
Xylella fastidiosa, ancora polemiche. Crescono i timori di sanzioni in vista dell’arrivo in Puglia dei commissari dell’Unione Europea
A Bruxelles la pazienza sulla Xylella è finita. E in attesa dell’imminente visita in Puglia dei Commissari dell’Unione Europea, si amplificano polemiche e timori.
A rianimare la discussione ci ha pensato il governatore regionale, Michele Emiliano. «Chiediamo al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che è ministro dell’Agricoltura ad interim, un decreto legge immediato che ci consenta di rispettare le direttive europee e il decreto Martina, per accelerare le procedure di abbattimento degli alberi infetti. Perché con le norme attualmente in vigore abbiamo ancora molte decine di alberi che non riusciamo ad abbattere per vari impicci di natura giuridica».
Ulivi a rischio. E altrettanto alto il rischio delle sanzioni
«Non vorrei che qualcuno desse la responsabilità alla Puglia che, invece, si è mostrata molto più efficiente dello Stato nella gestione, del contrasto alla Xylella. Al punto che – ha sottolineato Emiliano – abbiamo fatto inventi e abbattuto molti più alberi di quanti ne siano mai stati abbattuti in precedenza da commissari governativi presso la presidenza del Consiglio dei ministri. Questo, ovviamente – ha precisato – non significa che per noi l’abbattimento degli alberi è l’unica soluzione possibile, ce ne sono anche altre. Ma – ha concluso – l’adempimento alle leggi viene prima di tutto”.
LEGGI ANCHE: Xylella, nuova ricerca: espiantare non è l’unica soluzione
Xylella. La reazione e i ricordi di Fitto
Parole che hanno ovviamente provocato reazioni. «È’ paradossale – per il presidente nazionale di Noi con l’Italia, Raffaele Fitto -, che proprio chi ha sabotato il Piano Siletti, che esattamente tre anni fa ordinava l’espianto degli ulivi malati di Xylella, per arginare il rischio di epidemia, ora faccia una incredibile giravolta e chieda al Governo un decreto legge d’urgenza per gestire l’esecuzione delle direttive dell’Unione Europea».
E prima dell’annuncio del suo impegno per una Legge Speciale per il Salento, Fitto ha rincarato la dose. «Se tre anni fa si fosse attuato quel Piano oggi il batterio non sarebbe alle porte di Bari. Invece Emiliano, lo ricordiamo bene, manifestò la sua contrarietà e lodò l’azione della magistratura che sequestrava gli ulivi e impediva l’eradicazione. Le sue parole furono: è una liberazione».
Il commento a 5 stelle
Anche i 5 stelle hanno colto l’occasione. «Emiliano continua a scaricare sul Governo nazionale le proprie responsabilità per il fallimento della gestione della Xylella fastidiosa sul territorio pugliese. Non ci sorprende il suo atteggiamento. Oggi si nasconde dietro norme e decreti inefficaci, come se non fossero state già sufficienti la modifica della decisione di esecuzione europea, i decreti ministeriali, e una legge regionale che lui stesso ha voluto modificare andando in deroga ai vincoli paesaggistici». Parola del capogruppo del Movimento 5 Stelle, Cristian Casili.
«Il Presidente sa benissimo – continua Casili – che la visita dei commissari potrebbe sortire effetti nefasti per la nostra regione con ulteriori minacce di sanzioni e quindi con il suo solito pressappochismo mette le mani avanti». E sul futuro, Casili accusa. «Non c’è traccia di una strategia per consentire ai nostri produttori di pianificare al meglio il reimpianto che, di questo passo, sarà pregiudicato dal peso della burocrazia con un grave danno per le imprese salentine. Anche in questo caso Emiliano si inventerà qualcosa e scaricherà ad altri le sue responsabilità».
Xylella, i numeri della Coldiretti

Chiede un intervento deciso anche la Coldiretti. «Ogni tentennamento aggrava la situazione e le procedure per poter rispondere al diktat di Bruxelles sono troppe farraginose», tuona il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele. «Per questo sono urgenti leggi straordinarie che consentano di ‘eradicare chirurgicamente’ le piante infette per arrestare l’avanzamento a nord della Xylella».
«Gli abbattimenti sono un rimedio violento che appare peggiore del male, ma se fossero stati sradicati i pochi ulivi infetti ritrovati 4 anni fa, la provincia di Lecce oggi non risulterebbe drammaticamente improduttiva – aggiunge Cantele – e le province di Taranto e Brindisi non sarebbero rientrate nella zona infetta». Ora, il pericolo più incombente in quella zona riguarda la piana degli olivi e le distese di mandorleti e ciliegi. «Evidentemente non ci si è ancora resi conto che la Xylella è un problema nazionale e che se dovesse continuare a ‘camminare’, non ci sarà più olio da commercializzareÌ.
Poi, un po’ di numeri. «I monitoraggi disposti dalla Regione Puglia, con oltre 200.000 campioni analizzati, dicono una cosa inequivocabile – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti -. In due anni si è passati da 893 a 3058 piante infette rilevate nelle aree cuscinetto e contenimento, quelle dove la presenza del batterio è ancora limitata. E la campagna in corso non è ancora conclusa».
Un problema di fondi
C’è anche la questione relativa ai risarcimenti per gli espianti degli ulivi. All’interrogazione presentata dalla consigliera regionale Antonella Laricchia (M5S) ha risposto l’assessore alle politiche agricole Leo Di Gioia.
La richiesta nasceva a seguito della notizia in riferimento a circa 11 milioni di euro che non potevano essere erogati a coloro che avevano fatto regolare richiesta rispetto ai rimborsi per gli espianti per i residenti di settantuno Comuni.
L’assessore Di Gioia – spiegano dalla Regione -, in Aula ha chiarito che la norma che si sta utilizzando per tali indennizzi è quella sulla calamità. Quindi si stanno attenendo alle norme statali considerato che non c’è un sistema attraverso il quale si può utilizzare una tipicità tutta legata alla Xylella, se non quella delle modalità con le quali gli ispettori vanno in campo e fanno le verifiche.
L’assessore ha precisato che «ad oggi sono rimasti pochissimi Comuni,(tre o quattro) che avevano ancora qualche difficoltà». E all’esito di questa chiusura si procederà al pagamento degli indennizzi.
Xylella, i dubbi dell’Aiab
Si fa sentire anche l’Aiab. L’associazione italiana per l’agricoltura biologica si schiera contro il decreto ministeriale che prevede, dal mese di maggio, l’obbligo dei pesticidi per debellare la Xylella. Secondo il decreto emanato dalla Regione Puglia dal 2 maggio è infatti obbligatorio nell’area infetta da Xylella e nelle zone cuscinetto il trattamento con pesticidi pericolosi, dannosi per le api, la biodiversità e, in generale, compromettenti per le coltivazioni biologiche. Due trattamenti in primavera-estate, due in autunno, per un totale di quattro irrorazioni di pesticidi
Per Patrizia Masiello, presidente di Aiab Puglia, «gli interventi in agricoltura, anche se cercano di eradicare una patologia grave, vanno fatti con criterio, nel rispetto dell’ambiente, della salute della popolazione e con attenzione verso l’economia del territorio. Per questo chiediamo che il decreto venga riconsiderato in un’ottica di salvaguardia dell’agricoltura biologica».
«Siamo contro l’uso di insetticidi e diserbanti – spiega Masiello – non solo per l’impatto ambientale e i danni al settore bio, ma anche per il rischio che un’area sottoposta a una così alta pressione chimica, venga “bruciata” sul mercato e danneggiata dal punto di vista turistico per diventare una nuova terra dei fuochi».
Un nuovo incontro
Intanto proseguono gli incontri sull’emergenza xylella per diffondere le buone pratiche a difesa della biodiversità.
Venerdì 4 maggio alle 17 le imprese agricole biologiche della provincia di Brindisi si riuniranno nella sede dell’azienda Pantaleo, contrada Ottava Piccola, Pozzo Faceto (Fasano). Al centro dell’incontro le misure imposte dal decreto ministeriale che prevede l’obbligo di diserbare i terreni con sostanze altamente nocive per gli animali. Accanto a Masiello interverranno la fitopatologa Margherita D’Amico e i giuristi Nicola Grasso, docente nell’Università del Salento, e Mariano Alterio.
Le buone pratiche
Tra le ultime voci, anche quella che vedrebbe alcuni proprietari terrieri dare alle fiamme gli ulivi per evitare sradicamenti. «Inutile dire – ci scrive Giorgio Greco – che si tratterebbe di una reazione sbagliata e ingiustificata. E‘ da 5 anni che lotto contro questa pestilenza. Io che sono proprietario non agricoltore e quindi uno sconosciuto per lo Stato Italiano in quanto a considerazione/ristoro/indennizzo.
Il mio è un profondo dispiacere nel vedere il paesaggio della mia terra trasformarsi in un deserto. Questo territorio, il Salento, meriterebbe una enorme attenzione da parte delle Istituzioni, locale e nazionale. A me pare ce ne sia molto poca».