La riduzione dei ghiacciai italiani, partita già da un secolo e mezzo, ha subito una brusca accelerazione negli ultimi anni. Ridotte le aree dei ghiacciai ma anche il loro spessore e la portata di acqua. Queste le conclusioni sullo stato di salute dei ghiacciai italiani presentate da Carlo Baroni, presidente del comitato glaciologico italiano. «Dopo una parentesi tra metà degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80 in cui la tendenza alla riduzione si era invertita – spiega Baroni -, i ghiacciai hanno ripreso ad arretrare. L’arretramento più significativo, a partire dal 1982, si è verificato negli anni tra il 2003 e il 2006». Questo processo implica minore disponibilità di acqua per l’agricoltura, ma anche per la produzione di energia elettrica. I dati oggi in possesso conducono gli esperti ad ipotizzare una totale sparizione entro il 2050 dell’Adamello, il più grande ghiacciaio italiano, qualora non intervengano fattori ambientali che facciano cambiare questa tendenza. Fondamentale resta, in questa fase, la costante raccolta di informazioni, sulla quale pesa purtroppo la carenza di stanziamenti. Maggior attenzione al problema è invece attribuita dai Paesi degli altri versanti Alpini, come Svizzera, Austria e Francia.