Xylella, la proposta: mango e avocado al posto degli ulivi

Mango e avocado, frutta tropicale come alternativa agli ulivi colpiti dalla xylella. E’ la proposta emersa nella Commissione alla Camera dei Deputati

È stata già ribattezzata la ‘svolta tropicale’. Come la frutta che potrebbe contribuire a dare un futuro agli agricoltori pugliesi colpiti dalla Xylella. E’ la proposta lanciata dalla Società di ortoflorofrutticoltura italiana (Soi) in audizione in Commissione agricoltura della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’emergenza legata alla diffusione dell’insetto nella regione Puglia.

La proposta firmata Luigi Catalano è questa: le piante malate dovrebbero essere sostituite da altre specie in grado di ridare un futuro lavorativo e di reddito agli agricoltori. E visto il successo riscontrato dalle coltivazioni di mango e avocado in molte aree della Sicilia e della Calabria, la frutta tropicale, secondo l’esperto, potrebbe essere una buona alternativa anche nelle zone della Salento.

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Xylella, l’opinione di Coldiretti

E’ il quarto ciclo di audizioni dell’indagine conoscitiva sull’emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa in Puglia. E all’incontro hanno partecipato anche i rappresentanti della Società entomologica, della Società di agronomia e della Società di patologia vegetale. C’erano già state, invece, altre realtà come Coldiretti, che attraverso il suo presidente pugliese, Gianni Cantele, ha ricordato come sia “la peggior fitopatia che l’Italia potesse conoscere e che colpito da 8000 ettari a 770.000 di oliveti pugliesi e non solo, in 5 anni”.

Sta così cambiando la faccia della Puglia agricola, con gravissimi danni a carico del mondo olivicolo, di frantoi, cooperative e vivaisti. “La sperimentazione e gli innesti per salvare gli olivi monumentali e lo studio della biodiversità rappresentata dalle piante selvatiche nate da incroci spontanei – ha ribadito Cantele – sono temi di sicuro interesse e di concreta speranza, sviluppati fino ad oggi grazie all’impegno volontario di iniziativa privata e ricercatori che vanno supportati in modo tangibile, così come i progetti di rinaturalizzazione”.

Catalano: “La visione a 360 gradi”

Alla Camera dei Deputati la discussione sulla xylella
Alla Camera dei Deputati la discussione sulla xylella

In questo filone si pone la proposta di Catalano, secondo il quale è ora necessaria “una visione a 360 gradi, in grado di ridisegnare questi territori per uno sviluppo che non venga intralciato ulteriormente dalla xylella, anche perché questo batterio coinvolge mandorlo e ciliegio che sono due colture che vedono la Puglia sempre al primo posto in Italia. Altrimenti si rischia la desertificazione”.

Le strategie anti xylella 

“E’ emersa chiaramente la necessità di procedere con metodi altamente ecocompatibili per sopprimere la popolazione del vettore del batterio, la cosiddetta sputacchina, come sfalci e lavorazioni del terreno – evidenzia il deputato Giuseppe L’Abbate, esponente M5S e relatore dell’indagine conoscitiva –. La tecnica migliore è risultata la discatura che permette di macinare la vegetazione dove il vettore prolifera con un interramento adeguato che non danneggia, però, l’apparato radicale degli alberi di olivo”.

Il livello di biodiversità 

Diverse le concause secondo gli esperti dagli impianti anziani alla non attuazione delle buone pratiche agronomiche. “Ciò – lamenta L’Abbate – è stato dovuto essenzialmente all’insufficiente reddito per gli agricoltori e dalle scelte delle caratteristiche della PAC che, nel tempo, ha preferito il contributo a pioggia al sostegno per le produzioni di qualità, peggiorando la già precaria situazione di partenza. Aspetti che, fortunatamente, mutano già dal Brindisino verso nord laddove all’olivicoltura si accompagnano le produzioni orticole che aumentano il livello di biodiversità e garantiscono una maggiore nutrizione dei terreni e degli alberi”.

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Nell’incontro, è stato inoltre ribadito che gli espianti nella fascia di contenimento risultano fondamentali per ridurre le fonti di inoculo.

“La xylella – sottolinea la prof.ssa Maria Lodovica Gullino, presidente e docente di Patologia vegetale presso l’Università di Torino – è un problema complesso ma, tutto sommato, affrontabile. Proprio come è accaduto in California dove è arrivato il cugino del nostro batterio si possono mettere in pratica metodi per una convivenza futura, sebbene la coltivazione delle olive nelle zone infette, così come quella della vite in quei territori USA, è verosimilmente un miraggio. Altri esempi virtuosi sono poi quelli della batteriosi del kiwi o della sharka per le drupacee”.

“La Scelta”, un’azione isolata contro la xylella

Intanto Giorgio Greco da Seclì ripropone il campo sperimentale “La Scelta”, che oppone ancora oggi una tenacia resistenza al disseccamento rapido in almeno 8 olivi su 34.

E’ recentissimo – spiega – il forte intervento del presidente del CNO, Gennaro Sicolo, che rappresenta l’ultimo grido nel deserto destinato, purtroppo, a rimanere anch’esso praticamente inascoltato. “Il sottoscritto – commenta Greco -, piccolo proprietario non agricoltore, ha fatto e sta facendo la sua gigantesca parte in questa vicenda, come pochi nel Salento, al solo fine paesaggistico e senza aiuti PAC. Se tutti, dai privati agli enti pubblici, avessero attuato annualmente la stessa sperimentazione consistente in P.A.C.E. (Potatura-Arieggiamento-Cenere-Erba), a quest’ora la situazione sarebbe stata completamente diversa. Ed invece – conclude amaramente – siamo ancora qui, oggi, a ripetere sempre le stesse cose, che si dicono ma non si fanno, con la pestilenza ormai arrivata a sud di Bari e che mette in allarme anche il territorio a nord del capoluogo pugliese”.

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