Allarme ambientale nel Tirreno, anomala morìa di delfini

Sono ormai 67 gli spiaggiamenti di delfini sulle coste del Tirreno. Questi gli ultimi dati forniti dalla Banca dati spiaggiamenti. Per la maggior parte si tratta di stenelle striate, ma non mancano tursiopi, un globicefalo e un grampo: e questi ultimi sono ritrovamenti inusuali .E’ dallo scorso gennaio si sta verificando nel mar Tirreno un’anomala mortalità di delfini e dai 33 esemplari spiaggiati tra Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna si è passati ai 57 di febbraio per arrivare ai dati odierni.

La causa della morte dei delfini sembra essere un batterio

Il Ministero dell’Ambiente sin da subito è intervenuto monitorando da vicino la situazione grazie alla rete scientifica (Università di Pavia, Università di Padova, Asl, Istituti Zooprofilattici e Arpat) e ha allertato il Reparto ambientale marino. Il dato degli spiaggiamenti discorda con la media degli eventi registrati in passato che è di 4 esemplari l’anno.

Dalle prime indagini sembra di poter escludere eventi eccezionali causati dall’uomo, come sversamenti di petrolio o di sostanze inquinanti, ricerche geosismiche o esercitazioni militari. La causa più probabile è di natura infettiva: in numerosi soggetti è stata rinvenuta traccia di un batterio, Photobacterium Damselae, che può portare a sindrome emolitica e lesioni ulcerative. La peculiarità dell’evento è data dal cattivo stato di conservazione delle carcasse reperite spiaggiate.

Sono ormai 67 gli esemplari di delfini spiaggiati sulle coste del mar Tirreno

Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha commentato: «La Rete nazionale di monitoraggio degli spiaggiamenti sta svolgendo un ottimo lavoro di raccordo tra tutti i soggetti coinvolti e di campionamento, ma vogliamo continuare a studiare da vicino questo fenomeno così preoccupante».  «L’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana sta eseguendo esami ad ampio spettro, senza escludere alcun ambito di indagine», afferma Remo Rosati, direttore dell’Izslt, confermando che sono in corso esami anatomo-patologici, istologici, virologici e tossicologici. La causa più verosimile potrebbe essere di natura infettiva, ma non è possibile escludere che l’incidenza straordinaria del fenomeno nei nostri mari sia dovuta a fenomeni legati all’inquinamento o a eventi vulcanici sottomarini.

Buona parte degli spiaggiamenti si sono concentrati nella zona meridionale della Toscana; gli esemplari appartengono per lo più alla specie Stenella coeruleoalba, solo uno alla specie Tursops truncatus, mentre 2 sono stati registrati come “indeterminati” date le pessime condizioni di conservazione della carcassa.

La mappa degli spiaggiamenti di delfini dal 1° gennaio al 27 febbraio 2013 (fonte: Banca dati spiaggiamenti)

L’Arpat crede che la numerosità degli eventi registrati in Toscana non sia da sottovalutare e esclude la possibilità che gli spiaggiamenti siano stati causati direttamente dall’inquinamento: infatti da questo punto di vista la situazione del mare in Toscana, secondo l’Arpat, è ottima. Di diverso avviso Greenpeace, che non è sorpresa dalla moria di cetacei lungo il litorale toscano. L’associazione ambientalista afferma che l’inquinamento dell’Alto Tirreno e del Mar Ligure è notevole e che non è stato fatto niente di concreto per tutelare delfini e balene del Santuario dei Cetacei. In una relazione tecnica elaborata dall’Ispra si afferma infatti che la presenza di sostanze tra cui Ddt, Ipa, Pcb è massiccia in esemplari di stenelle free-ranging dell’area del Santuario se paragonata ad altre zone del Mediterraneo.

Intanto sono attesi nelle prossime settimane dati certi che mettano al confronto le conoscenze teoriche sulle correnti marine con i dati meteo-marini degli ultimi mesi e la situazione su eventuali spiaggiamenti avvenuti in Francia e in Spagna, così da ricostruire un quadro complessivo della situazione. 

 

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