Dall’edilizia sostenibile la “salvezza” dalla crisi

E’ possibile costruire sostenibile in Puglia. Lo sostiene in questa intervista Salvatore Matarrese, imprenditore e presidente dell’Associazione nazionale construttori edili (Ance) della Puglia. Da due anni Matarrese è alla guida del Distretto produttivo pugliese dell’edilizia sostenibile che raccoglie le imprese che si riconoscono nei principi e finalità di quest’aggregazione che realizza progetti ed iniziative. In un convegno, anteprima del Festival dell’Architettura “PugliArch|2012 Slow Architecture”, per esempio, sono stati presentati progetti, prodotti e servizi innovativi di aziende del distretto per la tutela dell’ambiente ed il risparmio energetico. E nell’appena concluso convegno “Il futuro delle città” lo ha ribadito con forza.

Un momento dell'incontro del Presidente del Consiglio Mario Monti con gli imprenditori , lo scorso 9 settembre

Partendo dall’incontro tra il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti con gli imprenditori in occasione dell’ultima edizione della Fiera del Levante, è stato tracciato un quadro della situazione del settore. Può illustrarlo? Ci sono cifre significative?

«Attualmente il settore edile è uno dei più colpiti della crisi: in Italia sono stati persi 500 mila posti di lavoro e dalla fine del 2009 hanno chiuso 40 mila imprese mentre si sono ridotte quasi del 50% negli ultimi anni le risorse destinate ad  investimenti infrastrutturali. Anche per il comparto privato la situazione è preoccupante: la nuova produzione edilizia residenziale registra un sensibile calo; negli ultimi 4 anni la costruzione di nuove abitazioni ha subito una discesa di oltre il 40%. Il valore degli investimenti, ridottosi negli ultimi cinque anni del 25,8%, è tornato a quello della metà degli anni ’70 e nel 2012 si prevede un ulteriore calo del 6%».

Quali sono i reali problemi?

Salvatore Matarrese è presidente dell'ANCE Puglia e del Distretto produttivo pugliese dell’edilizia sostenibile

«Senza dubbio la scarsità delle risorse pubbliche statali dedicate a nuove infrastrutture che rende prioritario l’impiego dei fondi disponibili, in particolare dei fondi strutturali e Fas che nel Mezzogiorno rappresentano la quasi totalità dei fondi statali. E’ inaccettabile, inoltre, il fenomeno dei ritardati pagamenti dei lavori da parte della pubblica amministrazione. Secondo un’ indagine dell’ANCE sulle imprese associate, a maggio 2012 i tempi medi di pagamento dei lavori pubblici sono stati pari a 7 mesi con punte di ritardo che superano i 24 mesi. Il settore, inoltre, è stato ora ulteriormente penalizzato dalla tassazione IMU che riduce ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie ed il valore degli immobili. Anche il sistema bancario, non concedendo più mutui, contribuisce a bloccare le vendite immobiliari mandando in crisi il mercato privato».

Il Governo cosa può fare?

«Uno dei principali ostacoli all’utilizzo dei fondi strutturali europei , i cui programmi 2007-2013 prevedono circa 19,2 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture e costruzioni, di cui 17 miliardi nel Mezzogiorno, è costituito dal Patto di Stabilità, all’interno del quale rientrano anche risorse nazionali necessarie al cofinanziamento dei fondi europei e dei FAS. Il Governo è intervenuto con una prima, parziale esclusione del cofinanziamento dal vincolo del Patto; ora però occorrerebbe estendere questa deroga ai programmi dei fondi FAS che il Cipe ha deliberato dopo due anni di attesa e prevedere l’esclusione, almeno per un triennio, del cofinanziamento nazionale dai limiti del Patto anche per Province e Comuni.  Inoltre andrebbe realizzata una legge obiettivo che velocizzi le procedure di spesa di questi fondi evitando le lungaggini e la burocrazia che caratterizzano la legge sui lavori pubblici, del tutto inadeguata per questi obiettivi di breve termine».

Quali sono le prospettive?

«In tutti i momenti di crisi nella storia del Paese il settore delle costruzioni è stato strategico per la ripresa: proposte di sviluppo concrete per il comparto possono produrre effetti positivi sullo sviluppo dell’intero Paese perché il rilancio dell’economia nazionale passa attraverso il rilancio del settore delle costruzioni. Un’opportunità di crescita, determinata da una crescente attenzione verso i temi riguardanti la tutela della salute e dell’ambiente unitamente alle necessità di risparmio energetico, è rappresentata dall’edilizia sostenibile, una logica costruttiva che predilige l’utilizzo di materiali edili che abbiano un impatto minimo sull’ambiente. Tante sono le imprese edili che stanno dimostrando attenzione verso le nuove soluzioni edilizie a basso impatto ambientale, cogliendo così le nuove opportunità derivanti da un mercato in forte espansione; secondo le stime dell’Enea, infatti, quest’ultimo potrebbe toccare i 50 miliardi di euro nel 2019 in Italia contro i tre del 2010. Va detto che il Governo sta mettendo in campo una serie di misure volte a incentivare lo sviluppo dell’edilizia sostenibile: tra queste la concessione del credito di imposta con una percentuale di detrazione del 50% per la riqualificazione energetica degli edifici. Sarebbe però auspicabile che questo bonus, in scadenza il prossimo 30 giugno possa essere ulteriormente prorogato o, ancora meglio, divenire un’opportunità sempre a disposizione di chi ristruttura per ridurre il consumo energetico».

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