
Le azioni vanno intraprese entro il 2030. Oggi solo l’1,27 è effettivamente tutelato, ma il Mediterraneo è attraversato dal 15% del traffico marittimo globale
Il nuovo report del WWF “30 per 30: Possibili scenari per rigenerare la biodiversità e gli stock ittici nel Mediterraneo” parla chiaro: per salvare il Mar Mediterraneo, ripristinare completamente gli ecosistemi e rigenerare la flora e la fauna è necessario proteggere efficacemente il 30% dell’intera area. Attualmente, solo il 9,68% risulta protetto, mentre solo l’1,27% è effettivamente tutelato.
Tutelare il 30% del Mediterraneo

Questi dati indicano che è necessario invertire immediatamente la rotta e iniziare ad avere un approccio sostenibile della gestione delle risorse naturali. Ma la sostenibilità va applicata anche all’economia dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che vivono grazie ad esso. Secondo il report, con una gestione sostenibile le economie si rafforzerebbero, gli ecosistemi tornerebbero a vivere e a produrre, mentre gli stock ittici commerciali avrebbero una ripresa significativa: “i risultati dello studio – spiega il WWF – mostrano che le catture degli sparidi (come saraghi, dentici, etc) potrebbero aumentare fino al 20% e quelle dei grandi pesci demersali (che vivono sui fondali) di interesse commerciale (ad esempio il nasello) fino al 5%. Inoltre, la biomassa di predatori come gli squali potrebbe aumentare fino al 45%, mentre la biomassa di specie commerciali come le cernie potrebbe aumentare del 50% e il nasello potrebbe perfino raddoppiare la sua biomassa. Anche il tonno rosso, la popolazione più iconica e commercialmente importante del Mediterraneo, potrebbe potenzialmente rigenerare la sua biomassa fino a un aumento record del 140%.”.
Come proteggere il Mediterraneo
Intanto, entro la fine dell’anno, più di 50 Paesi, compresa l’Italia, hanno manifestato l’intenzione di proteggere il 30% del Pianeta entro il 2030. Questo impegno sarà poi applicato ai Paesi Mediterranei nel Piano regionale per la biodiversità da adottare a dicembre alla 22° Conferenza delle Parti della Convenzione di Barcellona.
In questo scenario, l’Italia è la nazione più interessata, sia perché è quasi completamente immersa nel Mediterraneo e sia perché rientra in 3 delle 6 aree da proteggere, ovvero Mediterraneo nord-occidentale, Canale di Sicilia e Mare Adriatico, con gli inevitabili benefici che queste azioni sostenibili possono comportare.
Il Mediterraneo è un’autostrada che congiunge Occidente e Oriente
Ma il Mediterraneo è un’importante autostrada marina che permette ai Paesi Occidentali del Nord America e Nord Europa di raggiungere rapidamente la Penisola Araba e l’Oceano indiano, senza circumnavigare l’Africa. Una scorciatoia, grazie al Canale di Suez che fa risparmiare tempo e denaro ai traffici marittimi.

Secondo le stime, il valore economico annuo generato dal Mediterraneo si aggirerebbe intorno ai 450 miliardi di dollari, solo dalle attività e dalle risorse legate al mare che, ovviamente, deve rimanere in salute il più a lungo possibile. Se si considera anche il valore delle merci che transitano nel Mare Nostrum, la cifra è impressionante.
I cambiamenti climatici e l’inquinamento, da ultimo il riversamento di petrolio in Israele, provocato da una petroliera, che ha inquinato 170 km di spiagge e una riserva naturale, determineranno a breve tempo, se non si intervenisse con rapidità con scelte sostenibili concrete, un calo netto dell’economia e la distruzione di un habitat fondamentale per il benessere e le economie che si affacciano sul mare.
Il Mediterraneo ospita già il 15% del traffico marittimo globale, in aumento del 4% all’anno. Il numero di navi da carico che attraversano il Canale di Suez è raddoppiato perché aumentano le rotte e le navi sono sempre più grandi. E questo significa aumento dell’impatto ambientale.
Ecco perché bisogna intervenire subito. È fondamentale proteggere il 30% del Mar Mediterraneo entro il 2030 e attuare piani internazionali sostenibili.