In tema di inquinamento da Amianto non si può tacere quanto sta accadendo in Basilicata, e precisamente nel comune di Ferrandina. Cose già molte volte denunciate da vari blog, e ben articolate anche da importanti testate periodiche nazionali come l’Espresso che descrive ampiamente il gravissimo problema a cui bisogna che segua quanto prima un intervento davvero risolutivo delle autorità competenti.
Il Comune di Ferrandina è, di fatto, gravemente afflitto dal problema del fibrocemento per via della presenza sul territorio della Materit, azienda del gruppo Fibronit, attiva tra il 1973 e il 1989. La città ora sta morendo a ritmi più veloci di quelli naturali, a causa delle malattie indotte dall’amianto in fibre. I primi sono gli impiegati della stessa, 10 sono già morti, ma altri 16 sono gravemente ammalati di cancro. Ogni famiglia di Ferrandina e dei dintorni ha poi – si dice in paese – almeno un parente che combatte la malattia. All’ospedale di Matera i medici hanno notato un aumento di malattia specifica dovuto a inalazione delle fibre di amianto presente nell’eternit. Alcuni lavoratori della Materit hanno dichiarato che nel periodo della propria attività l’azienda non rispettava norme di sicurezza e che “le fibre micidiali durante la lavorazione scendevano e poi risalivano e mai si posavano e galleggiava in aria come neve senza peso, quasi in attesa di essere respirata”. Un racconto davvero raccapricciante, specie ora che siamo abituati a vedere operai specializzati nell’approccio a depositi di eternit, vestiti come astronauti, con tute speciali, ermeticamente chiuse e con respiratori simili a quelli dei sub e bombole di ossigeno.
Due immagini che da sole dovrebbero far scattare misure di sicurezza. Eppure centinaia di sacchi di eternit frantumato, di fibre in sacchi dal peso di circa 100 kg giacciono incustoditi nella struttura ormai abbandonata e lungo le strade. Anzi, lungo l’unica strada più veloce, la Bradanica. I sacchi di 100 kg sono circa 600. Né i cartelli sembrano avere più la loro funzione, hanno perso di efficacia. I cittadini del posto non possono lasciare la loro terra, né gli animali vanno a pascolare altrove. È un dramma che si consuma sotto gli occhi di tutti ma nessuno fa niente per contribuire concretamente alla soluzione.
Intanto si scoprono nuovi casi. Nunzia, dopo aver perso il marito, sembrava essere abituata a convivere con la malattia innaturale. Ma poi scopre su di se un cancro al seno. Scopre che alla malattia non ci si abitua mai. Decide allora di asportare la parte, compie maggiori accertamenti. Ma il cancro è presente nella sua via più di quanto essa crede. Il cancro è ora la sua vita stessa e si rivela come una presenza scomoda e frettolosa. Nunzia scopre, infatti, dopo la risonanza magnetica che il male fa parte di lei, è ovunque. Cadono dunque tutte le speranze che essa riponeva nella operazione al seno.
Sembra che Ferrandina sia un paese abitato da una specie in via di estinzione, tutto ciò sta accadendo davvero, e sembra che il Governo stia aspettando ‘il momento‘, come in un assedio al nemico. Forse per avere meno ostacoli all’insediamento di altre industrie legate al trattamento o stoccaggio di rifiuti di ogni genere? Le associazioni ambientaliste, come OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista), denunciano continuamente situazioni simili, più piccole e più diffuse ma a Ferrandina le cose sfiorano davvero il limite e, anzi, lo hanno già da tempo superato.
Secondo l’intervista pubblicata da L’Espresso, e disponibile anche sul web, ad alcuni ex dipendenti, la questione è ben oltre il limite, infatti. Le autorità – dichiara L’Espresso – sanno da tempo, e tuttavia nulla si muove, la maggioranza della società locale dal canto suo, sembra che ormai abbia gettato la spugna. Ma alcuni volontari che hanno a cuore la salute della propria gente e dell’ambiente in cui vive, non ci stanno. Tuttavia neanche dopo la diffusione di un agghiacciante video prodotto da OLA, dall’Associazione Ambiente e Legalità ed ancora da Pensiero Attivo, quest’ultima è un’associazione di giovani di Ferrandina che sperano in un futuro “normale”, è accaduto qualcosa che potesse in qualche modo aiutare a risolvere la situazione. Le tre associazioni insieme hanno prodotto un servizio inchiesta che mostra i depositi di amianto in sacchi lasciati incustoditi nonché il percolato inquinante della discarica di Casaleni. “Nemmeno far vedere il video in piazza è servito a smuovere le coscienze, – dice Spartaco – la conseguenza più devastante di essere diventati la pattumiera d’Italia è che tutti si sentono legittimati a fare quello che vogliono”. Che amara ironia se si pensa che proprio qui fu girato il famoso film del 1978 di Francesco Rosi. Ora suonerebbe meglio con il nome: “Cristo si è fermato a Ferrandina”.