Una valanga di euro per finanziare una sperimentazione finalizzata alla produzione di tessitura ultraecologica, sostenibile, più resistente e immune da muffe, batteri e cattivi odori, grazie a un benefico “bagno” al chitosano. L’opportunità è realmente tale e cade a pennello in un Salento sorretto, solo in parte, dalle sue eccellenze che si fanno spazio tra gli storici imperi tessili locali in decadenza. Il progetto è firmato da Canepa spa e Tessitura del Salento srl e nasce, anche, dalla necessità di affrontare la crisi che investe il settore. La formula vincente, tanto da generare l’aspettativa di ampia ricaduta economica sul territorio, è semplice quanto ambita: ricerca, sviluppo e innovazione.
Dsstini incrociati – Due realtà produttive di origine diversa, ma strettamente intrecciate, tentano l’ennesimo salto di qualità. La comasca di San Fermo della Battaglia, Canepa spa, ha scelto Melpignano, dove Tessitura del Salento srl ha un grande stabilimento, per testare il suo modello. L’investimento da 13 milioni di euro sarà agevolato con altri 5 dalla Regione Puglia che, approvando l’ammissibilità del progetto, ha firmato con le due società un Contratto di programma finanziato dal Programma europeo Fesr 2007-2013. La sperimentazione terminerà alla metà del 2014. Saranno impiegate cinquanta persone, quindici le assunzioni promesse. Tra l’altro, Canepa spa è “regina” del distretto tessile di Como, grazie anche alla sua intuizione in chiave ecologica, ispirata dalle direttive europee in materia.
Non solo per mantenere la linea – Ma che cos’è il chitosano e che c’entra con i tessuti? Noto per gli effetti benefici su chi abbia voglia di dimagrire, si deriva dalla chitina, a sua volta, rintracciabile nei crostacei. Il chitosano garantisce sicurezza al prodotto perché è atossico, biodegradabile e biocompatibile. Contrariamente a quanto si creda, come altre, le produzioni tessili europee non godono di un lieve impatto ambientale. La soluzione studiata da Canepa si pone come una chiara sterzata in direzione opposta.
Il marchio “Savethewater”, che la società veicola sui suoi tessuti, nasce proprio dall’esigenza di ridurre l’impatto di un filiera – come quella della moda – che, incontrando difficoltà nel tessere fibre ultrasottili, opta spesso per l’utilizzo di una fibra con un filato idrosolubile in Pva che richiede 2-3000 litri di acqua calda a 90 gradi per essere dissolto. Con le sue produzioni Canepa dichiara di poter, già, garantire una riduzione del 40% nell’uso dell’acqua e del 70% degli inquinanti; con il modello Kitotex, che sarà testato a Melpignano, la stessa società promette di rafforzare l’efficacia del sistema, perchè obiettivo finale è la produzione di un tessuto che, pur ultrasottile, sia, appunto, più resistente, attraverso un processo complesso che richiede macchinari da milioni di euro come quelli inclusi nel progetto. Non a caso Canepa spa e Tds srl si avvarranno del supporto degli esperti del Cnr di Biella, Milano e Bari.
La sfida è ambiziosa, la riuscita è un “obbligo”. Saranno acquistati otto nuovi telai ma altrettanti ne saranno progettati proprio per la produzione ultrasottile che, da Melpignano, Canepa spa e Tds srl intendono far decollare.