Tempesta in arrivo: “allarme rosso” in Europa – VIDEO

Questo articolo, come gli altri che pubblicheremo in queste settimane, è stato realizzato da uno degli studenti del Liceo scientifico “Gaetano Salvemini” di Bari, che ha partecipato al PON 0009707 -FSE e FDR – Apprendimento e socialità: ERGASTERIO – laboratori per comp0etenze – Modulo: UmanaMente-02.  Gli studenti hanno lavorato sul tema del giornalismo scientifico e, più in generale sul tema scottante della corretta informazione e divulgazione. Guidati dalla direttrice di “Ambient&Ambienti” Lucia Schinzano, hanno preso dimestichezza con gli aspetti essenziali della scrittura giornalistica e, in particolare della scrittura di temi “green”. Hanno cercato le fonti, le hanno discusse, le hanno trasformate per ricavarne articoli e si sono cimentati col web journalism. Gli articoli sono stati tutti corredati da video-interviste che gli studenti hanno realizzato con i loro mezzi, e con tanta buona volontà, e sono stati seguiti in questa parte del percorso, dal giornalista Ruben Rotundo. La fase finale è consistita nell’editing. Ne sono venuti fuori articoli che manifestano un approccio semplice eppure molto motivato, e che hanno avuto il merito di rendere i ragazzi più consapevoli verso ciò che vedono, ascoltano o leggono. E questo è un bel traguardo. Buona lettura

 

Panico in Inghilterra. Paura anche in Francia e Germania. La BBC: “Le peggiori tempeste degli ultimi trent’anni”

 

di Matteo Enea Cirasola 

Il Nord Europa si prepara all’arrivo di un maltempo devastante sul canale della Manica che porterà con sé piogge intense, forti nevicate e venti fino a 150 km/h, paragonabili solo ad uragani di livello 2 sulla scala Saffir-Simpson (praticamente il “Katrina” del 2005). Stiamo parlando delle due tempeste “Dudley” ed “Eunice”, così soprannominate dal Met Office, l’ente meteorologico ufficiale britannico, che per primo ha lanciato l’allerta meteo rossa in Inghilterra, dove si prevede il peggiore impatto nei prossimi giorni.

Nella Manica si verificano onde alte fino a 10 metri che si abbattono sulle coste causando inondazioni

La portata del fenomeno

La BBC-Weather ha affermato che “potrebbero essere le peggiori tempeste degli ultimi trent’anni“. E in effetti già in queste ore Dudley starebbe imperversando sul Regno Unito, mettendo così a rischio la vita di decine di milioni di persone. Gli effetti sul Paese sono spaventosi: nella Manica si verificano onde alte fino a 10 metri che si abbattono sulle coste causando inondazioni; a nord intense bufere di neve stanno imbiancando le colline “sempre verdi” della Scozia; in molte metropoli, come Londra e Cardiff, le piogge hanno portato a vasti allagamenti, con tanto di blackout e blocco delle infrastrutture, degli scali aerei, delle tratte ferroviarie e dei porti. Il rischio è tale che centinaia di scuole restano chiuse e la circolazione dei cittadini è stata limitata ai casi di estrema necessità.

Chi è coinvolto

A cominciare da venerdì 18 febbraio, tutti i Paesi che si affacciano sul Mare del Nord, quali Francia e Germania, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, fino ad arrivare alla Polonia e alle Repubbliche Baltiche dell’entroterra, si sono preparati a seguire le stesse sorti del Regno Unito. In questo preoccupante scenario europeo, l’Italia sembra trovarsi in una posizione di discreta sicurezza: sul bacino
del Mediterraneo è presente infatti una vasta area di alta pressione che di fatto ci fa da scudo contro cicloni e incursioni fredde. PEZZO MANCANTE “Europa Unita”, nel bene e nel male.

Le nostre colpe

Inutile pensare a questi fenomeni di enorme portata come a eventi occasionali di maltempo passeggero: momenti critici, insomma, che sono circoscritti, così come l'”allarme rosso” che in tali situazioni mette in guardia ogni cittadino e ogni istituzione per qualche settimana al massimo. Infatti, questi eventi rientrano in una crisi di dimensioni globali che ci accompagna già da molti anni e che, se non ci renderemo conto degli effetti dannosi cui porta a lungo termine, di cui in questi giorni stiamo avendo solo un “assaggio”, potrebbe diventare una crisi irreversibile per la Terra, con conseguenti danni inimmaginabili per l’uomo. Sicuramente la Terra, come ci spiega la scienza, è costantemente in movimento in ogni sua parte, così da generare, nell’incontro delle sue energie, normalissimi fenomeni del suo ciclo che noi chiamiamo, dal nostro punto di vista, “catastrofi naturali”, come terremoti (in realtà rinnovamento delle placche tettoniche), maremoti (ovvia conseguenza dei movimenti della crosta terrestre), le tempeste e gli uragani (scontro di masse d’aria termicamente opposte). Ma è anche vero che, così come ogni forma di vita inserita in un ambiente qualunque, l’uomo è capace di condizionare la natura in cui vive già solo per la sua presenza vitale; figuriamoci, dunque, aggiungendo a ciò anche la mole di attività industriali che pratichiamo quotidianamente, in che modo possiamo rompere l’equilibrio della natura, provocando di conseguenza delle reazioni naturali in risposta alle nostre azioni.

“Noi del dipartimento di Fisica ci siamo interessati ai cambiamenti climatici in termini di analisi di causalità per capire se l’emissione di gas serra da parte dell’uomo abbia determinato questo innalzamento della temperatura globale del pianeta o meno, dando un ulteriore supporto all’ipotesi che effettivamente l’effetto antropico sia rilevante” conferma il professore Sebastiano Stramaglia del dipartimento di Fisica dell’Università Aldo Moro di Bari, in una intervista rilasciata in occasione del Festival scientifico “Log@ritmi – i doveri della scienza” presso il Liceo Scientifico “Gaetano Salvemini” di Bari.

Come possiamo rimediare?

Insomma, fra le nostre attività e la crisi climatica c’è un rapporto di causa-effetto. Eppure siamo ancora in tempo e ancora una volta è la scienza a dircelo. In che modo? Cambiando atteggiamento. Deve cambiare infatti l’approccio di ogni individuo all’interno della società globale “del consumo” prima ancora che cambi quello di governi e istituzioni, come sostiene il professore Stramaglia che conclude così il suo intervento: “Questa situazione suggerisce che a livello di vita privata sia necessario cambiare le abitudini e trasformarsi da semplici “consumatori” a “consumatori intelligenti“, per diventare, da consumatori che consumano solo in base ai propri bisogni e alla propria vanità, dei consumatori etici“.

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