«Anche un Papa può cambiare idea», commenta la cronista de’ Il Fatto Quotidiano Debora Billi nell’illustrare la politica energetica della Santa Sede, ricordando le passate dichiarazioni, portavoce il Cardinal Martino, per cui la Curia apostolica è “da sempre favorevole al nucleare civile” e “tra i fondatori dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, Aiea”. Ma i più recenti moniti del Pontefice – da molti ora “ribattezzato” eco-Papa, un “Green Pope” – tracciano però un’altra direzione. Una rotta seguita dalle stesse scelte ambientali promosse da Citta del Vaticano, uno degli stati più piccoli – ma ora anche più verdi – al mondo, con i suoi appena 800 residenti.
Così Papa Benedetto XVI la scorsa estate, mosso dai tragici fatti di Fukushima, ha spronato tutti ad «adottare complessivamente uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie appropriate che salvaguardino il patrimonio della creazione e siano senza pericoli per l’uomo». Priorità politiche ed economiche, di cui devono farsi carico gli Stati e le Nazioni Unite in primis, per «arrivare rapidamente a un’arte del vivere insieme che rispetti l’alleanza tra uomo e natura», interrogandosi sul giusto posto da dare alla tecnica, dal momento che «i prodigi di cui è capace vanno di pari passo con disastri sociali ed ecologici».
Nel suo piccolo allora, lo Stato Vaticano ha – non da oggi – cercato di dare il buon esempio per salvare il Pianeta, divenendo nel 2010 per il Daily Energy Report la nazione con la migliore efficienza energetica del mondo (“The Vatican City Named Greenest Nation”). Merito, si legge, della “installazione di pannelli solari che hanno aiutato il Vaticano a raggiungere il massimo storico di produzione di energia solare pro capite, con 200 watt per abitante. I funzionari dicono che l’installazione dei pannelli sulla sala conferenze del Vaticano ha salvato la nazione da quasi 90 tonnellate di petrolio.”
Sul tetto della moderna Sala Nervi, ossia l’aula udienze appunto progettata dal noto architetto, fanno infatti bella mostra di sé (e buon uso) 2.400 moduli fotovoltaici, prodotti dalla tedesca SolarWorld, che consentono all’impianto fotovoltaico di produrre circa 300 MWh l’anno. Un intervento diretto dal professor Livio de Santoli, a cui è stato dedicato un apposito volume fotografico dal titolo L’energia del sole in Vaticano. Ma tra papamobile ad alimentazione green e mense in solar cooling, il passo più importante sarà certo quello per cui è in previsione un impianto solare da 100 MW su terreni della Curia alle porte di Roma, a Santa Maria di Galeria (sui terreni di quella stessa Radio Vaticana che è stata al centro di segnalazioni per un pesante elettroinquinamento). Una realizzazione da circa 500 milioni di spesa, si dice, i cui lavori si ipotizzano in conclusione al 2014 e grazie alla quale sarà possibile eliminare circa 91mila tonnellate di Co2, rendendo lo Stato Vaticano non solo autonomo, ma rivenditore di energia.