Una fotografia ai 42 porti pugliesi per rilanciare la Blue Economy

Porti efficienti per rilanciare la pesca professionale

 

Il progetto Appesca ha fornito una fotografia dei 42 porti pugliesi monitorando l’ambiente, l’occupazione, le infrastrutture, le marinerie e l’acquacoltura, con l’obiettivo di capire i fabbisogni degli scali, pianificare e introdurre interventi per la conservazione e gestione delle risorse biologiche del mare e delle acque interne, ma anche offrire un’analisi funzionale sul comparto della pesca per programmare interventi a sostegno delle attività marinare nell’ottica della sostenibilità.

Sostenuta dal Fondo Europeo per gli Affari marittimi e la Pesca Misura 1.26 “Innovazione”, la Regione Puglia con Asset, la sua agenzia strategica per lo sviluppo ecosostenibile del territorio ha così monitorato la costa con un progetto interdisciplinare insieme a Capitanerie di Porto, Comuni, Agenzia territoriale per il servizio di gestione dei rifiuti Ager e Asl territorialmente competenti ma coinvolgendo, per il monitoraggio, anche giuristi, biologi e ingegneri, pescatori e imprese di pesca.

Tre attività, tre risultati e un database prezioso

Il Progetto ha dipinto un quadro d’insieme delle infrastrutture portuali e dell’intero comparto peschereccio.

Tre le attività:

  • Fotografia e analisi dello stato dei porti pescherecci pugliesi: ricognizione e rilievo delle infrastrutture portuali, criticità e fabbisogni in termini di servizi, indagini batimetriche, geomorfologiche e topografiche.
  • Analisi del settore della pesca regionale e sviluppi nell’ambito della Blue Economy: censimento della flotta stanziale nei porti pugliesi e analisi dello sbarcato, nonché fotografia delle attività legate alla diversificazione e alle altre attività rientranti nell’ambito della Blue Economy.
  • Tavoli tecnici con stakeholder: disamina delle criticità e raccolta delle istanze, rilevamento degli studi, progetti e buone pratiche già in atto con la prospettiva di efficientare e promuovere il settore a livello locale e nazionale.
pescatore
Tra gli obiettivi del progetto Appesca, la pianificazione di interventi che possano incentivare la conservazione e la gestione razionale delle risorse biologiche del mare e delle acque interne

Tre i risultati:

  • Pubblicazione di un report “Analisi dello stato dei porti pugliesi e fabbisogni di adeguamento ed efficientamento per la pesca professionale”, con schede porto per ogni sito portuale con le informazioni e i dati reperiti a seguito delle analisi e ricognizioni svolte.
  • un progetto GIS che ha portato alla creazione di un archivio georeferenziato contenente tutte le informazioni raccolte ed elaborate. Dati che fotografano i porti, i servizi, i dati della pesca.
  • Ecoisole Appesca ovvero installazione e monitoraggio di sistemi di raccolta in porti pilota a beneficio dei pescatori per il conferimento dei rifiuti legati alle attività di pesca insieme a quelli pescati dal mare a prevalente componente plastica (marine litter).

Questa raccolta di informazioni non è fine a se stessa. Se è di “assoluta novità” per la Puglia, che ora potrà contare su un database ricco di informazioni quali-quantitative utile a tracciare un modello di sviluppo sostenibile e innovativo, l’obiettivo finale sarà:

  • pianificare interventi che possano incentivare la conservazione e gestione razionale delle risorse biologiche del mare e delle acque interne;
  • ridurre l’utilizzo delle materie plastiche anche in un’ottica di riciclo;
  • migliorare e rafforzare la governance territoriale e dei settori della pesca e dell’acquacoltura;
  • accompagnare le imprese ittiche ad intercettare fondi dei programmi europei di ricerca.
  • sviluppare e innovare il settore della pesca, promuovendo la nascita e l’aggregazione delle imprese,
  • sostenere processi che accrescano igiene e qualità dei prodotti,
  • favorire nuove opportunità attraverso la Blue Economy

ma può rappresentare nell’immediato anche un ottimo supporto per raccogliere bisogni e necessità del comparto, così da individuare, ad esempio, dove creare ormeggi sicuri, dove posizionare colonnine di approvvigionamento, i box per gli attrezzi, le cassette per il trasposto biodegradabili e quanto serve alle marinerie pugliesi.

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Obiettivo: efficientare la pesca professionale

Lungo il litorale pugliese opera una delle flotte più importanti d’Italia, con i pescherecci di Manfredonia, Molfetta, Bari, Brindisi, Gallipoli e Taranto

Con oltre 900 km di litorale, la Puglia è una delle regioni italiane con un’importante e risalente tradizione nei settori della pesca, dell’acquacoltura e della trasformazione e commercializzazione di pescato e dei prodotti derivanti dalla relativa lavorazione. Lungo il litorale opera una delle flotte più importanti d’Italia, con i pescherecci di Manfredonia, Molfetta, Bari, Brindisi, Gallipoli e Taranto. Il naviglio pugliese è il secondo in Italia con produzioni superiori al 13% del nazionale. Il comparto ittico, con i suoi 2.200 operatori, fattura oltre 350 milioni di Euro pari al 18% della produzione nazionale.

La ricognizione di infrastrutture e servizi dedicati a tale settore, se ne ha compreso i punti di forza, al contempo, ha evidenziato criticità che lo caratterizzano.

Una è ambientale, cioè è relativa:

  • alle condizioni dei fondali dei porti pugliesi rilevate a seguito di indagini batimetriche e topografiche, potenzialmente utili ai Comuni per gli interventi di dragaggio e ripascimento
  • ai fenomeni di erosione della costa, ovvero fornisce indicazioni utili alla progettazione e monitoraggio di opere marittime

L’altra è legata all’inquinamento, in particolare alla gestione dei rifiuti raccolti in mare derivanti dall’attività di pesca.

Come si legge nel rapporto finale “i porti devono fungere da volano per l’efficientamento della filiera della pesca e per la sua innovazione combinando e diversificando varie funzioni: dalla più semplice e antica attività di pesca, a centro di raccolta di rifiuti marini, mercati, vendita diretta, attività di diversificazione nonchè luoghi di attrazione – anche e soprattutto turistica – fino a trasformare il porto in una vera e propria “piazza culturale” di raccordo tra mare e terra“.

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