
La sfida di Matteo e Simona, i ‘SimuMatti’. Sposini calabresi in giro del mondo zaino in spalla e mano nella mano per il loro viaggio di nozze.
Viaggio di nozze: 363 giorni, 14 paesi e una missione: “Dimostrare che viaggiare non è roba (solo) per ricchi”.
Simona e Matteo sono innamoratissimi. L’una dell’altro, ovviamente. Ma anche della vita e del mondo, con le sue meraviglie e i suoi inaspettati regali. Così, giunti al coronamento della loro unione, per il loro viaggio di nozze hanno deciso di regalarsi un’avventura unica, da far invidia a tante coppie di novelli sposi: un viaggio di nozze lungo 12 mesi, un anno sabbatico dal lavoro e dalla vita di sempre per visitare in lungo e in largo il mondo intero.
L’obiettivo del loro viaggio di nozze è ben preciso: dimostrare (e dimostrarsi) che viaggiare non è poi così costoso come si può pensare. Basta saper scendere a compromessi. Loro lo hanno fatto. Ci sono riusciti. E mentre Matteo sta per ultimare la lunga serie di addizioni, per tirare le somme di questa avventura lunga 363 giorni e grande come i 14 Paesi visitati, insieme ne ripercorrono le varie tappe sul blog SimuMatti (si possono seguire anche su Facebook, Instagram e Youtube). Ad Ambiente&Ambienti, i due sposini calabresi raccontano il loro originale viaggio di nozze, affrontato zaino in spalle e rigorosamente mano nella mano.
Iniziamo dal principio. Come è nata l’idea di questa lunghissima luna di miele?

«C’era una volta un principe innamorato di una principessa. Lui non aveva il cavallo né vestiva di azzurro, lei aveva i capelli bruni e corti. Insomma, erano un principe e una principessa un po’ strani. Lui si chiamava Matteo, lei Simona, e insieme erano i SimuMatti. La nostra storia potrebbe iniziare così, come una favola moderna che ha come protagonisti due aspiranti sposi qualunque con una luna di miele da organizzare prima ancora di fissare la data del matrimonio. Una domenica, Simona, scherzando, la butta lì: “sogno il giro del mondo in luna di miele”. Quella storia poteva finire lì, senza attecchire. Se non fosse che Matteo, principe dei tempi moderni, farebbe qualunque cosa per rendere felice la sua principessa. Ed eccolo, dopo qualche giorno, tornare con una bozza di itinerario e una previsione di costi. Ancora non lo sapevamo ma in cuor nostro avevamo già deciso che saremmo partiti. Ci serviva solo una ‘scusa’ per farlo: sposarci».
Un viaggio di nozze lungo un anno
Cartina alla mano, come avete pianificato quest’avventura?
«Un viaggio così lungo si pianifica in corso d’opera, giorno dopo giorno, a volte lasciando che la vita faccia il suo corso. Abbiamo rischiato di dormire senza un tetto sulla testa, perché qualcosa è andato storto all’ultimo secondo ed eravamo senza un piano B. Abbiamo dovuto alloggiare in case senza acqua corrente, facendo la doccia col secchio. E alla fine Simona è stata costretta anche a tagliarsi i capelli per sopportare l’acqua fredda. Non si può certo dire che sia stata una luna di miele facile, eppure ce l’abbiamo fatta. Organizzazione, spirito di adattamento, aiuto delle persone incontrate e della dea bendata ci hanno consentito di portare a termine la missione con successo. E di tornare a casa più felici che mai».
Qual è stato l’itinerario definitivo e con quali mezzi vi siete spostati?
«Abbiamo visitato in tutto 14 Paesi: Stati Uniti, Messico, Perù, Bolivia, Cile, Argentina, Nuova Zelanda, Australia, Indonesia, Malesia, Myanmar, Tailandia, Giappone e Cambogia. Abbiamo praticamente utilizzato tutti i mezzi di spostamento possibili e immaginabili. Di Paese in Paese abbiamo fatto ricorso all’aereo, anche se abbiamo attraversato un paio di frontiere sulla terraferma. In Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia abbiamo noleggiato una macchina. Simona ha cavalcato un cavallo per scalare la Montagna Arcobaleno in Perù, ma poi ha recuperato egregiamente realizzando 5 giorni di trekking estremo a Torres del Paine in Cile.
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Abbiamo attraversato un lago dell’Amazzonia in canoa e raggiunto le isole Gili e Nusa in barca. Infine abbiamo utilizzato scalcinati motorini a noleggio per visitare in lungo e in largo l’isola Bali in Indonesia o la Cambogia. Per non parlare del Giappone, che abbiamo visitato interamente in autostop, da Tokyo a Hiroshima e ritorno a Osaka. Insomma, non ce ne siamo risparmiata una. In America Latina e Sudest asiatico poi è stata la volta del trasporto pubblico. Questo ci ha consentito di osservare da vicino la popolazione locale in azione (memorabili le scene di persone che entrano in metro dal finestrino o il viaggio in autobus col gallo canterino) ma ci hanno anche messo di fronte alla difficoltà di non sapere con precisione dove stessimo andando. Come sempre, mossi da un cauto entusiasmo, abbiamo lasciato che la vita facesse il suo corso. E che gli spericolati autisti facessero il resto».
“Il viaggio di nozze può costare meno di quanto si creda”
Un viaggio così lungo, in termini di km macinati e di giorni trascorsi fuori, ha dei costi elevati. In che modo siete riusciti a contenere le spese?

«Alla base della nostra luna di miele c’è quello che abbiamo chiamato il “Manifesto del viaggio” in cui spieghiamo le nostre motivazioni. Ci siamo dati una missione: dimostrare che viaggiare costa meno di quanto si creda. Certamente viaggiare è una spesa, ma tutto dipende dalla destinazione e da cosa si vuole fare. Poi bisogna considerare le capacità di adattamento. In funzione della missione che ci eravamo prefissati, abbiamo sempre considerato il beneficio costo/guadagno, rinunciando a piccoli lussi quali il ristorante o l’alloggio in camera privata. In Giappone siamo addirittura riusciti ad azzerare entrambe le spese ed è così che siamo riusciti a spendere qualcosa in più per quello che poteva veramente gratificarci: ramen e noodles a volontà e sushi nel giorno di festa. Ecco, noi siamo stati bravi a viaggiare come una coppia affiatata, rinunciando a qualcosa in cambio della missione che ci eravamo prefissati. Inoltre siamo riusciti a rientrare con qualche soldino in tasca, per evitare – come puntualmente ci viene detto – di “tornare a casa dalla mamma”.»
Se lo chiederanno in molti: che tipo di bagaglio avete preparato per questa avventura?
«Bagaglio? Che cos’è un bagaglio? Si dice che “Chi ha bisogno di più di una valigia è un turista, non un viaggiatore”. Siamo partiti con uno zaino da 60 litri ciascuno. Inizialmente facevamo fatica a fare stare tutto dentro lo zaino, il peso era sproporzionato e lo zaino sulle spalle iniziava a darci fastidio. Poi il viaggio è stato nostro maestro. Ci ha insegnato a essere minimali, a fare e disfare il contenuto velocemente, ad “abbandonare il superfluo e ad apprezzare il necessario” – obiettivo del manifesto di viaggio – e certamente abbiamo rinforzato gambe e spalle. Siamo tornati indietro molto più leggeri di come siamo partiti, con zaini molto meno “farciti”. La nostra prossima sfida è viaggiare con uno zaino ancora più piccolo, un 50 o addirittura un 40 litri. Ah, per i più maliziosi: anche viaggiando con lo zaino siamo riusciti a cambiarci ogni giorno, a fare la lavatrice e a lavarci quotidianamente. Abbiamo rinunciato ai lussi, non al decoro.»
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Quali ricordi per questo viaggio di nozze?
Con quale bagaglio siete rientrati a casa in termini di ricordi, esperienze, consapevolezze?
«Ecco, parliamo di cose serie. E’ stata dura riuscire a fare desistere Simona dall’acquistare souvenir in questo o in quel mercato etnico, ma il Sergente di Ferro Matteo ce l’ha fatta. In compenso portiamo con noi un sacco di foto, una per ciascuna delle persone che abbiamo incontrato, ma soprattutto un sacco di esperienze e ricordi. Certamente torniamo indietro con maggiori consapevolezze. La più grande di tutte è sapere che c’è ancora una speranza per l’umanità. E’ per questo che, finché possibile, ci impegneremo a ricambiare la bontà ricevuta ed è per questo che, una volta tornati in Italia, abbiamo affittato una casa con la stanza degli ospiti, così da poter accogliere altri viaggiatori».
Non possiamo credere sia stato tutto semplice. Avete avuto dei momenti di difficoltà, scoramento o semplicemente nostalgia di casa?
«Assolutamente sì. E’ stata dura trascorrere la notte della Vigilia di Natale mangiando trota alla griglia sul Lago Titicaca, pensando ai pasti pantagruelici che si stavano consumando a casa delle nostre famiglie – in Calabria si narra di cenoni colossali. Anche trascorrere il giorno di Natale viaggiando su uno scomodo autobus è stato tristissimo. Ma questo è nulla. Il momento più duro è stato al sopraggiungere dei sei mesi di viaggio. Ci trovavamo in Australia. Simona aveva una mancanza terribile di casa e soprattutto aveva tanta stanchezza accumulata che ovviamente si ripercuoteva nel morale delle nostre giornate. Per fortuna subito dopo è arrivata l’Asia ed è stato come rinascere».
C’era una logica ben precisa dietro questa lunga luna di miele. Credete di aver centrato l’obiettivo?

«Non abbiamo reso ancora pubblica la spesa totale, lo faremo prossimamente sul nostro blog. Certamente possiamo anticipare che la nostra luna di miele è costata meno del nostro matrimonio. E’ vero, molti matrimoni in Calabria sono sfarzosi, ma non il nostro. Provate a immaginare un matrimonio da 128 invitati e fatevi un conto delle spese. Fatto? Bene, viaggiare per un anno costa molto di meno! Avevamo un altro obiettivo: dimostrare (e dimostrarci) che si può ancora avere fiducia nel prossimo. Questo è un obiettivo che siamo riusciti a raggiungere solo parzialmente: noi ne siamo sicuri ma c’è ancora tanta gente che non riusciamo a convincere. La missione continua».
…E il viaggio continua…
Avete in programma una nuova avventura?
«La vita è la nostra prossima avventura. Certamente il viaggio farà ancora parte della nostra vita ed è un’eredità che vogliamo lasciare ai nostri figli. Ma è ancora presto per parlarne. Per ora stiamo seguendo motivazioni e aspirazioni personali, le stesse che sapevamo avremmo perseguito prima di partire. Con la consapevolezza che là fuori c’è un mondo da scoprire. Il che non significa necessariamente raggiungere l’altro capo del mondo, ma anche solo rivolgere la parola al misterioso e pericolosissimo vicino di casa».