Coronavirus. Qui…Germania: “Italiani nei pensieri dei tedeschi”

Ritorno a scuola solo per le ultime classi, ragazzini affidati a docenti volontari, monitoraggio continuo della fase 2: così la Germania affronta la pandemia da coronavirus. La testimonianza di una insegnante italiana

In una Germania che estende almeno fino al 10 maggio le misure di distanziamento fisico e sociale, dopo che la cauta ripartenza dei giorni scorsi aveva fatto rialzare pericolosamente il tasso di contagio, e che ad oggi conta poco più di 159mila casi di coronavirus e “solo” quasi 6300 morti grazie una strategia fatta di isolamento dei contagiati e di numerose terapie intensive, la situazione italiana e le mosse del governo Conte sono rilanciate dai media e esaminate con attenzione. A dirlo ad Ambient&Ambienti è una insegnante italiana, Maria Teresa Capozza.

il Koenigin Katharina Stift Gymnasium,
il Koenigin Katharina Stift Gymnasium, a Stoccarda, dove insegna Maria Teresa Capozza (Foto Ambient&Ambienti)

Originaria di Bari, 61 anni, Maria Teresa Capozza vive a Stoccarda, la capitale del Baden Wuerttenberg, nella Germania meridionale, dove si è trasferita da quasi tre anni. Qui continua la sua carriera professionale di docente nei licei italiani: insegna infatti Italiano, Storia e Geografia in lingua italiana in un liceo bilingue, il Koenigin Katharina Stift Gymnasium, per incarico del Ministero degli Esteri italiano.

Con la prof.ssa Capozza abbiamo affrontato in particolare il tema della scuola, un tema che sta movimentando i pensieri soprattutto dei ragazzi italiani che dal 17 giugno affronteranno gli esami di maturità.

L’intervista

 Come state affrontando tu e le persone a te care l’emergenza COVID-19?

«I rapporti sociali sono pari allo zero. Usciamo per fare la spesa o qualche passeggiata in solitaria, no amici, no bar, no ristoranti, no cinema, no concerti. E da lunedì 27 aprile mascherina obbligatoria in tutti gli spazi esterni alla propria casa.»

Quale percezione hai di come Stoccarda sta affrontando la nuova fase di ripresa dalla pandemia?

«Qui la fase critica è stata vissuta senza grande panico, anche perché le informazioni, che pure sono state continue e complete, non sono state passate con toni gridati e allarmistici. Vero è anche che la gravità della pandemia si è abbattuta molto più violentemente sull’Italia. Quello che qui si sa della fase 2 è che ogni 2 settimane la situazione sarà monitorata, per verificare se non si debbano adottare di nuovo misure più restrittive. Nei pochi negozi aperti si entra solo con carrello e i carrelli sono appositamente contingentati, così si può tenere basso il numero dei clienti. Quindi si fa la fila anche per il carrello».

A scuola con le necessarie cautele

La prof.ssa Maria Teresa Capozza insegna in un liceo bilingue a Stoccarda

Tu sei un’insegnante. Come si sta affrontando la situazione scolastica? Quali i lati positivi e quali quelli negativi delle decisioni prese per affrontare il ritorno a scuola? 

«Per ora andiamo ancora avanti con lezioni a distanza, organizzate sia attraverso la piattaforma su cui mettiamo i lavori per gli studenti, che via mail per la consegna dei lavori e con videoconferenze. Dal 4 maggio entreranno a scuola solo la classe che ha gli esami quest’anno e quella che avrà gli esami l’anno prossimo. Le altre classi torneranno in presenza dopo le vacanze di Pentecoste, ossia a metà giugno, ma non si sa ancora con quali modalità.

«Certo distanze e mascherina saranno obbligatorie per tutti, sempre, ma bisogna risolvere il problema delle classi numerose, che arrivano fino a 30-31 alunni e degli spazi che ormai, con la distanza di 2 metri, non sono più sufficienti.»

 Come si stanno attrezzando le scuole per salvaguardare la salute di studenti e insegnanti?

«La scuola e gli esami si concluderanno il 29 luglio, quindi le cose potrebbero progressivamente anche cambiare. Il Rettorato della mia scuola sta lavorando intensamente per risolvere i problemi ed è sempre in stretto contatto con i genitori per trovare soluzioni che vadano bene a tutti. Qui ci sono anche norme differenti per la tutela dei lavoratori a rischio, compresi i docenti (ultrasessantenni, donne in gravidanza, chi soffre di patologie che indeboliscono il sistema immunitario), che dovranno svolgere il lavoro a distanza, e per i ragazzi minori di 12 anni che abbiano entrambi i genitori impegnati in lavori legati all’emergenza (forze dell’ordine, medici e infermieri, vigili del fuoco etc). Di questi ragazzi devono prendersi cura le scuole, che chiedono a docenti volontari di effettuare il servizio di vigilanza nei locali scolastici (di solito si tratta di pochi ragazzi). Insomma trovare soluzioni per tutti è davvero complicato!»

Come sta funzionando la didattica a distanza?

«Cosa penso della didattica a distanza? Bene per tempi ridotti, uno stimolo per la creatività di docenti e alunni, ma non riesce a sostituire la didattica in presenza. E non solo per la mancanza affettiva (alcuni ragazzi cadono in uno stato di abulia e tutti vorrebbero essere con i loro amici e docenti!), ma anche perché il docente in classe calibra immediatamente i suoi interventi in base al feedback esplicito e implicito degli alunni. La domanda, l’occhiata interrogativa, il sorriso di assenso, la matita in bocca, il sospiro, lo sguardo fuori dalla finestra sono per i docenti i segnali che indicano come sta procedendo la lezione e permettono di effettuare repentine correzioni di rotta. Tutto questo non funziona con uno schermo di mezzo!»

il Koenigin Katharina Stift Gymnasium,
il Koenigin Katharina Stift Gymnasium è stato fondato oltre 2 secoli fa (Foto di Maria Teresa Capozza per Ambient&Ambienti),

L’Italia vista dai tedeschi

Come viene vista in Germania la situazione dell’Italia?

«Qui a Stoccarda la presenza italiana è molto forte e forte è il senso di vicinanza e di afflizione per le vicende italiane. Ma direi che l’Italia, per la simpatia di cui gode in tutta la Germania, è nei pensieri di moltissimi più tedeschi di quanto noi in Italia non crediamo. Le immagini italiane, Bergamo in testa, rimarranno a lungo impresse nella memoria di milioni di tedeschi. Inoltre i maggiori quotidiani nazionali riservano molto spazio non solo alle vicende, ma anche agli interventi governativi e politici sul tema.»

Adesso preferiresti trovarti in Italia o a Stoccarda?

«La mia famiglia è per metà in Germania e per metà in Italia. Questo mi fa sentire sospesa e inquieta. L’Italia mi manca ancora di più in questo momento e con mio marito, tedesco, abbiamo deciso che tutti i nostri viaggi futuri saranno in Italia. E questo anche per sostenere il turismo, così come oggi nel nostro piccolo sosteniamo le aziende alimentari italiane e meridionali in particolari, acquistando o regalando rigorosamente prodotti made in Italy. E’ un tuffo al cuore quando al supermercato scopriamo la burrata di Noci, le verdure di Manfredonia, Polignano o Ginosa e il vino del Salento!»

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