
Le note positive dell’onorevole Dario Iaia dopo la visita al cantiere di costruzione del depuratore, nonostante molte opere devono ancora essere completate. Rimangono i dubbi dei cittadini sullo scarico complementare nel mare di Torre Colimena.
Qualche giorno fa l’onorevole Dario Iaia, ex sindaco di Sava, ha effettuato un secondo sopralluogo al depuratore consortile di Sava e Manduria, accompagnato dai sindaci dei comuni di Manduria e Sava, dal consigliere regionale Renato Perrini e dai tecnici di Aqp che hanno illustrato lo stato dell’arte dei vari progetti in fase di cantiere, legati al depuratore.

Unica assente l’Amministrazione di Avetrana. “Non c’entriamo con questo progetto” ha commentato il Sindaco Antonio Iazzi, anche se, nel tempo, il Comune di Avetrana è sempre stato presente agli incontri, essendo parte in causa in questa annosa vicenda.
“L’impianto di Manduria sarà uno dei più tecnologici ed avanzati della Puglia”
La visita al futuro impianto di depurazione è stata fatta “per appurare come i lavori per la realizzazione di questo fondamentale impianto siano in fase estremamente avanzata – recita la nota della segreteria dell’onorevole – di un’opera che serve a dotare di un servizio efficiente di depurazione delle acque reflue i comuni di Manduria e Sava e le Marine Manduriane”.
Iaia ha poi affermato che “l’impianto di Manduria sarà uno dei più tecnologici ed avanzati della Puglia, con un sistema di affinamento delle acque estremamente efficace. Rispetto all’andamento dei lavori – ha scritto – sono in corso al momento quelli per la realizzazione delle condotte di collegamento tra i diversi impianti che dovrebbero terminare entro il prossimo gennaio ed il completamento delle trincee drenanti”. Le trincee drenanti sono ancora nella prima fase di scavo mentre i lavori nei comuni di Manduria e Sava per creare la rete fognaria devono ancora partire.

E ancora. “Nessuno dovrà temere per il territorio che, al contrario, potrà adesso beneficiare di un servizio privo di impatto ambientale”. Quest’ultimo probabilmente è un tentativo politico di convincere i cittadini avetranesi e tutti coloro che hanno la casa a Torre Colimena, preoccupati dell’impatto negativo che potrà avere lo scarico complementare previsto nel mare che bagna la cittadina. Tutto questo mentre i depuratori già esistenti di Maruggio e di Avetrana, seppure più vicini alla costa, non versano i reflui fognari a mare.
A quali città servirà il depuratore consortile?
Stiamo parlando del “depuratore consortile di Sava e Manduria con relativo scarico complementare” che dovrebbe servire i comuni di Manduria, Sava e le marine del litorale manduriano. La città di Manduria è in realtà dotata di un depuratore, che però scarica le acque reflue in una voragine, in deroga alla normativa. Il comune di Sava invece il depuratore non ce l’ha, ma non ha neppure una rete fognaria completa. Ultime le Marine di Manduria (San Pietro in Bevagna con le sue spiagge, la riserva naturale di Torre Borraco la Riserva Naturale della Foce del Fiume Chidro, Specchiarica con le sue spiagge, Torre Colimena con la Riserva Naturale Salina dei Monaci) che non solo non hanno né acqua e nemmeno fogne, ma che fanno parte del terzo stralcio del “progetto” che si realizzerà, se si troveranno le risorse, nel 2037.
Le acque cristalline delle spiagge della Riserva Naturale Salina dei Monaci
Si sta costruendo un depuratore che non servirà le Marine, nonostante venga costruito a ridosso, ma solo le città di Sava e Manduria che sono distanti da quel luogo. Inoltre, quando verrà attivato, servirà solo 30 mila abitanti, forse nemmeno tutti gli abitanti di Sava e Manduria.
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Ma come si è arrivati ad un progetto così osteggiato dai cittadini che rischierà di recare gravi danni ambientali all’ecosistema marino?
Una vecchia storia non ancora conclusa

Occorre fare un salto indietro di ben 20 anni, a quando, nel lontano 2000, la Regione Puglia fece un invito al sindaco di Manduria per adeguare il vecchio depuratore e potenziarlo per permettere un recapito anche alla rete di Sava. Ci pensò il successivo sindaco, Antonio Calò, a spostare il depuratore verso la costa, la costa salentina per intenderci, quella dove il mare è cristallino, dove nidificano le tartarughe marine e migliaia di turisti ogni anno vanno a trascorrere le vacanze. All’epoca però gli scarichi dei depuratori lungo la costa potevano avere solo il recapito in battigia e così si dovette cercare un’altra soluzione (era impensabile uno scarico proprio nel centro di San Pietro in Bevagna), sempre sulla costa (perché da lì era impensabile muoversi e trovare altre soluzioni).
Il successivo sindaco Massaro, nel 2005 sceglie il punto più distante dai confini territoriali di Manduria ma più vicino a quelli di Avetrana: zona Urmo Belsito. Per evitare lo scarico in battigia trova, come soluzione, quella di una una condotta sottomarina che avrebbe dovuto scaricare in mare i liquami frullati e non depurati, così come prevedeva la normativa di allora.
Disastro nel disastro, appunto.
Il sindaco Paolo Tommasino (quando Nichi Vendola era presidente della Regione Puglia) viste le numerose proteste dei cittadini e degli ambientalisti, ottiene l’affinamento delle acque in tabella 4: acqua più pulita da usare in agricoltura senza togliere però la condotta sottomarina. Dopo un periodo di commissariamento, il sindaco Roberto Massafra formalizza il progetto del depuratore all’Urmo, le vasche di raccolta e drenaggio, lasciando sempre lo scarico emergenziale nel mare.
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A febbraio 2011 la Regione Puglia esprime parere favorevole alla compatibilità ambientale del progetto, nel 2019 lo scarico emergenziale/complementare viene tolto dal tratto di mare antistante il depuratore ma, tramite condotta, convogliato verso il Bacino di Torre Colimena, in piena zona protetta. Tanti sono stati i ricorsi e le proteste portate avanti dai cittadini, al momento tutte respinte. Un aiuto potrebbe arrivare dalle nuove direttive della Commissione Europea, entrate in vigore a giugno 2023 e a questo importante Ente si rivolgeranno i cittadini, sostenuti da un avvocato milanese, Claudio Linzola, che li sta aiutando gratuitamente nella battaglia. All’Europa si porteranno su ub piatto d’argento le due aree protette, appartenenti al Litorale Tarantino Orientale (Foce del Chidro e Salina dei Monaci), istituite dalla Regione Puglia con L.R. 24/2002, le si racconterà che questi luoghi sono Siti di Interesse Comunitario (SIC) per via della presenza di Posidonia Oceanica e del cui mare Arpa Puglia continua ad accertare lo stato incontaminato e incontaminabile.
Ma anche che tutto questo splendore rischia di venire danneggiato per sempre.