Vendola su ILVA e Patto di stabilità

«Si sta consolidando un orientamento che è quello di separare la sorte della famiglia Riva dal destino dell’ILVA». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, al termine dell’incontro, tra governo e parti sociali, svoltosi a Roma sulla vicenda del siderurgico.

La nuova consapevolezza che anima forze sociali e politiche, ha affermato Vendola, è che «il decreto di sequestro della magistratura ha a che fare con la mancata applicazione delle prescrizioni dell’Aia in questi mesi, che c’è qualcosa ancora di poco regolare e lecito». Da qui bisogna partire per esercitare innanzitutto il diritto alla salute; dentro questo primato, si potrà poi garantire la salvezza della fabbrica: «La salute è la principale, la fabbrica è la subordinata. Finora la fabbrica era la principale e la salute era una subordinata spesso calpestata».  La figura dell’amministratore straordinario, prevista nel decreto Salva-ILVA, potrebbe gestire i fondi sequestrati ai Riva, garantendo l’ambientalizzazione della fabbrica, evitandone il collasso e quindi la perdita di posti di lavoro.

«Con questa impostazione – ha continuato Vendola – noi riusciamo, ciascuno, a fare il proprio mestiere. I giudici fanno i giudici, e lo fanno bene perché scoperchiano un verminaio e il governo fa il suo mestiere, che non è né quello di andare alla guerra con i giudici, né quello di aggirare i provvedimenti giudiziari. Da questo punto di vista sono ottimista per l’atteggiamento che vedo oggi orientare tutti noi».

Vendola ha poi parlato del Patto di stabilità, manifestando gratitudine nei confronti di Johannes Hahn, commissario europeo per le politiche regionali. Hahn ha proposto di sganciare la quota nazionale di cofinanziamento dai vincoli del Patto.

Il governatore ha ricordato che devono essere spesi ancora 31 miliardi di euro previsti dai piani comunitari. Risultano vincolati dal Patto 16 miliardi di euro; sulla base del Decreto Barca, risultano nettizzabili solo 2 miliardi e 800mila euro. Per Vendola, svincolare queste somme «è una scelta non più rinviabile, pena la perdita di parti considerevoli del principale salvadanaio che finanzia le politiche di sviluppo nelle regioni, soprattutto meridionali. Ora mi aspetto, da parte del governo in carica, un impegno straordinario a sostegno del Commissario Hahn ed a sostegno delle ragioni di chi vuole reagire alla crisi con politiche attive per il lavoro e la crescita economica».

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