Xylella, dove eravamo rimasti?

Paesaggio pugliese con ulivi

Troppo presi da Covid e crisi di governo, si rischia di dimenticare o tralasciare altri problemi che fanno parte della nostra quotidianità. Uno, molto sentito in Puglia, è quello della Xylella. E allora, tra proposte, ricerche e timori, ecco un quadro della situazione

Una delle ultime occasioni istituzionali in cui si è discusso della Xylella è la riunione della Commissione Agricoltura. Ed è qui che sono arrivate alcune proposte. Una è firmata dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Francesco Ventola. All’assessore al ramo, Donato Pentassuglia, l’ex presidente della Provincia Bat ha lanciato la sua idea: «Utilizzare chi beneficia del reddito di cittadinanza per pulire ed eseguire lavori di piccola manutenzione dei tratturi, strade comunali e periferiche, in modo da contrastare il batterio della Xylella nelle zone ancora incontaminate».

Con un invito a fare presto: «I primi mesi dell’anno saranno strategici per mettere in atto tutte quelle buone pratiche di prevenzione e contenimento: gli agricoltori lo sanno, ma ribadirlo con una efficace campagna di comunicazione che coinvolga le associazioni di categoria potrebbe essere comunque utile per una maggiore sensibilizzazione».

Le immagini satellitari

Durante la stessa commissione, un’altra esponente del Consiglio Regionale, la 5 stelle Antonella Laricchia (in rotta con il suo gruppo per la scelta di appoggiare Emiliano entrando in giunta con Rosa Barone), ha lanciato la sua proposta: effettuare attraverso l’ARIF il monitoraggio dei terreni usando di immagini satellitari per poter sfruttare al massimo le nuove tecnologie, così da poter intervenire in modo mirato.

In questo modo – ribadisce la Laricchia – «Potremmo verificare il rispetto dei trattamenti, delle potature e di tutte le operazioni per evitare l’avanzamento della Xylella, specie in quelle zone come il Salento in cui è più alta la parcellizzazione dei terreni». Un ausilio ulteriore, perché il monitoraggio satellitare può velocizzare e dare supporto al monitoraggio tradizionale, ottenendo maggiori risultati e un maggior controllo del rispetto delle procedure.

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I reimpianti

Ulivi pugliesi
Difficile rivedere a breve la Puglia punteggiata da ulivi così frondosi

Proposte, ma anche l’analisi dello status quo, legato alla pandemia. Sulla Xylella, infatti, mancano fondi per ristori e reimpianti: solo il 10% delle domande e mancano all’appello quasi 200 milioni di euro. La causa? Non ci sono fondi per concedere di più. E’ l’ulteriore quadro emerso dalla Commissione Agricoltura del Consiglio regionale. E il dato che conferma l’allarme già lanciato qualche settimana fa è stato ufficializzato dal direttore del Dipartimento Gianluca Nardone: «Su 9000 domande arrivate, potremo accoglierne solo 1000. Degli oltre 200 milioni necessari ce ne sono solo 40».

Ma non solo. Altra criticità è rappresentata dal monitoraggio e da ulteriori atavici problemi irrisolti. Anzitutto la carenza di personale per l’osservatorio fitosanitario: al momento da 600 campionamenti al giorno si è passati a 900, ma si punta a raggiungere i 1600 con l’estensione del laboratorio dell’istituto zooprofilattico.

E bisogna far presto, perché i dati dicono che la Xyella avanza: tra luglio e dicembre sono state scoperte 1259 nuove piante infette, tra zona indenne, cuscinetto e contenimento; ne restano da abbattere 319. La maggior parte nelle zone calde, Ostuni, Cisternino e Fasano dove ci sono resistenze.

Il pensiero di Coldiretti

Sul tema non poteva mancare la visione di Coldiretti Puglia, secondo cui è necessario avviare un confronto con l’UE affinché vengano destinati fondi per gli espianti degli ulivi secchi a causa della Xylella, per i reimpianti, per la diversificazione, oltre che per la prevenzione, rimodulando al contempo il Piano per la rigenerazione olivicola.

«La dotazione finanziaria per gli espianti e i reimpianti di 40 milioni di euro – spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – è risultata assolutamente insufficiente, considerato che la Xylella ha colpito ormai il 40% del territorio regionale. Per questo è urgente riattivare il pressing sugli organi competenti comunitari per stanziare risorse congrue alla prevenzione e per espianti e reimpianti, anche di altre specie resistenti alla Xylella per la ricostruzione del patrimonio produttivo e paesaggistico».

La ricerca

C’è, infine,  uno studio scientifico, condotto da un team di ricercatori pugliesi del Politecnico di Bari, pubblicato sulla rivista internazionale Scientific Reports, che propone un nuovo approccio allo studio della Xylella fastidiosa.

L’articolo raccoglie gli studi, le osservazioni e le sperimentazioni in laboratorio degli ultimi due anni e propone un percorso mirato, efficace, dedito alla diagnosi precoce per una più facile cura della malattia. che ormai da anni devasta gli ulivi in tutta la Regione Puglia.

La ricerca descrive gli effetti dell’infezione da Xylella fastidiosa sul metabolismo di giovani piante di olivo della varietà “Cellina di Nardò”. Si tratta del primo studio condotto in condizioni controllate. Alle piante, sane e selezionate, allevate in serra fu iniettata artificialmente la Xylella per comprendere i mutamenti biologici. Gli alberi infettati dopo due anni hanno manifestato i classici segni della presenza della malattia.

Nel frattempo, è stato possibile individuare le sostanze che subiscono alterazioni a causa dell’infezione. Si è visto, infatti, che le piante infettate da Xylella presentano un contenuto maggiore di acido malico, acido formico, mannitolo e saccarosio e un contenuto minore di oleuropeina. La conoscenza di tali sostanze consentirà di valutare il grado di tolleranza delle diverse cultivar di olivo alle infezioni e di creare sistemi rapidi e affidabili per la diagnosi precoce (oggi solo con la risonanza magnetica) tramite telerilevamento, anche con l’ausilio di droni.

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