
La cartapesta è sostenibile ed artigianale, lavorata dai maestri e giovani che realizzano i carri per le sfilate del Carnevale di Putignano.
Si produce con materiali poveri, riciclabili e di recupero: il segreto della cartapesta è nella carta macerata, impregnata con la colla e modellata secondo il soggetto che s’intende realizzare. Questa tecnica nel corso del tempo è stata perfezionata. «La cartapesta è un materiale che non inquina, duttile e si presta all’espressione più artigianale. La sua lavorazione è stata migliorata con la realizzazione del soggetto in argilla, un contro-calco in gesso ed uno stampo rivestito di cartapesta. Il soggetto realizzato, quindi, è sottoposto ad un processo di asciugatura, estrazione dello stampo ed assemblaggio ad altri soggetti se l’opera è in tre dimensioni», spiega Franco Giotta, un veterano della manifestazione. Il maestro dal 1964, e per ben 53 anni in maniera ininterrotta, realizza carri per la manifestazione carnevalesca. Ne ha prodotti quasi 70 perché in alcune edizioni ha presentato due o tre opere. La sua formazione proviene da una scuola di ceramica e cartapesta voluta a Putignano negli anni ’60 dall’ Ente Pugliese di Cultura Popolare. «Il mio impegno si è sempre orientato verso la salvaguardia dell’artigianalità della cartapesta, malgrado i tentativi di utilizzare materiali alternativi», continua Giotta.
Come nasce un carro di cartapesta?

Un carro intende presentare un’opera con ironia e satira che si presta alle interpretazioni dei visitatori del carnevale. Il progetto parte da un evento che ha colpito il carrista: il panorama spazia dai temi sociali, politici ed ambientali, di livello nazionale o mondiale. Poi il carrista attinge al mondo della cultura e studia i personaggi prima di realizzare un carro. Se il tema di quest’anno del Carnevale di Putignano è la mostruosità, il carro “Mostruosa…mente umana”, ideato dall’associazione Franco Giotta, intende far riflettere sulla “condizione della mente umana, capace di escogitare evoluzioni, i cui effetti sono, per esempio, i cambiamenti dell’ambiente e del clima. Questa condizione è personificata dal Minotauro, mostro della mitologia greca e custode di un labirinto senza uscita. Teseo, eroe impavido, si offre di entrare nella tana del mostro e sconfiggerlo e nella sua lotta epica contro la brutalità e l’efferatezza, può sopravvivere solo grazie al gomitolo donatogli dalla principessa Arianna. Il filo assume le fattezze di un volto umano che può trovare la via d’uscita dal suo labirinto solo dentro di sé ed attraverso la riscoperta dei gesti d’amore e della natura così come c’è stata consegnata”.
Il bozzetto del carro “Selfie della gleba”, di Deni BiancoIl futuro della tradizione della cartapesta è affidato ai giovani carristi, come Deni Bianco. Il suo rapporto, come tanti putignanesi, è stato naturale. Il fascino verso questo materiale è iniziato sin da ragazzo durante il tempo libero. Per lui, quindi, era inevitabile che all’età di 12 anni cominciasse a collaborare nella realizzazione di carri ed a 22 anni entrasse nel circuito delle società. Da 12 anni, invece, il maestro ha formato un suo gruppo, con il quale quest’anno hanno realizzato “Selfie della gleba”, un carro che «esprime – spiega lo stesso Bianco – l’alienazione dell’umanità allo smartphone, al web ed ai social network. L’universo virtuale, in cui apparire e mettersi in mostra, è sempre pronto ad accarezzare l’ego. Ci si rende in maniera inconsapevole mostri di un vortice che incatena e riduce a servi». L’auspicio è il ritorno dell’umanità nei luoghi reali d’incontro. «Ben venga la cartapesta – sottolinea Deni Bianco – perché è il materiale più eco-compatibile rispetto alle nuove tecniche. Continuiamo a mantenere questa tradizione anche se ci sono innovazioni nei materiali per la realizzazione dei carri. Occorrerebbe anche un luogo, come un museo, per promuovere la nostra tradizione»