Xylella, nuova ricerca: espiantare non è l’unica soluzione

Pubblicata una ricerca sulla Xylella fastidiosa, il batterio che ha colpito gli ulivi del Salento. Tra gli autori, Gianluigi Cesari, che commenta lo studio scientifico.

Una visione alternativa all’espianto. Sul fenomeno Xylella è possibile un paradigma differente. Un tipo di approccio scientifico che intende “fornire consigli su come affrontare la crisi”. E dare ai produttori “risposte differenti da quelle che arrivano da Bruxelles”.

L’approccio diverso. E’ il senso principale della ricerca promossa dal batteriologo Marco Scortichini sulla Xylella fastidiosa. Concretizzata in un articolo pubblicato dalla rivista scientifica internazionale Phytopathologia Mediterranea.

LE ALTERNATIVE 

Ventuno firme, tra cui quella di Gianluigi Cesari, segretario per la task force Xylella. Perché anche nella Regione Puglia si sono opposti a una considerazione. «Non riuscivamo più ad ascoltare questo interrogativo: se gli americani non hanno combattuto la xylella per 150 anni perché dovremmo combatterla noi?». Per trovare alternative. E per salvare quegli ulivi che l’Ue vorrebbe “eradicare” con una strategia della terra bruciata, la quarantena. Finora inefficace.

ULIVO E XYLELLA

«Non curiamo la pianta – spiega Cesari –. Noi restituiamo alla pianta quegli elementi che hanno un ruolo nella lotta del batterio. L’ulivo? E’ il simbolo della resilienza».

Una immagine della ricerca scientifica sulla xylella

Nelle sue parole il senso alla base della ricerca,  condotta per tre anni in Salento – in particolare a Veglie. Ha provato che l’applicazione sistematica di un composto contente rame e zinco, compatibile con l’agricoltura biologica, alle fronde di ulivi infetti da Xylella della subspecie Pauca, ha ridotto la gravità dei sintomi (il disseccamento).

La miscela di rame e zinco complessata ad acido citrico sotto forma di idracido è stata applicata a ulivi delle varietà Cellina di Nardò e Ogliarola. La riduzione dei sintomi è avvenuta in entrambi i casi. E inoltre – ribadisce Cesari a nome di tutti gli autori – «mentre gli alberi non trattati del gruppo di controllo erano morti alla fine dei tre anni, tutti gli alberi trattati sono sopravvissuti in buono stato vegetativo».

LO STUDIO 

E poi, c’è il risultato delle analisi del Dna. Hanno dimostrato come la cura abbia prodotto una riduzione statisticamente rilevante della carica batterica (la densità di cellule di Xylella) nelle foglie degli alberi trattati.
«Questi risultati promettenti – concludono gli autori della ricerca – suggeriscono che una gestione integrata mirante alla riduzione della gravità della Xylella fastidiosa, che includa una regolare mondatura degli alberi ed erpicatura dei suoli, con trattamenti mediante vaporizzazione di Dentamet in primavera e autunno, è probabilmente efficace a controllare efficacemente la malattia».

LA RICERCA

Scortichini, uno dei massimi esperti europei di Xylella che lavora al Crea (Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura) di Caserta, e il suo staff mostrano una visione alternativa alla strategia dell’Unione Europea.  Viene contraddetto l’assunto per cui un albero infetto è incurabile e destinato a morte certa. E quindi espiantato.

Altro punto riguarda la pratica della “eradicazione” della Xylella, in caso di apparizione di nuovi focolai nelle zone indenni, attraverso la desertificazione delle aree circostanti gli alberi infetti in un raggio di 100 metri.

«La zona cuscinetto – sottolinea Cesari -, nella zona della valle d’Itria arriva anche a 3 ettari e mezzo: in sostanza tra i 300 e i 600 alberi vanno fatti fuori».

Un'immagine dello studio scientifico condotto sulla Xylella
Un’immagine dello studio scientifico condotto sulla Xylella

 

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Ma cosa fare ora di questo articolo scientifico? «I contenuti vengono messi a disposizione della comunità scientifica». E sarà pertanto presa in considerazione anche in altre aree in cui il fenomeno si sta

sviluppando, comprese zone di Francia e Spagna.

«La pubblicazione dell’articolo è arrivata in modo che fosse esaustiva. Anche per i dati meteorologici, abbiamo avuto tre annate con caratteristiche completamente differenti». E non sarà l’unico studio. «Ci sono altri 27 progetti previsti dalla Regione Puglia. Il presidente Emiliano ha da sempre definito un approccio multidisciplinare sulla Xylella».

L’INCONTRO

Intanto ci si continua a interrogare sul tema. Mercoledì 21 marzo nell’auditorium di Villa La Rocca, a Bari, incontro scientifico-divulgativo dal titolo “Comunicare la scienza: La Xylella e il deperimento rapido degli ulivi”.

L’iniziativa, promossa dalla Sezione Biblioteca e Comunicazione Istituzionale del Consiglio Regionale della Puglia e dall’Accademia Pugliese delle Scienze, è finalizzata a consentire ad un pubblico specializzato e non, di conoscere quale sia la situazione attuale della Xylella fastidiosa, riscontrata per la prima volta in Italia nella regione Puglia e in particolare nel territorio del Salento, nell’estate 2013.

Si tratteranno anche le tematiche del sistema di monitoraggio della diffusione della malattia e gli aspetti epidemiologici.

 

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