Traffico illegale di “stracci”, associazione a delinquere e truffa in Toscana

Il NOE di Firenze ha scoperto un’associazione a delinquere che coinvolge 19 persone e 6 aziende nel settore manifatturiero di Prato

 

A conclusione di un’articolata attività investigativa condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Firenze, la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Firenze ha emesso

Sono 25 gli avvisi di conclusione indagini a carico di 19 persone e 6 aziende inviati dai Carabinieri del NOE di Firenze, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al compimento di un traffico organizzato di rifiuti prodotti dall’industria manifatturiera pratese, truffa e gestione illecita di rifiuti.

Gli “stracci” venivano abbandonati all’interno di aree e capannoni in disuso, nelle province di Prato e Pistoia in Toscana, Verona, Padova, Vicenza e Rovigo in Veneto, fino ad arrivare a Salerno, in Campania.

L’indagine è iniziata nel 2019 quando il NOE ha effettuato un controllo in un’azienda di gestione rifiuti di Prato. I Carabinieri hanno scoperto che i proprietari avevano intenzione di incendiare il capannone pieno di rifiuti tessili. I militari hanno scoperto anche numerosi illeciti ambientali collegati anche ai precedenti gestori dell’impianto. L’impianto era stato venduto ai nuovi proprietari, conservando lo stesso nome, mentre l’attività era stata intestata ad una ragazza residente in Lombardia. A capo di tutto c’era il padre della ragazza ed un socio occulto, residenti fuori dalla Toscana, mentre il traffico era gestito da un imprenditore del pistoiese.

I nuovi imprenditori, senza alcuna esperienza e senza le abilitazioni e i permessi, offrivano prezzi concorrenziali, ritirando gli scarti di pelle e tessuti in sacchi neri. Venivano poi accatastati nei magazzini. Per liberare spazio, venivano poi inviati all’estero e inceneriti. Sono state create società ad hoc con complici per seguire le operazione di stoccaggio e smaltimento. I rifiuti venivano trasformati in merce attraverso false documentazioni. La rete era così organizzata che permetteva di riempire rapidamente i depositi, situati in zone industriali con aree dismesse in Veneto, con la merce trasportata su tir strapieni che venivano accompagnati da staffette. In poco meno di tre mesi, gli indagati hanno smaltito illegalmente circa 1000 tonnellate di rifiuti, assicurandosi un profitto illecito di almeno 250 mila euro, al netto dei pagamenti in nero comunque percepiti.

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