
L’associazione Bloom ha ottenuto che l’organizzazione europea firmasse un divieto definitivo per la pesca elettrica. Che però entrerà in vigore solo nel 2021
Un successo ambientale, per qualcuno indispensabile nella sua logica, per qualcun altro tardiva nella sua attuazione. Tuttavia di successo ambientale si tratta: l’Unione Europea ha vietato – a dire il vero dopo un lungo tira e molla che si trascinava da qualche anno – la pratica della pesca elettrica.
Cos’è la pesca elettrica
Definita anche “elettropesca”, la pesca elettrica è una terribile (per gli abitanti del mare) tecnica di pesca che fa ricorso alla corrente elettrica nel mare per stordire i pesci. Per quanto possa sembrare una pratica di concezione più contemporanea, la sua diffusione ha origine addirittura nel Diciannovesimo secolo, dopo cioè la sedimentazione europea dell’industrializzazione.

Nel dettaglio, le scariche elettriche generano degli impulsi sui pesci, che li portano ad “allinearsi” tra loro, diventando così bersagli e prede più semplici da catturare.
Da quando si è andati a creare una regolamentazione per la pesca – dunque dall’avvento della Comunità Europea, nel Secondo Novecento – la pesca elettrica non è mai stata ostracizzata, ma soltanto tenuta sotto la lente d’ingrandimento per non abusarne eccessivamente.
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Dalla loro, i pescatori che vi facevano e fanno ricorso hanno sempre battuto la pista del minor consumo di carburante, di uno sfruttamento intensivo inferiore rispetto ad altre tecniche di pesca tradizionali (che sfruttano i metalli pesanti), e “salva” quelle categorie di animali marini che non sono obiettivi di pesca, e vengono così rigettati e lasciati in vita.
Tutte argomentazioni pro-ambiente.
Eppure il 13 febbraio 2019 rimarrà per l’ambiente e per l’Unione Europea una data per certi versi storica: la pesca elettrica viene ufficialmente vietata da tutte le istituzioni UE in sintonia tra loro, con estensione a tutti i pescherecci appartenenti agli Stati membri, anche in acque non di pertinenza europea.
Pesca elettrica: la vittoria di Bloom Association e delle ONG

Dietro la decisione presa dalla principale organizzazione europea c’è il contributo determinante di Bloom Association, nonché di altre ONG: queste hanno letteralmente martellato l’UE, dal 2017, dimostrando l’alto tasso di distruzione dei fondali marini che la pesca elettrica comporta, nonché – citando Sabine Rosset, direttrice di Bloom – «la frode sistemica, gli abusi finanziari, i privilegi ingiustificati e la disfunzione preoccupante delle istituzioni». In particolare contro i pescherecci olandesi, maggiori usufruenti, alle volte in modo spropositato, dell’elettropesca. Un successo, si diceva all’inizio, purtroppo tardivo. Perché l’UE ha sancito che tale modalità di pesca sarà concessa comunque in deroga fino al 30 giugno 2021 e per un numero limitato di imbarcazioni; solo dal successivo Primo luglio verrà vietata.
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«Un periodo di transizione di più di due anni [dal 13 febbraio] è troppo lungo per i pescatori artigianali che soffrono da anni ormai la concorrenza sleale delle navi industriali che pescano illegalmente», sottolinea ancora la Rosset; un compromesso troppo generoso per chi basa le sue fortune su questa pratica.
E con la speranza che per il mare ed i suoi abitanti – tra i mille problemi che li attanagliano – almeno in questo non sia troppo tardi.