
Il Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Bari sta cercando nuovi sistemi naturali per debellare l’acaro che sta contaminando le uova ed il pollame in Europa
Le uova contaminate scoperte in Italia hanno messo in allarme i consumatori. Dopo la scoperta in Olanda, Germania e Belgio, la Comunità Europea ha subito attivato il sistema di controlli per arginare il problema e trovare una soluzione efficace.
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«Il Fipronil viene utilizzato per controllare una parassitosi che si verifica in allevamento. Serve per curare i polli dal dermanyssus gallinae, l’acaro che succhia il sangue agli animali. Questo farmaco è vietato in Italia. La tossicità e la quantità trovata nelle uova sono molto basse. Ma questo non garantisce il consumatore. Nelle uova non devono esserci residui. Il Fipronil è stato usato in maniera assolutamente fraudolenta sugli animali. Molto spesso l’allevatore non sa bene ciò che fa, bisognerebbe fare più formazione e più informazione».
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L’Università di Bari in prima linea

A spiegarci la vicenda delle uova contaminate in Italia è il prof. Antonio Camarda, professore associato di Patologia Aviare del Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Bari. Responsabile Sanitario dell’Osservatorio Faunistico Regionale della Puglia, membro dell’Unità di Crisi della Regione Puglia su Influenza aviare, membro dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale della Puglia e componente del Comitato Etico per la Sperimentazione Animale del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari, da anni, il prof. Camarda fa ricerca in questo ambito, confrontandosi spesso con le multinazionali farmaceutiche e con altri Paesi Europei sulle molteplici problematiche aviarie.
Prof. Camarda, Può spiegarci gli effetti del Fipronil sull’uomo?
«La tossicità acuta è teoricamente molto grave, dà incoordinazione di movimenti, vomito, mal di testa, giramenti di testa, etc.. Il farmaco viene classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a medio-bassa tossicità. Questo farmaco si raccoglie nell’organismo degli animali e viene rilasciato nel tempo. È la tossicità cronica che preoccupa, di cui si sa poco nell’uomo. Per questa ragione è vietato nella zootecnia. Ma il Fipronil viene utilizzato in agricoltura. Anche qui, una normativa che garantisce al consumatore che il residuo è pari a zero. Viene utilizzato in orticoltura nei meli, nei peri, nelle patate contro gli insetti».
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Uova contaminate, la ricerca è la soluzione
«Stiamo cercando di utilizzare molecole naturali come l’eucalipto o l’olio di neem per difenderci dall’acaro. Con esperti patologi, la prof.ssa Annunziata Giangaspero dell’Università di Foggia ed i professori Domenico Otranto e Claudia Cafarchia dell’Università di Bari, stiamo utilizzando funghi come parassiti dell’acaro per ucciderlo e stiamo lavorando sugli estratti naturali che non danno residui. La Comunità Europea ha attivato un progetto che coinvolge una ventina di stati per studiare il fenomeno. Di questo progetto, io e la prof.ssa Giangaspero siamo referenti nazionali per l’Italia, ma sono pochissimi i soldi per la ricerca. Siccome il ciclo di un allevamento è di 12 mesi, risulta abbastanza difficile in tempi rapidi ottenere risultati reali e concreti dalla ricerca. Noi comunque andiamo avanti, siamo un laboratorio di referenza sia italiano e sia europeo per questo problema».
Le colonie di acari
Dove si trova l’acaro?
«Si può trovare in tutti gli allevamenti. Lì il contagio è più facile. Gli acari possono salire sull’uomo, pungendolo e bevendone il sangue. I veicoli di contagio sono molteplici: animali, uomo, attrezzature. Già anni fa, abbiamo lavorato su casi di dermanyssus sull’uomo. Il contagio avvenne attraverso i colombi di città. Dopo aver mangiato, gli acari si staccavano dagli animali e si insinuavano nei nidi, strettamente adiacenti alle attività umane. Da qui il contagio all’uomo. C’erano casi in scuole ed ospedali. E nei letti. Il problema è molto diffuso. È difficile eliminarlo, anche perché questi acari possono vivere 8-9 mesi senza mangiare. Una volta entrato nell’allevamento, il dermanyssus è quasi impossibile debellarlo. Ma è possibile controllarlo con farmaci autorizzati. Questo acaro può determinare un calo della qualità delle produzioni e veicolare agenti patogeni».
Il dermanyssus distrugge un intero allevamento
«Un allevamento come quello di Corato con 20mila galline è considerato medio-piccolo. Gli animali consumano mille euro di mangime al giorno. Anche sequestrate, le galline devono mangiare e le uova devono essere smaltite. Alla fine, l’allevatore è costretto a chiudere. In questo modo si fa il gioco dei grandi allevamenti industriali stranieri dove in controlli non sono certificati. Venti anni fa la Puglia produceva un milione di uova, ora circa 300mila. In questo modo viene distrutta l’economia della nostra terra».
Il caso delle uova contaminate dimostra ancora una volta come il settore zootecnico e l’agricoltura hanno la necessità di interventi mirati, rapidi e concreti per ripulire da agenti patogeni e chimici le colture e gli allevamenti attraverso l’utilizzo di prodotti biologici e farmaci naturali. Il consumatore, l’allevatore e l’agricoltore devono essere informati, formati e tutelati. Le norme ed i controlli ci sono, mancano solo soluzioni ottimali ed immediate.