Restano ancora tanti i dubbi in merito alla scelta del Governo italiano di optare per il nucleare come nuova fonte di approvvigionamento energetico. In primis sono da chiarire i criteri adottati per l’individuazione dei siti che andranno a contenere le scorie nucleari. La mancanza di qualsiasi informazione in merito sussiste in quanto l’Agenzia per la sicurezza nucleare ad oggi non esiste, la sua realizzazione non è stata ancora pianificata e non è stata avviata alcuna procedura di valutazione ambientale.
Tra le domande emerse nelle ultime ore vi è l’interrogazione esposta al Governo dal deputato senese Franco Ceccuzzi, assieme ai parlamentari toscani Susanna Cenni, Raffaella Mariani e Luca Sani. «É altamente preoccupante la reticenza sui criteri che porteranno alla scelta dei siti per lo stoccaggio delle scorie radioattive», dichiara allarmato Cecuzzi intervenuto a commentare la risposta di Stefano Saglia, sottosegretario del Ministero per lo sviluppo economico, all’interrogazione presentata nell’ottobre scorso per capire quali fossero le aree della Toscana destinate al deposito di scorie nucleari e quali i criteri adottati per la definizione della mappa dei 52 siti nucleari nella regione.
Stessa preoccupazione arriva anche da altre regioni, come la Puglia. Infatti solo qualche giorno fa gli assessori della Regione Puglia all’energia, Loredana Capone ed all’ambiente, Lorenzo Nicastro hanno sottolineato, nel corso della Conferenza delle Regioni e Province Autonome, che «le Regioni hanno espresso a maggioranza parere negativo sottolineando il pressappochismo, la superficialità e le carenze dello schema di delibera Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, ndr) che – in sole tre paginette – allude a tipologie di impianti non ben precisate ed è sprovvisto di una seria e concreta analisi economica».