I Racconti del Coronavirus: raccontarci nella pandemia

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Dalle incursioni su Ambient&Ambienti a un libro. Escono per WIP Edizioni I Racconti del Coronavirus. Svelato l’autore: è lo psichiatra Domenico Semisa

Finalmente è uscito allo scoperto. I Racconti del Coronavirus, che Ambient&Ambienti pubblicava lo scorso anno ogni settimana, per raccontare le nostre angosce e le nostre paure, ora hanno un nome. M., il misterioso autore di quelle storie altri non è che Domenico (Mimmo) Semisa, direttore del Dipartimento di salute mentale ASL Bari e Presidente Nazionale della Società Italiana di Riabilitazione Psicosociale (S.I.R.P.) , che spesso con i suoi interventi sulla nostra testata ci ha aiutati capire ed elaborare il disagio che stiamo vivendo da oltre un anno.

E quelle storie, scritte anche per Ambient&Ambienti,  ora sono confluite insieme ad altre in un libro, edito da WIP, che guarda caso ha per titolo proprio I Racconti del Coronavirus e che sarà presentato domenica18 aprile dalle ore 17,30 dal gruppo Pensiamo a Rutigliano nella diretta  Facebook  “Raccontami di te”. Insieme al dottor Semisa, racconteranno il loro rapporto col COVID  un architetto (Francesco di Carlo) e una mamma in DAD (Ezia Losito).

I Racconti del Coronavirus: storie per conoscerci meglio

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Il dottor. Semisa, autore dei “Racconti del Coronavirus”

I 39 racconti divisi in due sezioni, Il primo lockdown e La seconda ondata, e accompagnati da un Epilogo, sono diversissimi tra loro, e la diversità nasce dal tono oltre che dalla lunghezza: racconti dolenti ma anche quadretti spiritosi, piccoli flash o narrazioni più distese; interni inquietanti o squarci su una città avara di sentimenti; sprazzi di luce consolatrice o buio fumoso. Nelle pagine si alternano piccole e grandi figure, meschine, curiose, egoiste, oblative, a mostrare quanto il coronavirus sia penetrato nelle nostre coscienze mutandole, forse in maniera irreversibile.

Ci sarà anche chi si riconoscerà in qualche tic o in qualche situazione decritta con un linguaggio limpido e capace di spaziare tra più registri: ma nulla è dato per scontato e nulla è scritto per irridere qualcuno o qualcosa. E’ l’osservazione diretta – e umanamente partecipata – a offrire la materia delle narrazioni, mai scontata, mai banale.

E di questa umanità raccontata nei Racconti parliamo col suo autore.

“Storie che il COVID ha amplificato”

Dottor Semisa, come mai ha deciso di venire allo scoperto e di pubblicare i Racconti del Coronavirus?

«Nel corso di un’intervista Umberto Eco disse: “Dobbiamo tutti essere grati a chi scrive e pubblica libri, piuttosto che interrogarci sulla loro qualità, perché sono persone che hanno deciso di condividere con noi una parte di sé”. Ho quindi deciso per una condivisione più ampia. Mi sono divertito ed emozionato a scrivere i 40 racconti del libro, spero di far divertire e di suscitare qualche emozione in chi li leggerà».

Quanto i personaggi sono reali o frutto di invenzione? Sono storie vere o totalmente di fantasia?

«Gli spunti di partenza derivano talvolta da eventi reali, altre volte da suggestioni nate dentro di me o da frasi o affermazioni che mi hanno colpito. Ogni volta poi ho dilatato la realtà, l’ho deformata e talora resa grottesca, sperando che questa trasformazione operata con la fantasia e con l’ironia sottraesse peso ed infondesse leggerezza anche a situazioni intrise di dramma, di dolore o di aggressività. Peraltro le situazioni drammatiche vissute dai personaggi spesso possono essere ben poco attribuite alla responsabilità della pandemia, ma sono crisi, drammi, reazioni e contraddizioni legate alla vita delle persone. Il COVID in alcuni casi ha il solo effetto di amplificarle, in altri è solo lo spettatore più o meno partecipe dell’evolversi fatale degli eventi».

“Terapia ma anche autoterapia”

A quale personaggio si sente più affezionato? Quale le ha fatto più paura mentre lo creava?

«Sono molto legato a tutti i personaggi, li amo tutti. Non ne ho paura, non li giudico, non simpatizzo per le loro azioni né mi schiero contro di loro. Semplicemente li amo. Le loro azioni e le loro contraddizioni sono essi stessi, il loro carattere, il loro modo di essere vivi e di resistere alla vita. Senza le loro storie, che possono suscitare simpatia o compassione o orrore e repulsione, essi stessi non esisterebbero. E così forse si può dire per ciascuno di noi».

Le è servito, da medico, scrivere in questo periodo di pandemia?

racconti coronavirus_cover«Sì, mi è servito per interiorizzare gli eventi, dar corpo alle suggestioni ed elaborare le emozioni che suscitavano in me. Anche esprimerle e trasmetterle ad altri nella forma dei racconti brevi ha fatto parte di una sorta di autoterapia di cui c’è stato bisogno in momenti di grande stress come quelli cui la situazione pandemica continua a costringerci».

“I giovani stanno soffrendo moltissimo”

I dati parlano di un grande aumento di patologie psichiatriche tra i giovani e i giovanissimi: come mai? E come noi genitori, insegnanti, amici, possiamo stare vicino ai ragazzi? Consiglierebbe come terapia la scrittura?

«I giovani stanno soffrendo moltissimo. Vengono sconvolti abitudini e comportamenti di cui hanno grande bisogno nell’età dell’adolescenza e della giovinezza, sostituiti da una cultura dell’isolamento che non appartiene a nessuno di noi ma specialmente a loro. Non so se la scrittura possa essere per loro una giusta terapia. Credo in ogni caso che essi abbiano bisogno di riconoscere le emozioni, più problematiche che positive, che le limitazioni e gli stravolgimenti dovuti alla pandemia suscitano in loro, abbiano bisogno di elaborarle e di saperle esprimere in modo al contempo libero e sano».

E lei userà ancora la scrittura come strumento di conoscenza? Scriverà altri racconti?

«Ci sto pensando».

 

Domenico Semisa, I Racconti del Coronavirus, WIP Edizioni, 2021, 142 pagg., € 14,00

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