Tassa rifiuti, oltre la TARIP c’è di più

Uno studio sperimentale dimostra che il modello attuale di calcolo della tassa sui rifiuti non è né efficace né equo

 

La tassa sui rifiuti pesa molto sul bilancio delle famiglie italiane. Se il calcolo poi non è corretto da parte delle amministrazioni o la gestione della raccolta differenziata non funziona a dovere, la rabbia dei cittadini diventa legittima e condivisibile.

Ma per poter dare una corretta lettura e gestione di questa tassa è necessario cambiare “punto di vista”. Uno studio indipendente, dimostra che la TARIP applicata così com’è oggi – ovvero la tariffa puntuale che consente di pagare il servizio di raccolta rifiuti solo in base al volume di scarti indifferenziati prodotti – non è né efficace in termini economici, né soprattutto equa nei confronti dei cittadini davvero virtuosi. I risultati di questa indagine, condotta da Andrea Valentini, Luca Belfiore e Mauro Sanzani, saranno presentati nel corso di un convegno che si svolgerà il prossimo 28 ottobre alla Fiera Ecomondo di Rimini.

La sperimentazione a Terre Roveresche

Lo studio ha avuto luogo a Terre Roveresche, 5mila anime nella provincia di Pesaro Urbino. In questo piccolo Comune è stato infatti sperimentato per la prima volta in Italia un modello avanzato di calcolo della tariffa puntuale, che tiene conto non solo dei rifiuti indifferenziati conferiti dalle utenze, ma contabilizza più frazioni, tra cui la frazione organica e la carta. Non solo. Questo modello, sviluppatosi sulla base della metodologia Carbon WastePrint, validata da RINA Service Spa in conformità ai principi della norma UNI EN ISO 14064-2:2012, associa a ogni frazione un fattore di emissione, consentendo così di calcolare la quantità di CO2 prodotta dalla singola utenza nella gestione dei propri rifiuti.

L’innovativo sistema di calcolo della quota puntuale della tassa rifiuti è stato approvato dal Comune il 30 settembre 2020 con apposito regolamento. E, da un punto di vista operativo, ha contato sul supporto tecnologico di Junker app. L’applicazione ha infatti aiutato i cittadini a differenziare meglio e senza errori i propri rifiuti, ma ha soprattutto consentito di realizzare quel coinvolgimento, diretto e interattivo, degli utenti, che si è rivelato fondamentale per il successo di questa transizione verso un modello tariffario più avanzato.

Non tenendo conto di una frazione ad elevato impatto, come quella organica, la TARIP attuale non dà indicazione alcuna in merito alle azioni intraprese dalle famiglie per ridurre lo spreco alimentare (che pure rappresenta un problema enorme a livello globale, come recentemente sottolineato dal rapporto di Waste Watcher International).

I risultati della sperimentazione

Il caso di Terre Roveresche ha dimostrato che tali errori avvengono con frequenze molto elevate: addirittura 1 utenza su 5 ha mostrato performance opposte rispetto al valore della tariffa presuntiva. Col modello avanzato, il 17,9% delle utenze ha infatti registrato una riduzione della tariffa laddove, col modello TARIP attuale, avrebbe ottenuto un aumento. E viceversa.

Allo stesso tempo, grazie all’attivazione di questa tariffa puntuale innovativa, il Comune ha ottenuto un’importante riduzione del costo del servizio di gestione dei rifiuti. Il risparmio sarà ripartito sotto forma di sconto tra le famiglie più virtuose. Ma, soprattutto, questo caso-studio ha dimostrato gli straordinari benefici del modello Carbon WastePrint su uno dei fronti ambientali più impellenti a livello mondiale: la lotta al cambiamento climatico. Per il 2020 l’ente RINA Service Spa ha infatti certificato una riduzione complessiva di 2.901 tonnellate di CO2 da parte dei cittadini di Terre Roveresche, pari a circa il 25% in meno rispetto all’anno precedente.

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