
Il mercato di cuccioli introdotti in Italia clandestinamente da Paesi dell’EST genera un “fatturato” di diversi milioni di euro. Un cagnolino di razza costa anche venti volte meno che nel nostro territorio. Acquistato a 200 euro in una “fabbrica di cuccioli” in Polonia, Romania, Ungheria, Slovacchia, una volta in Italia può costare anche 1500 Euro.
I cuccioli, però, introdotti nel nostro Paese in maniera illegale su camion o furgoni, a soli pochi giorni di vita e senza neppure alcun controllo sanitario, senza le difese immunitarie vanno incontro a malattie anche mortali, come il cimurro e la parvovirosi. Quelli che si salvano, invece, potrebbero creare agli ignari proprietari anche pesanti problemi di gestione per il mancato svezzamento da parte della mamma.
L’ennesimo caso di introduzione fraudolenta di cagnolini nel nostro territorio riguarda 52 cuccioli di razze pregiate provenienti dall’Ungheria. Sono giunti in Italia, dopo 36 ore di viaggio stipati in un furgone con a bordo un cittadino ungherese e uno slovacco.
Nel corso di un controllo, però, militari della Compagnia di Trani della Guardia di Finanza hanno riscontrato irregolarità nella documentazione di trasporto esibita dagli autisti. Infatti, gli animali dimostravano di avere un’età inferiore ai 3 mesi e 21 giorni – periodo minimo di vita per l’effettuazione della profilassi vaccinale – prescritta per l’introduzione dei cuccioli di cane nel territorio nazionale.
Successivi accertamenti delle Fiamme gialle hanno evidenziato che, contrariamente alla dichiarata provenienza slovacca, i cuccioli arrivavano dall’Ungheria, Paese verso il quale ora puntano le indagini.
Inoltre, ai due stranieri è stata contestata la falsificazione dei singoli passaporti dei cani, unico documento, questo, idoneo a rilevare l’effettiva esecuzione delle vaccinazioni obbligatorie. I finanzieri, quindi, hanno proceduto al sequestro di tutti i cuccioli, in attesa dell’esito delle analisi veterinarie.
I due autisti sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria. Proseguono le indagini degli inquirenti per valutare la posizione di altri soggetti in fase di identificazione, oltre che l’eventuale fondatezza del reato di maltrattamento di animali.