Ucraina, gli esperti chiedono un tetto al prezzo del petrolio russo a 35 dollari al barile

gas Gert Altmann da Pixabay
Ilo gruppo di lavoro di esperti chiede a UE e G7 un price cap di 35 dollari al barile per il gas russo (foto Gert Altmann da Pixabay)

E’ l’appello che il gruppo di esperti Yermak-McFaul rivolge al G7 e all’Unione Europea per introdurre un tetto di 50 dollari in meno rispetto al prezzo di mercato. Questo tetto ridurrebbe i guadagni delle esportazioni russe di petrolio e gas, preservando al tempo stesso l’incentivo della Russia a esportare il petrolio. Misure di monitoraggio aggiuntive eviterebbero  qualsiasi tentativo russo di aggirare e minare il meccanismo dei prezzi

 

Il Gruppo di lavoro internazionale sulle sanzioni contro la Russia chiede che il G7 e l’Unione Europea introducano un tetto massimo al prezzo del petrolio russo di 35 dollari al barile, 50 dollari in meno rispetto agli attuali prezzi di mercato. Questo limiterebbe le entrate petrolifere russe e la capacità di Mosca di finanziare l’invasione dell’Ucraina.

La soglia del petrolio russo a un prezzo di circa 75 dollari al barile consentirà ai prezzi del greggio di salire rispetto ai livelli attuali e di sostenere i ricavi delle esportazioni di petrolio e gas della Russia per il 2023, pari a circa 230 miliardi di dollari. In questo modo si rischia di stabilire un prezzo minimo elevato per il petrolio russo. Al contrario, il Gruppo di Esperti sottolinea come il tetto massimo a un livello di 55 dollari al barile ridurrebbe le entrate russe di petrolio e gas nel 2023 a circa 166 miliardi di dollari, con un inasprimento del regime solo marginale rispetto allo status quo.

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Secondo i dati condivisi dal Gruppo nel suo decimo Working Paper, un tetto massimo per il petrolio russo a 35 dollari al barile ridurrebbe i proventi delle esportazioni russe di petrolio e gas a 100 miliardi di dollari, mettendo immediatamente la Russia sotto forte pressione finanziaria. Allo stesso tempo, il prezzo implicito del petrolio russo continuerebbe ad essere superiore ai costi medi di produzione della Russia (10-15 dollari al barile), preservando l’incentivo della Russia a esportare il greggio.

Andriy Yermak
Andriy Yermak, capo dell’Ufficio del Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy

“Trovo efficaci le argomentazioni fornite nel Rapporto sul tetto del prezzo del petrolio a 30-35 dollari al barile”, ha dichiarato Andriy Yermak, capo dell’Ufficio del Presidente Ucraino. “La Russia ricatterà il mondo con la minaccia di non vendere il suo petrolio. Tuttavia, Mosca non può bloccare completamente le esportazioni di petrolio e i Paesi terzi beneficeranno di uno sconto fissato dal tetto al prezzo. Pertanto, se i nostri partner mostreranno sufficiente perseveranza e pazienza, i mercati si adegueranno rapidamente e la Russia diventerà inevitabilmente il principale perdente”.

L’impatto del price cap del petrolio sull’economia russa

Il petrolio e il gas sono determinanti per il bilancio e l’economia russa. Oggi circa il 60% dei proventi delle esportazioni russe provengono dal petrolio e dal gas, mentre le entrate petrolifere dominano il bilancio, rappresentando oltre il 40% delle entrate del bilancio federale. Il bilancio dimostra che il petrolio e il gas sono la principale vulnerabilità di Mosca.

“La nostra analisi suggerisce che il punto di forza è uno sconto di circa 50 dollari al barile. Il prezzo massimo imposto alla Russia, che si aggirerebbe intorno ai 35 dollari al barile, sarà comunque superiore al costo di produzione, ma ridurrà le entrate petrolifere della Russia, mettendo sotto pressione il bilancio e la bilancia dei pagamenti del Paese”, ha dichiarato Nataliia Shapoval, vicepresidente per la ricerca politica della Kyiv School of Economics. “Per semplicità, come Gruppo proponiamo un tetto di prezzo fisso, poiché un tetto di prezzo che segua l’andamento del prezzo del petrolio sul mercato sarebbe complesso da implementare nella prima fase”.

Come evitare le scappatoie dalle sanzioni

La decisione di introdurre un tetto al prezzo del petrolio dovrebbe essere accompagnata da una solida applicazione delle norme per tracciare le spedizioni di petrolio russo e dall’identificazione e la sanzione di qualsiasi società coinvolta in schemi per aggirare le sanzioni.

Come mostrato nel recente documento del Gruppo di Esperti sull’elusione delle sanzioni, esiste anche la possibilità che la Russia metta in atto un’ampia gamma di schemi nel tentativo di aggirare e minare il meccanismo dei prezzi, poiché esso minaccia direttamente la capacità di Mosca di continuare a perseguire la sua invasione dell’Ucraina.

“Ci aspettiamo che la Russia metta in atto diversi schemi nel tentativo di minare il meccanismo dei prezzi”, ha affermato Vladyslav Vlasiuk, esperto di sanzioni presso l’Ufficio del Presidente ucraino. “Per contrastarlo, chiediamo uno sforzo concertato. È fondamentale che le sanzioni siano supportate da un meccanismo per evitare qualsiasi elusione. I governi e le terze parti dovrebbero agire insieme e garantire il più possibile il monitoraggio e la trasparenza del sistema di esenzione dal tetto”.

Secondo il Rapporto, il Gruppo UANI, che segue le esportazioni di petrolio iraniano, dovrebbe seguire il petrolio russo, stilando liste, compilando report, facendo nomi e cognomi. Anche i governi dovrebbero contribuire a questo sforzo di monitoraggio, rendendo pubblico un registro di tutti i carichi (data di carico, porto e nave) venduti attraverso il meccanismo del price cap.

Il rapporto completo è disponibile qui.

Quale futuro?

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Michael McFaul, direttore del Freeman Spogli Institute for International Studies, ex consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente degli Stati Uniti (foto U.S. Department of State )

La Russia ha attutito l’impatto delle sanzioni imposte in risposta alla sua invasione grazie agli alti prezzi del petrolio e del gas e, di conseguenza, agli elevati guadagni dalle esportazioni. Ma il punto di svolta, quando la Russia non sarà più protetta dai proventi da petrolio e gas, si sta già profilando.

Le conseguenze per la Russia sono chiare già dalla reazione che il Paese ha avuto alle sanzioni di questa primavera e dall’andamento dei precedenti crolli dei prezzi del petrolio. Pertanto, secondo il Gruppo di Esperti, l’adozione di una posizione ambiziosa sul meccanismo dei prezzi  che porti il tetto a 35 dollari al barile, farà sì che la Russia raggiunga un livello criticamente basso di entrate da petrolio e gas nella prima metà del prossimo anno.

Il Gruppo Internazionale di esperti Yermak-McFaul sulle sanzioni

Nato su iniziativa di Volodymyr Zelenskyy, Presidente dell’Ucraina, il Gruppo Yermak-McFaul è formato da esperti ucraini e internazionali che forniscono consulenza sulle sanzioni che potrebbero avere un impatto sulla Russia, analizzandone l’influenza e sincronizzando gli sforzi dei Paesi democratici nella politica delle sanzioni.

Il Gruppo si concentra su 10 aree chiave, tra cui l’espansione delle sanzioni su petrolio e gas, l’imposizione di nuove sanzioni finanziarie, il rafforzamento delle sanzioni su individui e imprese statali, l’aumento delle sanzioni relative alle assicurazioni sui trasporti e la promozione di aiuti alla pace e alla ricostruzione.

Il gruppo è formato da membri esperti in macroeconomia, economia comportamentale, finanza pubblica, innovazione e teoria dei giochi ed è guidato da Andriy Yermak, capo dell’Ufficio del Presidente ucraino, e da Michael McFaul, direttore del Freeman Spogli Institute for International Studies, ex consigliere per la sicurezza nazionale del Presidente degli Stati Uniti.

A questo link è possibile avere maggiori informazioni sul gruppo di esperti Yermak-McFaul e accedere all’ultimo documento di lavoro.

 

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