Xylella: una piaga della globalizzazione

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La "sputacchina" è ricomparsa a Casarano (Lecce)

La Xylella ha le caratteristiche di una piaga che può manifestarsi come effetto secondario della globalizzazione.

Xylella: tecnici, governi ed esperti cercano una soluzione definitiva, ma l’agricoltura e gli ulivi soffrono.

La Xylella continua ad espandersi in Puglia. Da qualche settimana, la piaga che sta uccidendo gli uliveti è stata segnalata nel territorio di Monopoli. Ciò ha fatto modificare nuovamente i protocolli di sicurezza e le direttive da mettere in atto per tentare di arginare il fenomeno. La zona cuscinetto per bloccarne l’avanzata negli uliveti sani è stata nuovamente spostata a nord. Ma ormai è inesorabile.

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La Xylella in Puglia

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Gli effetti della Xylella

La scoperta di un ulivo infetto nelle campagne monopolitane ha sconvolto il mondo agricolo e la politica. la Xylella è stata scoperta durante alcune verifiche a campione nel mese di dicembre ad opera dei tecnici dell’ARIF. Da quando è stato scoperto il primo focolaio nel Salento circa 10 anni fa, la Xylella ha infettato molti uliveti, risalendo il Tacco d’Italia. Il batterio, giunto in Italia probabilmente dal Centro America, forse dal Costa Rica, sta distruggendo un’intera economia, perché gli uliveti infetti progressivamente si seccano e muoiono. Anche di fronte all’evidenza di uno scempio ambientale che sta interessando la Puglia, c’è ancora qualcuno, anche tra i politici, che crede che si tratti di un “falso” ben architettato.

Xylella: il batterio ha fatto un salto di 30 chilometri

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L’ulivo sequestrato a Monopoli dalla Procura perché dalla analisi risulta colpito dalla Xylella – Foto Vito Campanella

«Non credevo fosse infetto. L’albero è sempre stato così da anni». È quanto ci ha raccontato Vito Campanella, gestore della Masseria Caramanna nel territorio di Monopoli. In uno dei suoi terreni è stato individuato l’ulivo infettato dal batterio. «Dalle analisi dei tecnici è emerso che l’albero è infetto. Questo ulivo da sempre ha poca vegetazione. Sono tanti gli alberi con pochi rami ma che producono tanto frutto. Fino all’anno scorso abbiamo raccolto le sue olive e le abbiamo mangiate. È fruttuoso, produce olive dolci. La qualità si chiama “pasola”. La profilassi prevede l’abbattimento. Per l’ARIF posso procedere ma la Procura ha sequestrato l’albero perché intende approfondire le indagini. Non si spiega questo salto di oltre 30 chilometri rispetto alla fascia infetta, per cui vuole essere sicura che le analisi ed i risultati siano corretti. Comunque, finché le temperature sono basse, il contagio dovrebbe essere limitato. Verso marzo, con le temperature più alte, la sputacchina (un insetto vettore del batterio, ndr) ricomincia a circolare e quindi può trasmettere il batterio alle piante circostanti. Sono per l’abbattimento ma se devo coprirlo, lo farò».

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Uniti contro la Xylella

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La manifestazione del Comitato Sì Xylella a Monopoli – Foto Pasquale Schena

Alcuni giorni fa, una grande manifestazione ha unito a Monopoli, politici, amministratori locali, agronomi, tecnici ed agricoltori per sollevare nuovamente il problema Xylella. Attraversando le vie della città, i manifestanti hanno mostrato la portata del problema ai cittadini ed a quanti sono ancora scettici. È emerso che c’è più consapevolezza, ma le soluzioni sono limitate come i fondi a disposizione. Le incertezze ed i freni di questi anni hanno condizionato molto la profilassi, aggravando in modo irreversibile la situazione. Ma nonostante l’evidente distruzione di un intero reparto alimentare ed agricolo, alcuni, anche politici, continuano ad essere scettici.

Xylella e globalizzazione

«Questi sono gli effetti della globalizzazione – spiega Giacomo Carreras, presidente Ordine dei Agronomi della Provincia di Bari – Ora bisogna conviverci con il batterio; mi auguro che la ricerca, che deve essere continuamente foraggiata, trovi la soluzione. Però è difficile. La soluzione trovata per le viti in California, luogo di provenienza del batterio, è stata quella di distruggere ciclicamente le coltivazioni o evitare la viticoltura nelle zone colpite. Speriamo che si riesca a trovare la strada giusta».

Perché questo problema non è stato subito arginato?

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La manifestazione del Comitato Sì Xylella a Monopoli – Foto Pasquale Schena

«I protocolli ci sono, ma non sono mai stati attuati interamente – spiega Carreras – Gli espianti non sono mai stati completati per mancanza di fondi. La soluzione ora è quella di evitare al batterio di procedere con l’infezione attuando i protocolli fitosanitari. È necessario che tutte le istituzioni operino all’unisono seguendo le linee del decreto Martina, prontamente migliorato dal ministro Centinaio. È vero, mancano i fondi, ma gli agricoltori possono e devono intervenire anche senza gli interventi dello Stato».

Gli effetti a lungo termine

La Xylella è una piaga con cui dobbiamo convivere. È evidente che questo è un effetto secondario della globalizzazione, come il caso delle zanzare tigre in Italia, oppure i conigli in Australia, oppure i pesci siluro nel Po o le carpe asiatiche nei grandi laghi americani e canadesi.

Però, da alcuni studi sul Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRo) condotto dall’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR e dal Dipartimento di Scienze del Suolo della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari è emerso che la varietà Leccino o Favolosa sono più resistenti al contagio rispetto alla Ogliarola Salentina.

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La ricerca è fondamentale

In questi anni molti hanno proposto ed attuato soluzioni definitive che evidentemente non lo sono state. È notizia di oggi che un giovane ingegnere di Conversano, Alessandro Massaro, ha vinto il titolo di miglior ingegnere dell’anno per aver sperimentato un metodo innovativo per distruggere le uova del vettore della Xylella. La sperimentazione, avviata con l’Università di Bari, sembra che stia dando ottimi risultati nelle zone cuscinetto individuate dall’Osservatorio fitosanitario regionale. La ricerca è fondamentale.

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