Cemento, il business dell’ecocriminalità

Lo scheletro dell'Hotel mai completato per i mondiali di calcio del 1990 (foto Gianluca Albertari/Fotogramma)

Il rapporto Ecomafia 2012, l’indagine annuale di Legambiente sull’illegalità ambientale, anche quest’anno ha fotografato una situazione grave e impressionante, con un business illecito dalle cifre scioccanti. L’indagine descrive i numeri dell’attacco smisurato al Belpaese e al suo patrimonio ambientale, paesaggistico, culturale e artistico da parte di ecocriminali e ecomafiosi che saccheggiano e distruggono il territorio mettendo in pericolo la salute dei cittadini e il futuro del Paese. Aumentano i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’arte e dei beni archeologici. Triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare. E sono già 18 le amministrazioni comunali sciolte per infiltrazioni mafiose solo nei primi mesi del 2012, per reati spesso legati al ciclo illegale del cemento. Un dato allarmante che testimonia l’enorme pervasività della criminalità organizzata che sempre più s’infiltra nei circuiti economici e imprenditoriali legali.

Se tre miliardi di metri cubi di calcestruzzo vi sembrano pochi… –Con numeri straordinari soprattutto se confrontati col business legale, si distinguono i reati nel ciclo dei rifiuti e del cemento. Sono 6.662 gli illeciti e 8.745 le persone denunciate nel ciclo del cemento, dove nonostante la crisi e il calo del 20% stimato dal Cresme nel mercato legale, l’abusivismo ha fatto registrare 25.800 casi tra nuove costruzioni o grandi ristrutturazioni,con un fatturato che si conferma stabile intorno a 1,8 miliardi di euro.

Il consumo del suolo in Italia è tra i più alti d'Europa, il 7,3%

La “pressione” esercitata dal cemento illegale s’inserisce in un contesto caratterizzato da due criticità che affliggono il Belpaese: le costruzioni realizzate in aree estremamente fragili dal punto di vista idrogeologico e un consumo del territorio che procede a ritmi devastanti. Il nostro Paese, infatti, continua a subire la piaga dell’abusivismo edilizio; è tra i massimi produttori al mondo di calcestruzzo e presenta una delle più alte percentuali di consumo del suolo in Europa, pari al 7,3% della superficie totale. Tra il 1995 e il 2009, secondo gli ultimi dati dell’Ispra, sono state costruite in Italia circa 4 milioni di nuove abitazioni, con l’impiego di circa 3 miliardi di metri cubi di calcestruzzo.

Sparisce il territorio – Un “diluvio” di cemento che fa sparire ogni giorno circa 100 ettari di suolo. Secondo il rapporto “Ambiente Italia 2011” di Legambiente, ogni anno sono circa 500 i chilometri quadrati consumati dal cemento, con in testa la Lombardia, che raggiunge la cifra del 14% di territorio fagocitato e il Veneto con l’11%. E ancora, negli ultimi 15 anni i suoli urbanizzati sono aumentati del 12%, con 4.800 ettari trasformati per sempre a causa di interventi edilizi. L’Agenzia del territorio ha identificato 1.081.698 unità immobiliari urbane mai dichiarate al catasto; una buona parte di questo milione di “manufatti fantasma” si presume siano abusivi, del tutto o in parte.

Una intera area lottizzata ed edificata abusivamente

Tra crisi e illegalità – Le informazioni raccolte finora hanno già fatto emergere, comunque, una mole imponente di illegalità e/o scarsa trasparenza nell’intero settore. Il mattone illegale ha fatturato solo nel 2010 almeno 1,8 miliardi di euro. Illegalità, corruzione, mafie rappresentano il “cuore nero” di un settore importante dell’economia, quello legato alla filiera del calcestruzzo, alle opere pubbliche e all’edilizia privata, che sta conoscendo una grave crisi e ha bisogno di una profonda riconversione, all’insegna della legalità della trasparenza e della sostenibilità, ambientale ed energetica. Non è una sfida semplice ma va affrontata fino in fondo, a partire proprio dalle regioni più ricche del nostro Paese.

 

 

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