Villa Bonomo, a Bari un parco per tutti (o forse no)

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I lavori del parco di Villa Bonomo visti da via Amendola a Bari (foto Enzo Del Vecchio)

Dopo i dubbi sui lavori intorno a Via Amendola a Bari, un’altra storia  che ruota sempre su questa strada. Il parco di Villa Bonomo dovrebbe diventare   una nuova area verde al servizio della collettività. Ma sulla sua apertura, da privato a pubblico, pendono diversi interrogativi, tutt’altro che secondari, tra cui un ricorso al Tar

In questi giorni molti organi di informazione, della carta  stampata e on line, stanno pubblicizzando il parco di Villa Bonomo, in via Amendola a Bari, sottolineandone il fatto che sarà una nuova area verde al servizio della collettività. Una apertura, da privato a pubblico, sulla quale però pendono non pochi interrogativi, tutt’altro che secondari: da un ricorso al Tar che (se accolto) potrebbe stravolgere le dimensioni del parco, alle procedure di accesso all’area verde che, invece, secondo alcune testate, sarebbe riservato solo ai residenti delle nuove palazzine.

Intanto va spiegato che, per scelta degli eredi Bonomo, il parco di pini secolari è stato venduto ai proprietari della nuova lottizzazione ( in sigla: Ined-Gruppo Fanelli-Abiparco) sicchè quello che era un “paradiso privato” è ora soggetto a notevoli modifiche, sia in relazione alla fruibilità sia -come vedremo- alle condizioni di accesso. Modifiche introdotte da una convenzione-concessione che il Comune di Bari, ripartizione Urbanistica, ha sottoscritto con i costruttori della nuova lottizzazione sorta a ridosso di quello che era un gioiello di architettura rurale risalente al 1700.

Su questa convenzione-concessione molti aspetti controversi sono ora al centro di un contenzioso instaurato davanti al Tar, Tribunale Amministrativo Regionale, per la verifica delle procedure eseguite e soprattutto per capire se siano state rispettate o meno le prescrizioni e le norme di legge.

Perchè il ricorso al Tar?

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Alcuni degli alberi secolari tagliati per far posto al teatro di verzura all’interno del parco di villa Bonomo

Il ricorso, giunto alla seconda udienza, è stato presentato dal dr. Gerardo Cancellaro, proprietario di Villa Serena, struttura attigua a Villa Bonomo. Cancellaro ha deciso di adire le vie legali (al momento solo amministrative) perché, dalla sera alla mattina, come si dice a Bari, si è visto letteralmente negato uno degli accessi alla sua proprietà a causa dei lavori di costruzione di un anfiteatro di cemento armato, con un palco-pedana di circa 15 metri quadrati : questo anfiteatro è stato realizzato ben dentro il cuore del parco di Villa Bonomo con lo scopo di costruire quello che dovrebbe essere un “teatro di verzura”. Ora, lo diciamo per chi non lo sapesse, per teatro di verzura si intende un luogo nel quale su terreno naturale vengono sistemate -in forma di corona verde- delle siepi, attorno ad uno spazio centrale vuoto. Dunque tutt’altro che una struttura di cemento armato, imponente e devastante, come quella realizzata in Villa Bonomo, procedendo peraltro, incredibilmente, al taglio di alcune piante secolari: taglio che è avvenuto, secondo i costruttori, perché le piante sarebbero state malate. In proposito sarebbe interessante sapere se la malattia di queste piante sia stata certificata, e da chi, con una apposita perizia.

Il dr. Cancellaro quando si avviarono i lavori e quando si vide improvvisamente sbarrato l’accesso, e fatta a pezzi parte della sua proprietà, resosi conto di quel che stava avvenendo, cercò un compromesso con i potenti costruttori del nuovo insediamento edilizio. Ma questi, forti della vendita dell’intero parco da parte degli eredi Bonomo, e soprattutto all’indomani della sottoscrizione-  convenzione sottoscritta, solo pochi mesi fa, con la ripartizione Urbanistica del Comune di Bari, sono andati avanti “a rullo compressore”.

Un andare avanti che però ora deve fare i conti con una perizia decisa dal Tar per verificare se le motivazioni addotte dal dr. Cancellaro abbiano fondamento. Al momento le parti discutono anche sulla indicazione del perito che, a quanto si può capire, non è una scelta di secondaria importanza, visto che si tratta di dare avallo o contestare quanto è avvenuto nell’area sottoposta a vincolo storico.

Di chi sarà il parco?

Chi scrive peraltro, ha avuto modo di parlare con la vedova del prof. Martino Bonomo, tuttora residente in Villa. La signora non ha nascosto le sue forti perplessità su quanto sta avvenendo nel parco soprattutto in riferimento alla costruzione dell’anfiteatro in cemento armato. Peraltro si è detta fortemente contraria al fatto di dover avere a che fare con estranei attorno all’ingresso della residenza.

I costruttori hanno in ogni caso chiuso definitivamente l’ingresso monumentale di Villa Bonomo che era ubicato su Via Amendola, sostituendolo con due nuovi accessi laterali: uno su via Hanehmann e uno su via Lenoci.

A questo punto non resta che attendere la nuova udienza davanti al Tar prevista nel prossimo mese di settembre.

Ma non finisce qui…

 

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I lavori per la realizzazione della struttura in cemento armato che servirà di base per il teatro di verzura

Inutile dire che si tratta di una vicenda che riveste una importanza notevole nella grande partita del vasto progetto di lavori che interessano via Amendola e tutte le aree circostanti, a cominciare dal grande comprensorio  verde che comprende una masseria del 1500, una chiesetta del 1700, un agrumeto, un uliveto e un piccolo bosco, a ridosso dell’Executive Center e a pochi metri di distanza da Villa Bonomo. Un insediamento storico minacciato dal progetto di un megaparcheggio di scambio per auto e bus urbani ed extraurbani voluto dalla giunta comunale di Bari al servizio della futura stazione FS e SudEst.

LEGGI ANCHE: Via Amendola, il raddoppio che fa paura

Ma la storia di questi futuri insediamenti è davvero tutta da conoscere e approfondire  perché si tratta di opere che potrebbero cancellare o devastare irreversibilmente un’area di Bari miracolosamente salvatasi dalle speculazioni edilizie degli ultimi 50 anni.

Nella prossima puntata dedicheremo spazio al modo nel quale si trasformarono incredibilmente alcune delle aree al servizio della residenza, del comprensorio Executive Residence,  in una mai costruita Chiesa dei Testimoni di Geova e in un centro per l’assistenza ai minori affetti da malattie oncologiche, tuttora ancora nella difficile fase di avvio dell’attività.

(fine seconda puntata)

 

 

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