
Una sperimentazione parallela tra Puglia e Spagna con si cerca sia di curare gli ulivi infetti e sia di prevenire l’infezione
Sono tante le aspettative per i risultati del progetto Biovexo, il progetto iniziato nel 2020 che vede una sperimentazione in parallelo tra Puglia e Spagna di 4 bioformulati per il controllo del batterio e di 5 sostanze a basso impatto ambientale per il contenimento del Philaenus spumarius, principale insetto vettore della Xylella. Partecipano al progetto accademie e imprese austriache, belghe, spagnole mentre per l’Italia partecipa l’Istituto per la Protezione Sostenibile del CNR e dal Centro di Ricerca e Sperimentazione e Formazione in Agricoltura “Basile Caramia” di Locorotondo.
La sperimentazione
In Puglia la sperimentazione è partita il 1° maggio in Salento. Le cure sono in corso su alcune piante infette a Brindisi e a Latiano, mentre su alcune giovani piante di Avetrana e di Brindisi si sta testando l’efficacia delle prove preventive. Le piante in totale utilizzate nella sperimentazione sono 200; quelle giovani sono state piantate dai ricercatori tra marzo e aprile del 2020. Le stesse prove sono in corso in Spagna, a Maiorca, e sui mandorli nella Spagna continentale. Se i risultati saranno positivi, dopo tre anni la sperimentazione sarà su larga scala. I bioformulati, di origine biologica, saranno monitorati per tutto il ciclo vitale e saranno valutate e studiate le formulazioni più efficaci. Questi agenti potranno integrare le azioni di contenimento nell’agricoltura biologica ma anche in ambito urbano.
L’epidemia non si ferma
Intanto, l’epidemia non si ferma. Sono stati colpiti da Xylella altri 99 ulivi nella Piana degli Ulivi Monumentali. La notizia è stata diramata dalla Coldiretti Puglia, sulla base dei dati aggiornati sul sito istituzionale “Emergenza Xylella”. Sono 12 nella zona di contenimento, ovvero 3 a Locorotondo, 8 a Fasano, 1 a Crispiano, e 87 nella zona infetta, ovvero 86 ad Ostuni e 1 a Martina Franca. Ci sono poi 11 focolai tra Locorotondo e Alberobello e un ad Ovest di Crispiano. Alla luce di questi dati è necessaria un’ulteriore aggiornamento delle metodologie per frenare l’avanzata della Sputacchina. Se questo insetto si muovo fino a 40 metri in una sola stagione, l’area cuscinetto di 50 metri diventa insufficiente per frenare l’avanzata servono misure più drastiche.
Il commento di Pentassuglia

L’assessore regionale all’Agricoltura Donato Pentassuglia ha una visione positiva della gestione dell’emergenza. «La mappa del territorio della zona infetta di Ostuni ci dimostra che la nostra strategia di contenimento, dal 2020 ad oggi, sta raccogliendo i suoi frutti. Si registra una diffusione della malattia nei focolai già rinvenuti nel 2020: è un dato che ci induce a mantenere alta l’attenzione ma che ci dà ragione su un approccio vincente di gestione della fitopatia. Ovvero individuare le piante infette, abbatterle e delimitare l’area. Oggi il dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale darà il via libera ai provvedimenti di abbattimenti di oltre mille piante in agro di Ostuni. La medesima attività proseguirà nel prossimo anno. La sorveglianza viene realizzata non solo nel buffer di 50 metri attorno alle singole piante infette, così come prevede il regolamento dell’Unione Europea, ma in un’area molto più estesa, con un secondo anello del raggio di 50 metri nel quale si campionano e analizzano tutte le specie suscettibili alla Xylella e, con un terzo, nei successivi 400 metri, in cui si preleva e analizza un campione per ettaro. Quando troviamo un positivo in un’area possiamo affermare, con un certo livello di certezza, che dopo l’intervento abbiamo eradicato l’organismo nocivo».
È necessario accelerare
Ma è necessario accelerare la piantumazione sia di varietà di ulivi resistenti al batterio e sia di piante immuni come il carrubo che è un arbusto endemico della macchia mediterranea. Ridurre i passaggi burocratici, semplificare l’accesso ai fondi e velocizzarne l’erogazione, soprattutto agli agricoltori e ai territori che a causa della Xylella hanno perso tutto.
Infatti, la produzione di olio ha subito un forte decremento, lasciando spazio sul mercato a produzioni olivicole di altri Paesi europei ed extra europei, la cui qualità non è assolutamente paragonabile a quella pugliese.
Su 8 mila chilometri quadrati di territorio pugliese devastato dal batterio, sono solo 3400 gli ettari ripiantati con 386 mila ulivi resistenti. Il dato è ancora troppo basso.
La speranza è che con la ricerca, le nuove sperimentazioni e i reimpianti si possa tornare quanto prima alla normalità e possa ripartire il mercato e l’indotto olivicolo.