
Il progetto Zero Waste (Rifiuti Zero) si sta dimostrando in grado di connettere ecologia ed economia, sostenibilità con promozione di buone pratiche di impresa. Un trampolino di lancio della sostenibilità ambientale
Rifiuti Zero (Zero Waste) non è un “sogno” ma un percorso concreto in svolgimento da parte di intere comunità coraggiose: una volta tanto la sostenibilità non rappresenta un “mero discorso” ma un processo ed una rivoluzione in corso.
Rifiuti Zero per nuovi orizzonti
La strategia Zero Waste o rifiuti (spreco) zero può rappresentare una sorta di trampolino di lancio della sostenibilità ambientale che, parlando delle buone pratiche di gestione dei materiali di scarto che passano dalle mani di ognuno di noi, può aprire a livelli di consapevolezza più ampi quali quelli relativi all’importanza dell’agricoltura biologica, il risparmio di risorse ecologiche (come l’acqua) ed i beni comuni più in generale.
I 10 passi verso Rifiuti Zero sono in verità un sicuro e netto avvicinamento all’obiettivo di ridurre l’ormai insostenibile impronta ecologica operata sul pianeta dalla pratica dell’usa e getta e dell’economia lineare (dal prelievo delle materie prime, alla manifattura al consumo e allo smaltimento, per ripartire poi dal prelievo di risorse naturali).
Un futuro pacificato con la natura
Il progetto Zero Waste o Rifiuti Zero connette, inoltre, la visione di un futuro pacificato con la natura con un “pragmatismo realistico” di avvicinamento graduale a risultati di processi produttivi puliti, concentrando le attività in modo da aumentare l’efficienza di tali processi. Per spiegarlo in termini semplici: più un processo produttivo è inefficiente, più questo risulta sporco. Attraverso queste pratiche, il progetto Rifiuti Zero si sta dimostrando in grado, forse per la prima volta nella storia di questo tipo di iniziative, di connettere ecologia ed economia, sostenibilità con promozione di buone pratiche di impresa.
In più, oltre ai benefici ambientali diretti, il Progetto Rifiuti Zero educa a un minor prelievo di risorse primarie, promuovendo pratiche di riduzione dei rifiuti, di riparazione riuso, di riciclo e di compostaggio. Queste “tonnellate” di educazione al riuso sono rivolte soprattutto alle nuove generazioni.
Rifiuti Zero = Spreco Zero
La “storia” che rappresento e che muove dalla sconfitta degli inceneritori (simbolo della dissipazione consumistica) dimostra, attraverso decine di buone pratiche di successo, che l’obiettivo Rifiuti Zero è davvero attuabile e che le realizzazioni giustificano l’entusiasmo che si sta diffondendo intorno al progetto dello “spreco zero”.
Quando nel 2007 portammo il comune di Capannori, per primo, ad aderire in Italia alprogetto Zero Waste, scoprimmo che questo progetto era una “primizia” anche in Europa: non avremmo mai pensato che tale esperienza avrebbe aperto la strada ad un percorso impetuoso e diffuso su tutto il territorio a livello nazionale e non solo.
Adesso i comuni RZ in Italia sono 250 rappresentativi di ben 5.400.000 (cinque milioni e quattrocentomila abitanti cioè il 9% della popolazione italiana), mentre in Europa sono ormai oltre 350.
Per me è stato un onore nel settembre del 2014 essere invitato a Lubiana per presenziare alla riunione celebrativa del Comune al momento della sua approvazione formale al percorso Zero Waste.
Rifiuti Zero non è un “sogno” ma un percorso concreto in svolgimento da parte di intere comunità coraggiose: una volta tanto la sostenibilità non rappresenta un “mero discorso” ma un processo ed una rivoluzione in corso.
Come nasce il progetto Zero Waste:
Il progetto nasce da un patto che coinvolge i cittadini, le imprese e i produttori. Sono i cittadini dal basso (bottom up) che “fanno la differenza” e la differenziata: essi, infatti, garantiscono di risolvere oltre l’80% del problema dei rifiuti differenziando con le loro mani i diversi materiali. Il resto, e cioè il rimanente 15-20%, è costituito prevalentemente da prodotti non riciclabili (soprattutto gli imballaggi plastici) e chiamano, quindi, in causa quella che l’OCSE ha definito la Responsabilità Estesa dei Produttori. (per saperne di più clicca qui)
Questi rifiuti ancora non differenziabili rappresentano un “errore di progettazione” e sta quindi alla responsabilità industriale riprogettarli attraverso un nuovo design che non preveda rifiuti. Il “modello” che può servire da esempio è… il cono gelato che oltre ad “imballare” e contenere il gelato è buonissimo da mangiare azzerando lo spreco.
La politica o i decision maker devono connettere le comunità dei cittadini con i produttori, affinché il “patto del percorso Rifiuti Zero” arrivi a segno, e non domani ma al 2020 oppure al 2025, se da domani sarà un nuovo comune a partire.
La campagna contro la “doppia sporca dozzina”
Per questo il Centro Ricerca Rifiuti Zero di Capannori, di cui sono direttore, ha lanciato la campagna contro la “doppia sporca dozzina” che riguarda 24 prodotti che sono stati minuziosamente censiti come non “digeribili” dal sistema di di-gestione dei rifiuti perché non differenziabili. Tra questi, seppure in teoria differenziabile, abbiamo incluso i bicchierini dell’Esthate.
L’imballaggio è costituito da polisterene (polisterolo) e quindi differenziabile nel multimateriale leggero, ma da nostra indagine si apprende che poi detto materiale viene bruciato per produrre energia e non recuperato sotto forma di materia.
Oltre a ciò, abbiamo visivamente constatato che i bicchierini sono soggetti all’abbandono in misura di gran lunga maggiore degli altri oggetti di plastica, pregiudicando spesso il decoro urbano ai bordi delle strade, nelle piazze, e di fronte alle scuole.
Con una lettera specifica abbiamo chiesto all’azienda Ferrero di aprire un dialogo per arrivare a soluzioni più sostenibili: in altre parole abbiamo replicato il “caso studio” delle capsule del caffè che direttamente ed indirettamente (anche grazie ad un marketing sempre più sensibile alla sostenibilità) ha portato a soluzioni compostabili.
Zero Waste: un futuro senza plastica?
Infine, diventa sempre più urgente segnalare la necessità di passare a Rifiuti Zero se facciamo i conti con il fenomeno drammatico della plastica negli oceani. Gli scienziati ritengono che se continua così nel 2050 ci sarà nei mari più plastica che pesci. Tutto ciò ci dice che dobbiamo cambiare. Dobbiamo uscir fuori dall’età della plastica per passare all’età delle risorse e di una pacificazione con il Pianeta.
L’autore

Rossano Ercolini è il coordinatore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero, e responsabile del Progetto “Passi concreti verso Rifiuti Zero”. E’ presidente dell’Associazione Diritto al Futuro, ed è tra i principali fondatori della Rete Nazionale Rifiuti Zero. Presidente dell’ass. Zero Waste Europe ha ricevuto il Goldman Environmental Prize 2013, Nobel alternativo per l’ambiente.