
Il prossimo 10 aprile si vota in Francia per eleggere il presidente della Repubblica. Chi sarà il nuovo inquilino dell’Eliseo? E quali scelte farà? Ambient&Ambienti segue le vicende d’oltralpe con un analista d’eccezione
Di Alessandro Giraudo*
Da un paio di settimane a Parigi circola una barzelletta: “Chi è il più grande scrittore francese in questo momento? Emmanuel Macron!”. Infatti il presidente sta riempendo e firmando degli chèques in favore di tutti e distribuisce il denaro pubblico, raccolto essenzialmente con il debito dello stato francese, non con la fiscalità.
La barzelletta riflette in larga misura la verità. Il presidente Macron sta “comprando” la sua rielezione con del denaro pubblico che non esiste; è distribuito a vari destinatari (cittadini con basso reddito, imprese in difficoltà, imprese in buona salute, associazioni ed entità specializzate nella ricerca in numerosi settori, ecc.) ed è preso a prestito con i buoni del tesoro che lo stato francese emette sul mercato internazionale.
Un deficit stratosferico
A questo proposito, bisogna ricordare che il deficit del bilancio dello stato francese è esploso nel 2019, si è ancora aggravato nel 2020 e 2021 ed il bilancio provvisorio per il 2022 si basa su un deficit superiore a quello del 2021. Il debito pubblico ormai supera il 115% del PIL et le previsioni per il prossimo anno sono ancora in rialzo. D’altro canto, il deficit commerciale francese è ormai strutturale e supera 70 miliardi di € per l’anno in corso… evidentemente la ripresa dell’economia francese (crescita del PIL di quest’anno stimato a più del 6%) tinge ancora più di rosso il deficit. Ma, paradossalmente, la Camera dei deputati (che ha molto più potere del Senato) è diventata un’assemblea di notai che tramutano in legge i decreti ministeriali presentati dal governo. In parlamento l’opposizione è relativamente silenziosa ed i deputati ed i senatori che appoggiano il governo si sono trasformati in soldatini di piombo tutti allineati ed irreggimentati.
Figuracce internazionali…
Intanto, la Francia perde ancora del potere sullo scacchiere mondiale e basta citare il cocente fiasco sulla commessa di sottomarini francesi annullata dall’Australia che li ha rimpiazzati con dei sottomarini nucleari americani. La reazione francese è stata molto cauta e moderata ed a Parigi circolano due ipotesi: i servizi segreti francesi hanno “bucato” l’informazione e sono stati colti dalla sorpresa oppure il governo ha appreso dagli stessi servizi segreti l’informazione e ha sperato in un rifiuto dell’offerta americana da parte degli “amici” australiani…
…e banlieues violente
Intanto, la vita quotidiana in Francia è inquinata da un clima di violenza che si manifesta essenzialmente nei rapporti sociali nelle banlieues, le periferie delle grandi città, dove gruppi di giovani disoccupati, che vivono soprattutto con il commercio della droga e con piccoli furti, sfidano forze dell’ordine ed anche i pompieri; questi, spesso, sono chiamati per un incendio che non esiste e sono accolti da lanci di pietre…ancora la settimana scorsa, un poliziotto in borghese è stato violentemente picchiato da 4 giovani che lo avevano riconosciuto come uno degli agenti che li aveva spediti in tribunale per un reato commesso, penalizzato dalla decisione del sistema giudiziario che però li aveva lasciati a piede libero.
Il presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale
Le elezioni del presidente della Repubblica sono previste per il 10 aprile del prossimo anno. Si tratta di elezioni a suffragio universale con la partecipazione di tutti gli elettori francesi. La stessa formula è applicata per l’elezione dei deputati. Invece i senatori sono eletti dai grandi elettori: gli stessi senatori, i deputati, i consiglieri regionali, dipartimentali e municipali ed i sindaci delle grandi città.
Se nessun candidato ottiene il 50% dei voti più uno al primo turno delle elezioni presidenziali, allora è previsto il ballottaggio (fissato a 24 aprile) fra i due candidati che hanno ottenuto il miglior risultato: diventa presidente il candidato che raccoglie il più grande numero di voti.
Il panorama è allo stato “gassoso” …cinque anni fa era allo stato solido
Questi due termini, presi a prestito dalla fisica, sono veramente alla moda nel linguaggio degli analisti politici in Francia. Infatti, per molto tempo e fino a cinque anni or sono, il quadro politico era molto preciso: sinistra radicale, centro-sinistra (Partito Socialista e gruppi social-democratici), centro-destra (il partito di Sarkozy) et estrema destra (Marine Le Pen). Attualmente il panorama è ricoperto da una nebbia autunnale molto fitta. Il fronte della sinistra radicale è rappresentato da Melanchon (vecchio tribuno della politica francese), il centro-sinistra da quattro candidati, in totale disaccordo; si tratta di 4 polli che vogliono diventare dei galli… Poi c’è l’ex blocco di Sarkozy spezzettato fra 5 candidati, altri 5 polli alla ricerca di uno statuto di gallo e, nel caso peggiore, alla ricerca di una poltrona di ministro nel prossimo governo. Per il momento, questa nebulosa di vari candidati ha dei confini molto instabili con programmi non ancora totalmente definiti. Ma tutta questa popolazione politica ha poche idee fresche e si limita a proporre dei miglioramenti di reddito dei cittadini (una candidata propone di raddoppiare il salario degli insegnanti, senza precisare come finanziare l’aumento), più lavoro e più sicurezza.
Eric Zemmour, astro nascente della destra
Infine c’è l’estrema destra. Attualmente la sola candidata ufficiale è Marine Le Pen che aveva sfidato Macron nelle precedenti elezioni. Ma questa candidata che dirige il partito “famigliare”, dopo aver commesso il parricidio politico eliminando suo padre dalla testa del partito, ha perso molto potere all’interno del partito e sta subendo una forte concorrenza di un nuovo arrivato: Eric Zemmour. Questo “guastafeste per Marine Le Pen” è un giornalista-polemista che non ha mai assunto nessun ruolo né incarico politico nel passato, sta facendo una campagna a spron battuto, senza aver detto che sarà un candidato alla presidenza. Uomo molto colto e informato, attira l’attenzione della stampa francese, delle radio e delle reti televisive che lo invitano sistematicamente e pubblicano le sue foto sulle prime pagine dei quotidiani e dei settimanali.

Zemmour, di religione ebraica, è un uomo di estrema destra, anti-islamista e xenofobo che dice ad alta voce quello che vari francesi (di tutte le correnti politiche) pensano o dicono a bassa voce. E’ un revisionista della storia della Francia ed ha anche sostenuto che il presidente della Francia occupata dai nazisti (il maresciallo Philippe Pétain, grande vincitore della Prima guerra Mondiale) aveva protetto gli ebrei contro i nazisti che volevano inviarli nei campi di concentramento, cosa che è successa con un numero di vittime molto elevato…A Parigi (…altra triste barzelletta…), quando si parla di Zemmour si cita Cesare: veni, vidi, Vichy…con riferimento al regime di Vichy, dove il governo di Pétain aveva installato il suo governo, con la benedizione dei nazisti. Quindi questo probabile candidato, che nei sondaggi ha già superato Marine Le Pen, è capace di attirare l’interesse di borghesi, di rentiers e di operai che stanno subendo in pieno la crisi del ceto medio in un momento in cui la Francia scopre che è molto più xenofoba di quanto lo pensi, tenendo conto di una forte radicalizzazione di minoranze islamiche, di intolleranze di certi gruppi di immigrati e di vari casi di immigrati che hanno dei problemi con la giustizia.
Un autunno di grande confusione

Ecco perché si parla di situazione gassosa in cui gli atomi si agitano in un movimento browniano senza sosta. In altri termini, il vecchio partito socialista ha perso molte simpatie e è l’ombra di sé stesso; il classico partito gollista di Chirac e di Sarkozy è in un declino pericoloso con i candidati che stanno cercando dei voti sulla loro destra con dei discorsi che fanno l’occhiolino ai simpatizzanti di Marine Le Pen, la quale sta radicalizzando verso la destra il suo discorso per riconquistare le simpatie dei suoi sostenitori che vogliono una destra dura ed intransigente.
Il dibattito politico è molto povero con dei candidati alla ricerca di potere per il prossimo quinquennio. Non a caso Le Monde ha pubblicato in prima pagina un articolo intitolato “Presidenziali: un autunno di grande confusione” in cui si chiede – tra l’altro – anche quale sarà il tasso di astensione, molto elevato nel corso delle due ultime elezioni in Francia.
E bisogna ricordare che, subito dopo le elezioni del presidente, ci saranno le elezioni dei deputati (mese di giugno con due turni) per le quali ormai sono conosciuti i temi del dibattito: sicurezza, immigrazione, scelte energetiche, ecologia, disoccupazione, controllo dei deficit dei bilanci, rimborso del debito pubblico in una Francia che, secondo gli ultimi documenti del Ministero dell’Economia, ha subito un processo di disindustrializzazione molto grave: il paese figura in fondo della classifica dei paesi che hanno vissuto questa grave crisi e precede Cipro e Malta…!
*Alessandro Giraudo vive a Parigi da vari anni, economista, insegna Finanza Internazionale e Storia della Finanza in una Grande Ecole di Parigi ed è autore di vari libri di storia economica