Terremoto in Irpinia. Fiore (SIGEA): “Conoscere, monitorare, pianificare la manutenzione del territorio”

terremoto italia_marcello migliosi pixabay
(Foto Marcello Migliosi da Pixabay)

Antonello Fiore, presidente di SIGEA: “Una strategia efficace deve individuare un percorso che parta dalla conoscenza del territorio e delle sue dinamiche, attui il monitoraggio dei fenomeni, definisca le varie fasi della pianificazione, provveda alla manutenzione programmata del territorio e degli interventi strutturali esistenti e futuri”

Oggi alle 14.30 la Società Italiana di Geologia Ambientale – SIGEA ha organizzato un evento online, con l’intervento del Capo Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, dal titolo “1980 – 2020 – 40 anni dal terremoto dell’Irpinia. Italia: il Bel Paese fragile da tutelare”. All’evento, che andrà in onda in diretta sulle pagine Facebook di SIGEA e UniVerde partecipa tra i relatori il presidente di SIGEA, Antonello Fiore. Gli abbiamo chiesto quale può essere la strategia per affrontare le criticità del territorio italiano

 “Una ricostruzione inquinata dall’avidità”

Perché ricordare un evento tragico come quello del terremoto dell’Irpinia? A cosa deve servire il ricordo?

Antonello Fiore
Il presidente della Società italiana di geologia ambientale, Antonello Fiore

«Nel nostro Paese dal 1861 al 2020 si sono verificati 36 terremoti disastrosi, in media uno ogni 4-5 anni. In particolare in Campania negli ultimi 2000 anni il catalogo dei terremoti riporta 62 eventi sismici con effetti uguale o maggiore al VI grado della Scala macrosismica (Mercalli-Cancani-Sieberg) che hanno interessato 640 località (fonte Emanuela Guidoboni webinar Sigea del 20/11/2020). Come si può comprendere l’Italia è geologicamente sismica e storicamente vulnerabile agli effetti dei terremoti.

«Il terremoto dell’Irpinia per il numero di vittime, per gli effetti sul tessuto sociale, per gli effetti sul sistema economico e sul patrimonio edilizio si può considerare un “laboratorio”. Quella dell’Irpinia è un’esperienza tra memoria narrata e ricerche scientifiche e tecnologiche; una esperienza tra tragedia umana e sociale e ricostruzione inquinata dall’avidità di chi molto spesso prende tanto da tutti, senza restituire nulla a nessuno. Ricordare il terremoto del 1980 e i suoi effetti con eventi pubblici e dibattiti, come sta facendo in questi giorni la Sigea, vuole andare oltre quell’esercizio di memoria di gruppo. Il nostro intento è quello di mettere insieme testimonianze umane e testimonianze scientifiche, testimonianze che devono necessariamente stimolare un’analisi critica su cosa è stato fatto nel Paese per mitigare il rischio sismico e di conseguenza cosa non è stato fatto e perché. La nostra è una sirena di allarme che vuole annunciare gli effetti del prossimo terremoto e che chiede di riportare l’attenzione su uno dei più severi rischi geologici, sì severo, molto severo con tutti coloro che non lo conoscono o lo sottovalutano per ignoranza o interessi speculativi».

“Partire dalla conoscenza del territorio”

È nota la criticità geomorfologica ma anche idraulica del nostro paese: la Calabria e Crotone sono un esempio di questi giorni delle conseguenze degli interventi dell’uomo. Quale strategia efficace per salvare il Belpaese?

«In questa fase di crisi climatica accerta le precipitazioni sono sempre più irregolari, il numero di giorni piovosi è diminuito di un terzo rispetto a 30 anni fa mentre aumentano le intensità delle piogge brevi come verificatosi nei giorni scorsi nella Calabria jonica. L’inizio del 2020 è stato caratterizzato da scarse precipitazioni, nei primi mesi dell’anno in molte aree del versante adriatico e jonico italiano è piovuto per meno di 20 giorni, con cumulate non superiori ai 200 millimetri; poi, quando piove, piove intensamente, spesso in maniera critica cosi da saturare i suoli e innescare movimenti franosi o far straripare i fiumi e i torrenti spesso confinati in sezioni idrauliche artificiali inadeguate se non addirittura tombinati sotto le città. Da non trascurare sono gli allagamenti urbani dove l’aumento di superfici impermeabili e le infrastrutture di drenaggio urbano, dove ci sono, realizzate decenni fa con valori di progetto non più attuali e privi per lungi periodi delle necessarie manutenzioni non sono più in grado di allontanare le quantità di acqua che si accumulano.

«Una strategia efficace deve individuare un percorso che parta dalla conoscenza del territorio e delle sue dinamiche, attui il monitoraggio dei fenomeni, definisca le varie fasi della pianificazione, provveda alla manutenzione programmata del territorio e degli interventi strutturali esistenti e futuri. Si dovrebbe anche avviare una seria politica per incentivare il ripopolamento delle aree intere, la conversione delle colture delle aree collinari e il contrasto sistematico agli incendi boschivi».

“Investire risorse nel capitale umano”

Perché oggi la geologia ambientale può rappresentare la base per costruire una nuova visione del futuro? Come allacciarsi senza errori alle strategie di utilizzazione dei fondi del Recovery Fund?

«La geologia ambientale mette al centro dell’interesse comune l’ambiente e la vita che esso ospita e valuta con attenzione cosa e come si può realizzare un intervento e quali conseguenze produce sulle componenti ambientali»

«La geologia ambientale è una disciplina multidisciplinare che permette a diverse sensibilità accademiche e professionali di dialogare per comprendere il più possibile la complessa interazione tra le dinamiche naturali e le azioni dell’umanità. La geologia ambientale mette al centro dell’interesse comune l’ambiente e la vita che esso ospita e valuta con attenzione cosa e come si può realizzare un intervento e quali conseguenze esso produce sulle componenti ambientali. La geologia ambientale parte dall’analisi dei contesti ambientali nei quali si devono inserire le azioni o le opere.

«Le risorse economiche vanno investite prima di tutto in capitale umano, studi, ricerche e manutenzione del territorio e delle infrastrutture. Il nostro timore è che per fare presto non si riesca a destinare tutte le risorse economiche previste dal recovery fund a quei settori che sono alla base della tanto attesa sostenibilità dello sviluppo».

 

*ANTONELLO FIORE

Dal 2016 è Presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA,) associazione scientifica e culturale riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente come associazione di protezione ambientale. Geologo in servizio presso un ente pubblico è anche giornalista pubblicista. Autore d’interventi pubblici e di pubblicazioni scientifiche, da anni è impegnato per la promozione del ruolo delle Scienze della Terra nella protezione della salute e dell’ambiente, soprattutto per la prevenzione del rischio sismico, del rischio geo-idrologico e per comprendere e mitigare gli effetti del cambiamento climatico

Articoli correlati