Emission trading: presto ridotto il diritto di inquinare

Il Parlamento europeo si è posto l’ambizioso obiettivo del 40% in meno di emissioni di CO2 entro il 2030 (nella foto, la sede del Parlamento europeo a Bruxelles

Approvata a Bruxelles l’8 luglio scorso (con 495 voti favorevoli, 158 contrari e 49 astensioni) dal Parlamento europeo in prima lettura, la riforma del sistema di scambio di quote di emissione (ETS, Emission Trading System). Il testo licenziato dal consesso prevede un sistema di prelievo automatico dal mercato e di collocazione in riserva di almeno 900milioni di quote di emissione di CO2 al fine di stimolare l’innovazione nel settore dell’efficienza energetica conseguentemente all’aumento del costo delle quote disponibili.

La compravendita delle emissioni è, infatti, un sistema di Cap and Trade, cioè un meccanismo basato sulla determinazione, a opera di ogni Stato membro su approvazione della Commissione Europea, di quantitativi massimi annuali di emissioni di anidride carbonica (cap, espresso in quote di emissione) attribuiti a soggetti autorizzati a emettere gas ad effetto serra.

Alla fine di ogni anno i partecipanti devono restituire un numero di quote pari alle loro emissioni annuali. L’eventuale insufficienza di quote viene sanzionata, mentre l’eccedenza può essere accantonata per i periodi successivi o ceduta dietro corrispettivo anche a soggetti non obbligati all’ETS (purché iscritti in apposito registro e titolari di un conto deposito) e pertanto acquistato dagli impianti più inquinanti mediante contratto o tramite l’intermediazione delle cosiddette “borse dei fumi” (piattaforme di scambio quali Exaa, Nord Pool, Powernext, Gme, Sandeco2, Ccx).

Il meccanismo di correzione automatica del mercato previsto dal regolamento in via di emanazione si è reso necessario a seguito della crisi economica che ha incrementato il numero di quote disponibili, abbattendo considerevolmente i prezzi delle stesse (da 30 a circa 8 Euro/Tonnellata di emissioni). Questa distorsione ha indotto i complessi industriali ad acquistare un maggior numero di quote di emissione piuttosto che ad investire in tecnologie meno inquinanti.

Anche la Direttiva n. 2003/87/CE sul mercato delle emissioni – già modificata nel 2009 – sta per essere rivista dalla Commissione, la quale sta lavorando a un’ampia riforma dell’ETS che sarà presentata entro la fine dell’anno. Per settembre è invece prevista l’approvazione da parte del Consiglio della posizione del Parlamento in commento, approvazione già informalmente concordata dalla Presidenza del Consiglio.

Sembra pertanto non necessaria la seconda lettura. La politica di sostenibilità e contrasto ai cambiamenti climatici trova così una rinnovata spinta verso l’ambizioso obiettivo del 40% in meno di emissioni di CO2 entro il 2030. La riserva di stabilità delle quote di emissione appare infatti uno strumento efficace per stabilizzare il sistema ETS stimolando al contempo l’innovazione nel settore dell’efficienza energetica. La riserva di stabilità sarà operativa già dal 1° gennaio 2019, due anni prima di quanto previsto dalla Commissione

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