Siccità in inverno, sono gli effetti dei cambiamenti climatici

Siccità nell'oasi campana di Persano (Ph@R.Lenza_WWF)

Quali sono le azioni del governo per contrastarla e quali proposte vengono dai territori e degli enti

 

Una siccità così non si era mai vista in Italia, almeno a memoria d’uomo. Soprattutto d’inverno. È questa l’anomalia che più di ogni cosa lascia a dir poco perplessi. Le cause sono tante ma tutte riconducibili alla stessa matrice: i cambiamenti climatici provocati dall’inquinamento prodotto dall’uomo.

L’assenza di precipitazioni in alcune zone in questo periodo è un campanello d’allarme che non si può non ascoltare o prendere alla leggera. Se le riserve idriche non sono state rimpinguate naturalmente nel corso dell’inverno, con la stagione calda la situazione diventa tragica, insostenibile.

Le azioni del governo Meloni

Foto di Steve Buissinne da Pixabay

Il Governo Meloni ha deciso di fronteggiare l’emergenza siccità con un decreto legge che prevede una cabina di regia a Palazzo Chigi tra tutti i ministeri interessati a definire un piano idrico straordinario, una campagna di sensibilizzazione, un commissario ad hoc e un provvedimento urgente per fronteggiare l’emergenza siccità.

La Lombardia

Un provvedimento elogiato e promosso dal governatore di Regione Lombardia, Attilio Fontana, che ha detto: “Lo stato delle riserve idriche in Lombardia, secondo Anbi Lombardia, l’associazione che riunisce i dodici consorzi di bonifica e irrigazione della regione, vede un deficit di oltre il 55% rispetto alla media. Coldiretti – ha concluso Fontana – ha lanciato un nuovo grido d’allarme riguardo alle imprese agricole. Occorre quindi agire tempestivamente”.

Il Piemonte

Secondo l’Arpa il 2022 è stato per il Piemonte il peggiore anno sotto profilo idrologico degli ultimi 65 anni. Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, lancia un nuovo Programma di sviluppo rurale in cui ci saranno 55 milioni a disposizione per aiutare le aziende agricole a realizzare piccoli invasi, che dovranno essere fatti salvaguardando l’ambiente e il paesaggio.

Per Sima servono 12 miliardi

Ma per iniziare ad affrontare il problema, servono 12 miliardi di euro entro il 2030, oltre a 6 miliardi all’anno solo per la depurazione e la manutenzione della rete idrica.  Sono i calcoli fatti dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima).

“L’Italia investe oggi sulla rete idrica oltre il 50% in meno rispetto alla media europea, e paga il conto di investimenti assai ridotti rispetto agli altri Stati membri – spiega Sima – I paesi Ue destinano alla manutenzione e depurazione delle acque l’equivalente di circa 100 euro a cittadino, in Italia meno della metà: appena 48 euro ad abitante. Per colmare tale gap servirebbero subito 12 miliardi di euro da investire sul sistema acqua, a cui vanno aggiunti 6 miliardi di euro all’anno solo per la manutenzione della rete e la depurazione dell’acqua. Numeri che, tuttavia, si scontrano con i fondi previsti dal Pnrr, nel quale solo 2,8 miliardi di euro sono destinati al sistema acqua.”.

In Italia, la rete idrica necessita una manutenzione straordinaria immediata e costante: 1 capoluogo su 3 registra perdite totali di acqua superiori al 45%, con valori che oltrepassano la soglia del 65%, ma ci sono anche dati al di sotto del 14%.

Sigea: “Contenere le sofferenze delle crisi idriche, un obiettivo comune”

Antonello Fiore
Il presidente della Società italiana di geologia ambientale, Antonello Fiore

Secondo Antonello Fiore, presidente Nazionale della Società Italiana Geologia Ambientale, “Per il benessere del Paese è necessario affrontare l’argomento prima degli eventi di crisi, altrimenti avremo pochissimo tempo per contenere i danni di questa e delle future siccità.

Serve un completamento e potenziamento delle azioni solo avviate nel nostro Paese per fronteggiare e contenere gli effetti sulla popolazione e sull’economia, agricola e industriale, delle future crisi idriche, cose che avevamo già segnalato nel 2017. Le azioni da compiere devono essere prima analizzate nei contesti territoriali, pianificate e progettate, queste non possono essere uniche su tutto il territorio nazionale ma devono differenziarsi tenendo conto delle caratteristiche territoriali, sociali ed economiche. Riteniamo prioritario che il nostro Paese nel prossimo futuro debba agire nelle azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici  – ha concluso Fiore – previste anche dalla Strategia Nazionale di Adattamento al Clima (SNAC).”.

Recupero acque reflue

Intanto, il Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica pone in consultazione pubblica il Decreto del Presidente della Repubblica che armonizza la disciplina nazionale con quella europea sul riutilizzo delle acque reflue urbane depurate ed affinate per diversi usi.

La bozza del nuovo DPR oggetto in consultazione pubblica è al link Acque: MASE, in consultazione pubblica il DPR sul riutilizzo dei reflui urbani depurati e affinati | Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Le osservazioni e le integrazioni potranno essere inviate entro il 31 marzo 2023 alla mail USSRI-5@mase.gov.it, secondo il format predefinito scaricabile.

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