
Curiosità, da una parte. Timore, dall’altra. E tra gli ingredienti non può mancare quello più affascinante: mistero. Perché la Puglia si scopre sempre più invasa da animali selvatici. Che, come avvenuto durante il lockdown, si riprendono i propri spazi, ma non solo.
Da qualche mese, a San Severo, aleggia una leggenda sulla pantera. Ogni tanto torna di moda, con qualche avvistamento più o meno credibile. Un video che la immortalava – con commento dialettale diventato ben presto virale – è stato poi seguito da una serie di ricostruzioni verosimili. Ora segnalata in Irpinia, ora sui Monti Dauni, la pantera è stata anche fonte di scherzi, canzoni, campagne pubblicitarie e creativi fotomontaggi sui social. A “certificarne” la sua esistenza, in realtà, è stato lo stesso Comune di San Severo, che pubblicamente si è esposto invitando lavoratori delle campagne e cittadini a porre particolare attenzione nei propri spostamenti.
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La volpe a Vignanotica
Meno paura ma più simpatia l’ha fatta invece la piccola volpe che ha cominciato a campeggiare a Vignanotica, splendido lembo di terra sul Gargano, tra Mattinata e Vieste. La volpe è stata di fatto “adottata” dai bagnanti ed è diventata testimonial della splendida spiaggia, caratterizzata dalla presenza di molteplici grotte scavate dal mare e dalla alta e bianca falesia calcarea alle sue spalle. La preoccupazione, però, è che ora la volpe è sfamata e coccolata, ma il rischio – a stagione conclusa – è di provocarle uno scompenso, perché selvatica dovrebbe rientrare nei boschi e non abituarsi a una (momentanea) presenza umana.

Un’altra piccola volpe è stata ritrovata in via Lucera, a Foggia. E – hanno spiegato gli animalisti che si stanno occupando della vicenda -, si relaziona come se si sentisse un cucciolo di cane, manifestando affezione verso le persone, ricercando e gradendo le coccole e il contatto, divertendosi con la pallina e apprezzando il cibo per i cuccioli di gatto. Comportamento – evidenziano – che denota come la piccola volpe sia stata tolta da mano umana alla mamma e abbia vissuto sino al ritrovamento a contatto con l’essere umano.
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L’allarme mattanza
A tanta curiosità, fa da contraltare la preoccupazione per quelle che sono state definite mattanze dalle associazioni di categoria.
Nelle stalle e sui pascoli di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e agnelli uccisi in Puglia, dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti sulla Murgia barese e tarantina e sul Gargano. E’ l’allarme di Coldiretti Puglia, a seguito della recrudescenza del fenomeno degli attacchi dei lupi, triplicati anche a seguito del lungo lockdown per il Coronavirus: in una sola notte in provincia di Taranto, in un allevamento tra Mottola e Martina Franca, nei pressi del bosco di sant’Antuono, hanno attaccato e ucciso 25pecore e gravemente ferito il resto del gregge ora destinato all’abbattimento.
A situazioni curiose e particolari, infatti, si oppongono vere e proprie tragedie. Ed è sempre Coldiretti a riprendere numeri e dati impietosi sul fenomeno: nei primi nove mesi del 2019, sono stati 310 gli incidenti stradali causati da animali selvatici e oltre 500 gli animali sbranati dai lupi. Una emergenza che si è aggravata nel 2020 a causa del lungo lockdown che ha svuotato le strade rurali e di città, consentendo una più libera circolazione di cinghiali e lupi con avvistamenti continui nelle are del Parco dell’Alta Murgia, del Gargano, nella Murgia Barese e Tarantina, nel Subappennino Dauno, nei pressi della Foresta di Mercadante, fino ad arrivare ai centri urbani.

“L’escalation di danni, aggressioni e incidenti che causano purtroppo anche vittime – ha denunciato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – è il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici con il numero dei cinghiali presenti in Puglia che nel giro di dieci anni sono raddoppiati, mettendo a rischio non solo le produzioni agroalimentari e l’assetto idrogeologico del territorio, ma anche la vita di agricoltori e automobilisti, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città, oltre alle evidenti ripercussioni igienico -sanitarie”.
Per arginare questo problema, nei giorni scorsi il presidente dell’Ente Parco Alta Murgia, Francesco Tarantini ha incontrato le associazioni agricole per discutere il piano delle catture, le modifiche da apportare al regolamento dei danni provocati dalla fauna selvatica, l’introduzione del telecontrollo nelle aree contigue al Parco e la chiusura della filiera in loco. “Un incontro proficuo – ha spiegato Tarantini – che ha portato alla decisione di costituire un gruppo di lavoro permanente e redigere un documento da inviare alla Regione e agli altri parchi pugliesi, per creare sinergia su un problema complesso”.
L’orso a Trento

Un problema che però non riguarda solo la Puglia. E le soluzioni, talvolta, sono troppo drastiche. E così il WWF Italia ha inviato una diffida formale al Presidente della Provincia Autonoma di Trento (PAT), Maurizio Fugatti, chiedendo la revoca dell’ordinanza “intervento di monitoraggio, identificazione e rimozione di un orso pericoloso per l’incolumità e la sicurezza pubblica” del 24/06/2020, emessa in seguito al noto episodio dell’incidente avvenuto tra due uomini e un orso sul Monte Peller (TN).
L’Associazione sottolinea come le cause dell’accaduto non siano ancora del tutto chiare, e le informazioni attualmente in possesso delle Autorità non possano ritenersi sufficienti a motivare (dopo il suo riconoscimento e identificazione) l’abbattimento dell’orso, la misura di gestione più estrema prevista dal PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali).
Nel frattempo, a supporto di questa posizione, sono al momento quasi 60.000 i firmatari della petizione online lanciata nei giorni scorsi dal WWF sulla piattaforma change.org, nella quale si richiede il ritiro immediato dell’ordinanza di abbattimento da parte della PAT, mostrando come l’opinione pubblica sia chiaramente schierata a favore della salvaguardia dell’orso e di una più seria valutazione delle cause dell’accaduto.