. Un impegno, quello di Acquedotto Pugliese, che è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite, con la pubblicazione sulla piattaforma di partenariato (il registro globale degli impegni e dei partenariati a sostegno dell’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile), del commitment “The International Water School”. Un progetto già attivo, che partendo dall’ultracentenaria storia di AQP ha l’obiettivo di creare uno spazio accessibile che consenta a esperti, tecnici e manager di tutto il mondo di conoscere le più recenti innovazioni tecniche e di tradurle in progetti concreti nei propri paesi. Valutazione positiva dalla comunità internazionale anche per la recente attività di cooperazione a Cuba, dove AQP si sta facendo promotrice di una diffusione di esperienze e buone pratiche nella gestione della risorsa idrica, in un Paese dove l’accesso all’acqua non è scontato e dove sono necessari interventi ingegneristici per migliorare lo stato qualitativo.
«La Water Conference è un’occasione fondamentale per Acquedotto Pugliese – sostiene la Direttrice Generale di AQP Francesca Portincasa – per promuovere lo sviluppo sostenibile e la gestione integrata delle risorse idriche, favorendo la cooperazione e i partenariati a tutti i livelli. Oggi c’è una maggiore percezione dei pericoli annunciati dal cambiamento climatico e ancor più dei rischi a cui si espone una risorsa preziosa come l’acqua: da qui l’impegno sempre più importante nel tutelare le risorse esistenti e nel cercare soluzioni e fonti alternative. I dissalatori e l’utilizzo dell’acqua salmastra rappresentano la nuova frontiera, laddove l’affinamento, il recupero ed il riuso delle acque reflue rappresentano il presente industriale. La particolarità di Acquedotto Pugliese è di estendersi su di un territorio privo di riserve naturali di acqua, gestendo un sistema di approvvigionamento, strutturato in sei schemi idrici (Sele-Calore, Pertusillo, Sinni, Fortore, Locone e Ofanto) che ha la sua forza nell’interconnessione, per consentire il trasferimento della risorsa idrica da uno schema all’altro seguendo le variazioni di domanda e compensando i tassi di produzione variabili delle diverse fonti. Questo sistema di grande adduzione, tra i più lunghi al mondo (circa 5.000 km), garantisce l’approvvigionamento di acqua potabile».

 

Articoli correlati