
“In Lussemburgo il controllo del confinamento è stato molto meno rigido che in Italia, il Governo ha attuato una politica preventiva. La stampa lussemburghese, molto educata, non ha lasciato dei traumi”
Il Covid-19 ha azzerato le distanze e le differenze dei popoli. La pandemia ha colpito tutti indistintamente, come uno tsunami che non accenna ancora a perdere la sua forza distruttiva.

Non tutte le Nazioni hanno però attuato gli stessi protocolli di sicurezza, ma i piani italiani sono stati visti, apprezzati, criticati e attuati da tutto il mondo. Come si sa, noi italiani siamo ovunque. Per questo motivo abbiamo deciso di chiedere ai nostri connazionali all’estero, come stanno vivendo l’emergenza Covid-19. Questa volta siamo andati a Lussemburgo.
Ultimo granducato al mondo governato da una monarchia parlamentare, il Lussemburgo da sempre è una meta molto apprezzata dagli italiani che si spostano all’estero per lavorare. Gli italiani sono la comunità più numerosa dopo i portoghesi e i francesi. Un sistema finanziario solido e affidabile basato sul settore bancario, sulla produzione di acciaio e sull’industria. Pur essendo soprannominato il “Cuore vede d’Europa”, il Lussemburgo ha molte industrie e ha molte esportazioni, tanto da produrre il reddito pro capite più alto al mondo, mentre per il potere d’acquisto è secondo solo dietro al Qatar.
A raccontarci della sua esperienza di vita e come è stata affrontata l’emergenza Covid-19 è Nicola Napoletano, 47 anni, pugliese, che vive a Remich ormai da cinque anni.
Remich è un Comune situato nel Sud Est del Lussemburgo, sulla riva sinistra del fiume Mosella che delinea il confine con la Germania. Con una popolazione di quasi 3.700 abitanti, la città è meta turistica per i vigneti e la produzione di vino.
Come state affrontando tu e le persone a te care l’emergenza COVID-19?

«Siamo in confinamento presso le nostre abitazioni da quando il governo ha dichiarato l’emergenza Covid-19 il 16 marzo. Da lunedi 17 aprile, lavorando io nel settore Edile, il governo ha deciso di farci ripartire in quanto strategici per l’economia del Paese. Va considerato che ad oggi la situazione dell’epidemia Covid-19 è stata molto ben gestita e risultano ufficialmente 3.741 contagiati, 3.123 guariti e 89 decessi totali (dati aggiornati al 29/04/2020, ndr) su una popolazione totale di circa 600.000 abitanti».
Qual è la percezione della città in cui vivi?
«Remich è una località turistica affacciata sulle colline del fiume Mosella, le splendide giornate ed il clima primaverile hanno addolcito molto la percezione del confinamento. Bisogna sottolineare come in Lussemburgo il controllo del confinamento è stato molto meno rigido che in Italia, nessuna sanzione penale ed una multa di 145 euro per i trasgressori delle indicazioni governative. Il Lussemburgo ha attuato una politica preventiva effettuando un numero record di tamponi ed organizzandosi in tempi decenti per soddisfare qualsiasi richiesta in tal senso. Il tampone viene prescritto dal medico di famiglia ed è gratuito o a pagamento se non vi è la prescrizione. La stampa lussemburghese, peraltro, è molto educata (e sicuramente anche meno libera di quella italiana); dunque, la percezione finale dell’emergenza non ha sicuramente lasciato dei traumi».
Come viene vista la situazione italiana?

«L’impressione che si ha dell’Italia dal Lussemburgo è quella di un animale ferito ed intrappolato che si divincola in qualsiasi direzione in grandi sofferenze e spasmi quotidiani. Mi dispiace molto dirlo, ma le voci ed i commenti soprattutto negli ambienti finanziari sulla situazione italiana dopo il Covid-19 e la relativa perdita di PIL sono tutti nella direzione che prevede il default del Paese».
Adesso preferiresti trovarti in Italia o nella città dove attualmente risiedi? Perché?
«Tornare in Italia dai nostri cari sarebbe sempre un piacere, nessuno di noi emigranti è andato via per ingratitudine nei confronti della nostra madrepatria, quindi certamente in prima istanza preferiremmo essere tutti in Italia… ma a fare cosa? Vista la attuale e futura situazione economica?».