Un avvenire di terra / Produrre i propri semi

Precursore dell’agricoltura biologica in Italia, Gino Girolomoni è ricordato da tutti, non solo come fondatore della Cooperativa agricola Alce Nero, che nel lontano 1977 prese sede nel recuperato monastero di Montebello a Isola del Piano (PU) nelle Marche, ma come profondo credente e pensatore, persona di grande sensibilità, ecologica, culturale, umana. Venuto a mancare improvvisamente nel 2012, il suo lascito è quello di “un avvenire di terra”, un ritorno alle origini. Come nel titolo di cui si fregia questo volume di “appunti per un’economia delicata”, edito a mo’ di raccolta di alcuni dei suoi articoli editi per L’Avvenire, aventi a tema proprio “una visione cristiana della natura, da cui troppi cattolici rifuggono per paura di dover rinunciare a una modernità che pesa più della fede”.

Ecco allora in   Un avvenire di terra la forte accusa a transgenico e OGM “che gente senza scrupoli vuole imporre nel mondo per poter fare il mestiere di Dio”. Così incita ad una difesa della buona terra e dei suoi prodotti sia cristiani, che musulmani ed ebrei. Punta il dito su “diossina, tricolorofenolo ed estrogeni che rendono sterili e impotenti”. Difende il biologico perché è ora di “far basta di impestare la terra, i cibi, l’aria, l’acqua, con centinaia di migliaia di sostanze mutagene”. Chiama la politica al suo ruolo legislativo “in un Paese con una millenaria tradizione gastronomica che ci rende famosi in tutto il mondo” e altresì sprona i cittadini-consumatori che “si sveglino, hanno un’arma più potente del voto: le scelte quotidiane”. Tra campi elettromagnetici e Calabria bizantine, prosegue così il suo dissertare, tra “coltivatori diretti” e “trovatori di cibi buoni”, per “un mangiare semplice” e “industrie a impatto zero”, perché in fondo… “il Pianeta è il datore di lavoro più importante”.

Laddove Girolomoni si scaglia contro il transgenico, un altro volume curato da Salvatore Ceccarelli e per la precisione Produrre i propri semi, ribadisce l’impegno della casa editrice fiorentina per “accrescere la biodiversità e l’autonomia nella coltivazione delle piante alimentari”. Produrre i propri semi è infatti un manuale “scritto per contadini” per condividere conoscenze biologiche utili a sapersi. Perché, come scrive Vandana Shiva in premessa, «il seme è fondamento della vita, del cibo, dell’agricoltura. Eppure i contadini, che per tutta la storia sono stati gli artefici del miglioramento e della moltiplicazione dei semi, sono stati in fretta esclusi dalla produzione dei semi. Adesso son trattati da consumatori di una risorsa non rinnovabile, brevettata, venduta dall’industria, che sta sempre più monopolizzando l’approvvigionamento delle sementi».

Tutto questo ha provocato problemi globali tra loro connessi come il declino del numero e dei tipi di piante coltivate nei campi (agrobiodiversità), i cambiamenti climatici e la fame nel mondo. Queste pagine si offrono come strumento a disposizione del sapere contadino facendo breve e chiaro cenno a concetti come genotipo/fenotipo, piante autogame/allogame, miglioramento genetico partecipativo/evolutivo e così via.

 

Gino Girolomoni, Un avvenire di terra, Libreria Editrice Fiorentina, pp. 126, euro 10

Salvatore Ceccarelli, Produrre i propri semi, Libreria Editrice Fiorentina, pp. 60, euro 8

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