Tutti a casa gli Artic30

Cristian raggiunge l’aeroporto per rientrare a casa

L’attivista italiano Cristian D’Alessandro, l’ultimo degli Artic30 ad aver ricevuto il visto per lasciare la Russia è a casa. È  atterrato  all’aeroporto di Napoli all’ora di pranzo (fonte Greenpeace Italia).

«Ci siamo, ce l’abbiamo fatta – ha commentato Cristian D’Alessandro prima di riunirsi con la propria famiglia -. È stato un onore per me vivere tutto quello che abbiamo passato insieme al capitano (Peter Willcox) che era a bordo della prima Rainbow Warrior quando fu bombardata e affondata dai servizi segreti francesi nel 1985. Un piacere passare attraverso queste difficoltà con alcuni dei membri dell’equipaggio del mio primo viaggio sull’Arctic Sunrise e con i nuovi marinai che ho incontrato. È un piacere aver incontrato personalmente alcuni dei quasi 140 appartenenti alla squadra di appoggio, che ha lavorato intensamente per renderci la vita più facile. E sarò per sempre grato ai milioni di persone in tutto il mondo che ci hanno sostenuto negli ultimi tre mesi. È strano pensare che in qualche modo è stata una grande esperienza: di sicuro ha cambiato le nostre vite. Alla Gazprom, alla Shell e a tutte le compagnie che intendono perforare l’Artico in cerca di petrolio, possiamo dire che la campagna di Greenpeace non si ferma qui e non si fermerà fino a quando questo ecosistema così fragile e così importante per il clima terrestre non sarà protetto».

I ventotto attivisti e due giornalisti freelance erano stati incarcerati dopo una protesta pacifica contro una piattaforma petrolifera artica gestita da Gazprom e il 19 settembre scorso, l’Arctic Sunrise, la nave rompighiaccio di Greenpeace International è stata abbordata in acque internazionali da agenti della sicurezza russi, per poi essere rimorchiata a Murmansk dove i trenta sono stati tratti in stato di arresto. Gli ambientalisti erano sprovvisti del visto di transito perché, secondo le autorità del posto, sono entrati illegalmente nelle acque territoriali russe.

Dopo la notifica dell’amnistia, i trenta hanno firmato un documento in cui dichiaravano di non opporsi al provvedimento e il Comitato Investigativo di San Pietroburgo li ha poi informati della chiusura del procedimento, sollevandoli formalmente dalle accuse.

Gli Artic30 hanno affrontato le accuse di pirateria prima, poi di teppismo e hanno trascorso due mesi in prigione per un crimine che non hanno commesso. L’Arctic Sunrise ha navigato verso nord – verso l’ Artico – solo per protestare pacificamente contro le compagnie petrolifere, la russa Gazprom in testa,  che vogliono estrarre petrolio dal Circolo polare artico

«Questo non sarebbe mai dovuto accadere. Anche se ora sono libero – ha detto l’inglese  Phil Ball – non abbiamo ancora vinto la campagna per salvare l’Artico. Siamo più vicini ma c’è ancora una lunga strada da percorrere».

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