Il Simposio internazionale sulla conservazione del Patrimonio geologico che si è appena concluso a Bari mi ha offerto l’occasione per volare ad una recente domenica, in cui un sole avvolgente ci ha accompagnato per una gita in barca nelle meraviglie del Salento lungo il tratto delle falesie a nord di Otranto. Un viaggio nella storia del nostro paese, ripercorrendo tempi che l’uomo non ha mai visto. E il pensiero è poi volato in Gargano, con le sue falesie rocciose modellate nei calcari o alle grotte di origine marina che si rinvengono nei calcari a liste e noduli di selce. Un paesaggio unico. Giorni fa Ambient&Ambienti aveva preannunciato “un dinosauro a passeggio per Bari”. In questi giorni quel dinosauro si è fermato nella Sala Murat per raccontare un pezzo di storia e discutere sul nostro territorio con esperti internazionali. Quale occasione per la nostra regione!
Se ci si ferma a pensare di scrivere il sistema delle relazioni anche tra i vari beni dell’assetto geologico del territorio, e poi si estende tale sistema ai beni culturali e naturalistici biotici, si riscopre il futuro della nostra regione, un futuro fatto di turismo e di fruizione di un territorio che deve conservare i suoi caratteri unici. La regione Puglia si è già attivata in questo percorso ed anche per la specifica tutela e valorizzazione dei geositi, approvando nel 2009 la legge 33 in cui è stato riconosciuto che la geodiversità regionale e il patrimonio geologico a essa collegato sono da tutelare e valorizzare ”in quanto depositari di valori scientifici, ambientali, culturali e turistico-ricreativi”.
Come al solito, parole incoraggiati vengono dall’Assessore alla Qualità del Territorio Angela Barbanente, un tecnico prestato alla politica che ha introdotto un nuovo modo di pensare alla tutela e valorizzazione del territorio. La “cultura che parla” è la cultura che affascina e che porta speranza: “oggi più che mai abbiamo bisogno di proteggere il nostro patrimonio, nel sud più che altrove” ha detto all’inaugurazione del Simposio. E in quella sede si è avuto modo di cogliere la nostra ricchezza, a volte poco nota perché la conoscenza non è condivisa e spesso è affidata a discipline chiuse in se stesse, che non dialogano e che si negano ai cittadini, vanificando così l’occasione di sviluppare potenti sinergie a favore dello sviluppo. Il messaggio è chiaro: «Condividere le conoscenze... c’è bisogno di un dialogo tra discipline diverse e bisogna condividere il flusso di queste conoscenze con tutti; bisogna recuperare una coscienza di luogo e delle possibilità di trasformare l’ambiente che abbiamo ereditato» (sono sempre parole della Barbanente). Certamente verso processi condivisi e lungimiranti in cui la tutela non è in contrapposizione con la valorizzazione.
A Simposio chiuso vogliamo mantenere vivo il dibattito, ricordando che parlare di geositi significa parlare non solo di geologia ma anche di ambiente, di paesaggio, di sviluppo, di economia, garantendo un lavoro quotidiano e uno scambio continuo tra esperti che permette una visione condivisa. Insomma la geologia non propone solo scenari collegati ai dissesti del suolo, ma anche percorsi nel tempo attraverso il territorio che custodisce la “memoria della Terra”. Le conoscenze ora sono approfondite, sempre da ampliare, ma già complesse e tali da metterle a frutto lungo un percorso di valorizzazione.
Occorrerebbe costruire un progetto “industriale” di tutela e di conservazione finalizzato a consentire che il territorio sia protetto; quindi un progetto di valorizzazione affinché il racconto della storia possa essere proposto a tutti, vissuto e tramandato. Il prossimo passo potrebbe quindi essere un Programma Integrato per la Valorizzazione dei Geositi, in cui si dia valore aggiunto al censimento svolto negli anni scorsi, agli studi già redatti ponendoli a frutto, in cui immaginare un processo di fruizione rispettoso dell’ambiente: occorre puntare al finanziamento di processi di tutela, di custodia e di promozione, proponendo meccanismi di visita reale e virtuale anche per i diversamente abili, dando spazio alla realtà virtuale per entrare nella storia vecchia milioni di anni del nostro Paese. Occorre nel contempo finanziare strutture per la valorizzazione, per la promozione, per le visite guidate: ma strutture legate al territorio e funzionanti sul serio, non generatrici di scenari di sviluppo sulla carta ma nella realtà. Finanziamo percorsi di gestione, con contributi fissi e contributi variabili in funzione dei successi turistici e dei processi di tutela attivati. Diventa così una sfida economica, ma sostenibile sotto il profilo ambientale. Diventa così sostegno alla cultura, ma di quella che si pone a servizio della scienza e dei cittadini con programmi concreti.
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