Un mare in fiamme

Della tragedia ecologica consumatasi il 20 aprile 2010, quando per un incidente a bordo della piattaforma di perforazione Deepwater Horizon morirono 11 persone e fiumi di oro nero si rovesciarono nel Golfo del Messico, si è parlato a lungo e a lungo ancora se ne parlerà: le sue conseguenze, destinate a durare per decenni, sono così gravi da far sì che si possa parlare di uno dei più grandi disastri ambientali della storia. Eppure, nelle numerose pubblicazioni a riguardo, pochi si sono preoccupati di dar voce a chi di quella tragedia ha vissuto in prima persona gli effetti: in primo luogo le comunità di pescatori della zona, la cui economia è stata sconvolta dal disastro. Questo, fino al bel libro di Carl Safina, giornalista presidente del Blue Ocean Institute (organizzazione che ha come obiettivo la salvaguardia degli oceani), vincitore del MacArthur Genius Grant Winner. L’autore, in maniera coinvolgente e allo stesso tempo estremamente rigorosa, ricostruisce l’incidente e il modo in cui esso ha cambiato lo scenario ambientale, inquadrando il tutto in un contesto politico agghiacciante in cui, andando oltre la maschera ecologista, appare chiaro che ciò che conta è solo guadagnare.

Carl Safina,  Un mare in fiamme. Il più grande disastro ecologico di tutti i tempi, Edizioni Ambiente, 2011, pagg. 400, € 18,00.

L'esplosione di Deepwater Horizon

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