Foresta Umbra patrimonio mondiale Unesco

Il millenario faggeto nella Foresta Umbra, cuore del Parco nazionale del Gargano, è entrato a far parte dei siti Unesco. Si tratta del secondo riconoscimento per il Promontorio, dopo quello del santuario di Monte Sant’Angelo.

Con questa nuova iscrizione, l’Italia detiene ben 10 delle 75 faggete Patrimonio dell’Umanità. I siti selezionati ricadono nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e, appunto, nel Parco Nazionale del Gargano. Ci sono poi il Parco Nazionale del Pollino e i Comuni di Soriano nel Cimino e Oriolo Romano.

Il dossier di candidatura delle faggete della Foresta Umbra era stato presentato a Parigi nei primi mesi del 2016 e aveva soddisfatto perfettamente i requisiti richiesti dall’Unesco affinchè potesse ricevere la denominazione di “patrimonio mondiale”.

(Guarda il video a cura dell’operatore freelance Antonio Di Bitonto)

 Un documento straordinario unico nel suo genere

«Le faggete della Foresta Umbra sono uniche in Europa per il loro aspetto maestoso e l’elevata biodiversità», ha dichiarato Alfredo Di Filippo dell’Università della Tuscia di Viterbo (DAFNE). Lo studioso ha seguito l’iter ed era presente a Cracovia  al World Heritage Committee, durante il quale c’è stata l’iscrizione ufficiale.  La foresta Umbra entra così nella rete europea delle foreste vetuste di faggio della quale fanno già parte le faggete della Slovacchia, dell’Ucraina e della Germania.

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Elevatissimo il grado di conservazione di questi siti in ambiente Mediterraneo. Qui il faggio riesce a raggiungere 350 anni di età ed un’altezza di 45 metri, tenendo conto che in situazioni analoghe non supera i 250 anni e 35 metri di altezza. La riserva di Falascone, che insieme a quella Umbra costituisce il cuore del faggeto, inoltre, costituisce un rarissimo esempio di faggeta mista. Un’altissima varietà di specie arboree dalle dimensioni eccezionali (aceri, tigli, carpini, agrifogli e soprattutto tassi), la rendono unica nel suo genere.

Faggete e siccità. Monitoraggio e dati

I faggi della Foresta Umbra sono i primi in Italia su cui è in corso un importantissimo monitoraggio sulla crescita degli alberi. Lo studio permetterà di quantificare aspetti finora sconosciuti del ciclo vitale del faggio nelle foreste vetuste mediterranee.

«Abbiamo montato  ha spiegato Alfredo Di Filippo – nove sensori metallici (dendrometri elettronici) in tre zone che presentano condizioni ambientali diverse. I primi risultati di questo studio, che monitora le oscillazioni che interessano il fusto dell’albero, confermano che i faggi hanno sorprendenti capacità di crescita». Infatti gli alberi aumentano in circonferenza anche 1-2 mm al mese nelle prime fasi della stagione vegetativa.

«La crescita è stata particolarmente intensa tra metà maggio e i primi di giugno, incrementando rapidamente nei periodi caldi conseguenti ad eventi piovosi, ma mostrando stasi nelle fasi aride», continua Di Filippo. Altro elemento importante è che alberi si contraggono ed espandono giornalmente anche di 1-2 decimi di mm., con le manifestazioni più impressionanti a seguito delle piogge; in questo caso l’albero può aumentare notevolmente il volume dei propri depositi di acque in fusto e rami.

Foresta Umbra patrimonio mondiale UNESCO: un aiuto contro la siccità

Considerando l’eccezionale siccità che sta colpendo il Paese in questo anno da record climatico, lo studio in corso nelle faggete del Parco Nazionale del Gargano sarà di estremo interesse per la conservazione delle faggete garganiche e per osservare la strategia operata dai faggi durante quest’estate particolarmente arida.

 

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