
Il film The shape of water – La forma dell’ acqua di Guillermo Del Toro conquista Venezia. E sogna Hollywood
The Shape of water nelle sale cinematografiche americane sarà visibile a partire dal giorno 8 dicembre. In tempo per concorrere agli Oscar. In Italia, invece, bisognerà attendere il 15 febbraio, una ventina di giorni prima della Notte di Hollywood. Ma proprio in Italia, The Shape of water, ha già trionfato. Il film di Guillermo Del Toro è stato premiato con il Leone d’oro all’ultima edizione della Mostra del cinema di Venezia.
Un’ovazione. «Un verdetto felice. Per una volta non dobbiamo affrontare le polemiche del giorno dopo, distinguendo Festival e sala», ha commentato il Direttore della Mostra, Alberto Barbera. E La forma dell’acqua – come uscirà nel nostro Paese – ha stregato la giuria, presieduta da Annette Bening.
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THE SHAPE OF WATER – LA FORMA DELL’ ACQUA
Una storia d’amore ambientata negli Stati Uniti durante i primi anni della Guerra Fredda. A causa del suo mutismo, l’addetta alle pulizie Elisa (Sally Hawkins) si sente intrappolata in un mondo di silenzio e solitudine. Si specchia negli sguardi degli altri e si vede come un essere incompleto e difettoso. Vive la routine quotidiana senza particolari ambizioni. Insieme alla sua collega Zelda (Octavia Spencer) è incaricata di ripulire un laboratorio segreto, imbattendosi per caso in un pericoloso esperimento governativo: una creatura squamosa dall’aspetto umanoide (Doug Jones), tenuta in una vasca sigillata piena di acqua.
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Un mostro. Ed è proprio con questo mostro che Eliza costruisce una relazione, in una complicità che farà preoccupare i suoi superiori. Voluta da un regista che si è sentito un ‘mostro’: «Sono messicano, so cosa vuol dire essere visto come l’altro. Questa creatura può essere divina o bestiale a seconda degli occhi di chi la guarda».
Il pubblico la guarderà come una fiaba, una favola. Ma politica. Un inno alla diversità. Senza sconti. Tra omaggi al passato, citazioni e richiami, porta all’accettazione del diverso, dell’altro.
«Il miglior modo per raccontare – spiega Del Toro – rimangono le favole e le fiabe. Sono lo strumento più valido per suscitare emozioni soprattutto in tempi difficili».
E questi tempi, gli ricordano un passato neanche tanto lontano. «Il film è ambientato nel 1962 ma parla di oggi e affronta temi di grande attualità. Quando si usano slogan come ‘Facciamo di nuovo grande l’America’ ci si riferisce a quell’America lì, piena di promesse e di fiducia nel futuro, ma profondamente sessista, classista e razzista come quella di oggi».