Un secolo dopo i “crolli”, Corato si interroga: acque sotterranee e dissesto, cos’è cambiato in 100 anni?

Un titolo de 'La Stampa' sul crollo del 1922 a Corato

A cento anni esatti dal dissesto idrogeologico di Corato del 1922, un convegno per interrogarsi sulla gestione della crisi idrica di oggi. Un’occasione per un’analisi degli effetti delle variazioni degli equilibri delle acque sotterranee in Puglia. Partendo da quel crollo di un secolo fa

 

“La tragica situazione di Corato per l’abbassamento del sottosuolo”. E ancora: “La situazione s’aggrava a Corato. Nuovi cedimenti e crolli imminenti”. A seguire: “La tragica sorte di Corato. Le case non lesionate ormai si possono contare…”. E infine: “La tragedia di Corato. La città che sprofonda. 5000 famiglie all’aperto”. Sono tutti titoli de “La Stampa” di un secolo fa. E’ l’inizio di maggio 1922 e tra il “prestito alla Germania e le possibili conseguenze”, la “presa di Pechino”, notizie di cronaca come il “Furto di 91mila lire a Genova”, il quotidiano torinese dedica per giorni uno spazio sempre più consistente al crollo di molti edifici del paese in provincia di Bari.

A distanza di 100 anni, Corato si interroga ancora. E lo farà anche il 2 luglio, dalle 8,30 (nell’Auditorium dell’Istituto d’istruzione secondaria superiore “Federico II Stupor Mundi”), nell’ambito del convegno “Analisi ed effetti delle variazioni degli equilibri delle acque sotterranee in Puglia”. Partendo proprio da quell’esperienza, quel dissesto dovuto all’innalzamento della falda che un secolo fa compromise la stabilità degli edifici causandone di molti il crollo.

L’appuntamento

Crolli del 1921-1922, Via Monte di Pietà, Foto ‘Mipiace Corato’

Un’occasione, in un’estate che si preannuncia difficile per l’emergenza acqua, che vuole indagare la situazione dal dissesto geo-idrologico di Corato del 1922 alla gestione della crisi idrica di oggi.  L’evento, organizzato dagli Amici dei musei – Corato, dalla Società italiana di geologia ambientale (Sigea), dal Centro sub Corato Aps Ets, dal Presidio del libro di Corato in collaborazione con l’Ordine dei geologi della Puglia, con il Comune di Corato, l’Iiss “Federico II Stupor Mundi” di Corato, vedrà il susseguirsi di relazioni tecniche che affronteranno il tema delle falde idriche in regione Puglia, del monitoraggio dei corpi idrici sotterranei, dell’approvvigionamento idrico e dalla gestione delle crisi, del dissesto idrogeologico. Base di partenza sarà quanto avvenne a Corato nel 1922, con un dissesto dovuto all’innalzamento della falda superficiale che compromise la stabilità degli edifici causandone di molti il crollo.

Il crollo del 1922

E basta rileggere le pagine de ‘La Stampa’ dell’epoca per vivere, ancora oggi, il dramma di quei giorni. “Non appena è stato dato l’allarme dell’imminente crollo e venne dichiarata instabile una casa – si legge -, avvennero scene commoventi. Vi sono persone che, non curanti del pericolo, cercano di salvare quello che possono. Ho visto qualche famiglia che prima di sgomberare la propria abitazione gettava sulla strada tutto ciò che vi era in casa, per poi darsi la pena di raccoglierlo. Il nuovo proprietario del grande palazzo crollato è come inebetito dal dolore”.
I crolli, come detto, furono dovuti a un disastro idrogeologico. La città di Corato si ergeva infatti su una falda di acque freatiche che, gonfiata dall’afflusso delle acque di rifiuto che venivano assorbite nel sottosuolo permeabile, si sopraelevò di alcuni metri, invadendo gli scantinati di molte abitazioni e compromettendone la stabilità.

Le zone interessate

“La situazione a Corato diventa di ora in ora più tragica. L’abbassamento del sottosuolo continua a verificarsi, determinando il crollo di interi edifici. La popolazione – si legge su ‘La Stampa’ dell’epoca – è allarmatissima e parte è fuggita terrorizzata, abbandonando la città. La zona dove i crolli sono incominciati è presso la piazza del Mercato. Il fragoroso crollo del Palazzo nuovo, uno dei più belli esistenti da secoli, ha trascinato le case vicine, facondo anche pericolare un altro antico edificio, il palazzo Leone, tanto che l’ingegnere capo del Genio civile, vedendo in pericolo tutto il lato orientale della piazza del Popolo, ha ordinato l’immediato puntellamento e lo sgombero di oltre trecento famiglie. La caduta di case in via Gisotti ha anche fatto precipitare una chiesa artistica, detta del Monte di Pietà. Alcuni fedeli sono riusciti, mettendo a pericolo la propria vita, a salvare un altare in marmo. Sono una ventina fra case e palazzi caduti finora e cento altri in quella zona sono in imminente pericolo”.

La risposta delle istituzioni

Ma cos’è cambiato in cento anni? Anche leggendo le risposte istituzionali dell’epoca, sembra che il tempo si sia cristallizzato, tra allarmi sottovalutati e scaricabarili nell’assumersi la responsabilità. La catastrofe tellurica di Corato entra infatti in scena nella interpellanza alla Camera dell’8 maggio. Si parte dalle cause dei crolli: “La causa generale del disastro consiste nella presenza nel sottosuolo della città di Corato di uno strato di terreno sabbioso entro il quale la penetrazione delle abbondanti recenti acque piovane ed altre acque immesse in quello strato sabbioso ha provocato il cedimento delle fondamenta di un numero così rilevante di case di Corato. I tecnici si domandano ora se oltre all’acqua piovana altra acqua, o sfuggita alle condutture dell’acquedotto pugliese, oppure derivanti dalle fontanelle pubbliche hanno creato e affrettato il disastro. Le fontanelle pubbliche di Corato hanno una dotazione di 400 metri cubi di acqua al giorno. Questa ultima ipotesi può quindi avere il suo valore”.

La locandina del convegno del 2 luglio

Dopo aver indicato le cause, ecco le responsabilità: “Una vivace discussione si è poi impegnata sulle responsabilità e sui provvedimenti adottati dal Governo. Circa le responsabilità l’argomento essenziale adottato fu questo: che da tre anni il fenomeno di lesionamento di alcune case di Corato veniva segnalato al Governo senza che venissero presi provvedimenti. II Ministro Riccio, che da due mesi appena si trova al Ministero dei LL. PP., pure scagionando il suo predecessore on. Micheli, ha dato conto di ciò che egli aveva fatto per scongiurare il disastro di Corato o perché non assumesse vaste proporzioni. Dalle dichiarazioni dell’on. Riccio risulta che realmente il Ministero attuale ha fatto quanto ha potuto per porre riparo alla tragica situazione attuale. E’ rimasta sul tappeto un’ultima questione, cioè l’insufficienza dei fondi stanziati dall’attuale Ministero per i soccorsi, cioè nove milioni ripartiti in tre esercizi. Il Ministro on. Riccio ha risposto a questo addebito sostenendo che lo stanziamento è più che sufficiente ai bisogni attuali”.

L’analisi

Cento anni dopo, sembra non essere cambiato nulla. E anche di ciò si discuterà nel convegno che parte da un punto: il rapporto tra uomo e acqua è sempre stato simbiotico con il primo che si collocava in prossimità di dove c’era disponibilità dell’altro. Poi, nel tempo, l’uomo ha imparato a raccoglierla e a conservarla nei luoghi più convenienti per altri aspetti e poi ancora ha imparato a trasportarla. Da qui hanno origine i problemi perché si ricercano ulteriori risorse piuttosto che ottimizzarne l’uso, proteggere e migliorare la gestione di quelle esistenti, anche in considerazione delle attuali irregolarità climatiche.

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